Due anni dopo, ancora lui, Christone “Kingfish” Ingram, più in forma che mai, granitico come una roccia, penetrante e insistente come un chiodo fisso, generoso e felice come un bambino buono che ha voglia solo di dolci, geniale come pochi, una vera e propria miniera di riff chitarristici, sparati in alto verso il Cielo, a ricordare la mamma che lo ha iniziato al blues, che adesso non c’è più, ma che gli ha lasciato una eredità di amore e di passione senza uguali.
Kingfish a soli 25 anni è ormai diventato a pieno titolo uno dei migliori chitarristi blues della nuova generazione e il suo ultimo album, un dico doppio, intitolato “Live In London” ha confermato tutto il suo grande talento e ha incrementato il numero dei suoi seguaci. Christone "Kingfish" Ingram viene da Clarksdale, Mississippi, la culla del blues e ha cominciato a suonare la chitarra da quando aveva soli 8 anni per passare a quella elettrica a 11, quando era appena un adolescente.
Le spese di produzione, distribuzione e stampa di “Kingfish”, del 2019, il suo album di debutto, sono state sostenute dal mitico Buddy Guy , una leggenda del blues, che ha creduto in lui da subito. Dopo un inizio piuttosto tranquillo, calligrafico e misurato, che ci ha regalato le esecuzioni di “Midnight Heal” e di “Fresh Out”, Christone ha decisamente spinto sull’acceleratore e ha dato prova di essere in possesso di un repertorio molto vasto, fatto sia di riff velocissimi e tumultuosi sia di passaggi armonici melodici dove riesce a far cantare la sua chitarra elettrica, non un semplice strumento musicale, ma una protesi del suo braccio.
Abbiamo ascoltato tutte le composizioni previste dal suo “More Fish” tour, pezzi strabilianti come “She Calls Me Kingfish”, di chiara derivazione rhythm & blues o come “Hard Times” di ispirazione funk. Kingfish non è soltanto uno straordinario esecutore - vedi i nove minuti abbondanti di “Empty Promises”, fantastica “cover” di un brano scritto da Michael Burks - ma anche un abile compositore come dimostra la struttura armonica di “Not Gonna Lie”, un brano decisamente hendrixiano, un pezzo ricco di “groove”, arricchito da liriche importanti che dimostrano quanto il giovane Christone sia impegnato anche nel sociale.
I suoi riff intrisi di blues si mescolano con l’elettricità tipica di certe sferzate rock, si intersecano con passaggi più tipicamente soul, reggae e anche funky, o ancora con momenti più rilassati, che ci fanno assaporare pienamente la squisitezza del suo bagaglio tecnico. Mi sono soffermato ad osservare il movimento di quelle sue dita che scorrono senza sforzo apparente lungo il collo della sua Telecaster: una meraviglia assoluta, un dinamismo e una precisione stilistica che sembrano provenire da un altro mondo. Già, il suo mondo, quello che lo porta ad abbandonare la scena per pochi minuti per poi tornare dall’ ingresso destinato al pubblico, mescolarsi fra la gente, fondersi in un abbraccio infinito con i suoi tanti fan italiani (che hanno fatto registrare un “sold out”, quando due anni fa non lo conosceva nessuno).
Letteralmente sommerso da cotanto affetto, Kingfish continua a suonare imperterrito e sforna assoli incendiari che mandano in visibilio i presenti. Un’ energia contagiosa che spinge tutti ad abbandonare i posti assegnati e a circondarlo fino al suo ritorno sul palco. Brani come “662”, “Been Here Before” e la splendida “ Outside Of This Town” mettono in mostra - oltre all’espressività della sua chitarra che riesce a modulare in maniera sempre diversa - anche la bellezza della voce, melodiosa come poche. Una sorpresa? Niente affatto, perché fin da bambino Christone faceva parte del coro della sua chiesa parrocchiale ed è cresciuto così, ascoltando parole di fratellanza e di amore, per poi tradurle nelle armonie semplici e dirette della sua chitarra blues. Kingfish è diventato grande anzi tempo: non ha mai giocato con i suoi pari età che per questo lo consideravano “un bambino con il cuore da vecchio”.
La morte prematura della madre ha poi accresciuto le sue responsabilità. Adesso gira per il mondo, ha successo, ma non ha mai dimenticato le sue origini, la sua appartenenza, i suoi fratelli di Clarksdale. Il concerto arriva alla durata di due ore, lui è instancabile, sembra quasi che la sua chitarra sia programmata all’infinito.
Firma autografi, stringe le mani a tutti, non vuole più abbandonare la scena. Un altro meritato trionfo.
Articolo del
12/07/2024 -
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