Gradito ritorno a Roma per Ute Lemper, cantante, attrice, ballerina e pittrice tedesca, da molti anni ormai ai vertici della scena internazionale.
La conosciamo da sempre come eccezionale interprete di brani tratti da un repertorio variegato, dal jazz alla canzone d’autore, e chi vi scrive ricorda di averla incontrata nel 1993, investito del ruolo di traduttore in un incontro di presentazione alla stampa dell’album “Ute Lemper Sings Kurt Weill”. Molto tempo è passato da allora: Ute adesso vive a New York, è passata attraverso due matrimoni e quattro figli, ma non ha perso quell’energia originaria che le permette ancora di urlare a gran voce la sua musica, un inno alla libertà, un inno alla pace. Il tour che presenta dal vivo nasce dal progetto “Time Traveler” che non è solo l’ultimo album da lei pubblicato (Giugno 2024), ma anche il titolo della sua prima autobiografia, che adesso è disponibile anche in italiano ed è stata pubblicata da Baldini e Castoldi Edizioni.
Il desiderio di parlare, di raccontarsi è almeno pari a quello di cantare e lo show è ben bilanciato fra la rivelazione di episodi autobiografici e l’esecuzione di caratteristiche ballate tratte dal cabaret francese e berlinese del primo dopoguerra. Fisico statuario, 61 anni d’età ben portati (nonostante l’esilarante descrizione di tutti gli esercizi di fisioterapia a cui ha dovuto sottoporsi per contrastare il mal di schiena) Ute Lemper ha mescolato sapientemente canzoni nuove, come “Time Traveler” e “Magical Sone”, a vecchi cavalli di battaglia, come “Mack The Knife” di Kurt Weill e “Amsterdam” di Jacques Brèl. La buona notizia è che si è rivelata finalmente credibile come autrice, e non soltanto come interprete.
Considerata da tutti l’erede di Marlene Dietrich, prima di eseguire brani tratti dalle colonne sonore di “All That Jazz” e di “Cabaret”, film diretti entrambi da Bob Fosse, Ute ha ricordato la sorpresa nel ricevere un giorno una telefonata dalla leggendaria Marlene, di cui imita a perfezione il tono vocale: molto divertente! Ute a volte si dilunga molto, sospesa come è fra citazioni filosofiche in stile “new age” e il ricordo di incontri con artisti famosi che hanno fatto la storia del Novecento. Ma lo spettacolo è decisamente piacevole.
Una sorta di viaggio musicale a ritroso nel tempo, “memorabilia” rivisitate con classe e con tanta eleganza. Le nuove canzoni scritte dalla Lemper sono ispirate agli scritti di Pablo Neruda e alle poesie di Paolo Coelho e ci ricordano di come il “sempre sia fatto di tanti attimi” e ci invitano a accogliere allo stesso modo “gioie e dolori della vita”. La musica ed i sogni ci permettono di costruire dentro di noi una realtà diversa da quella in cui viviamo, ecco perché ne abbiamo tanto bisogno. Ute Lemper è stata accompagnata sul palco da una band composta da musicisti eccezionali come il jazzista Vana Gierig, al pianoforte, come Giuseppe Bassi, al contrabbasso, e come Mimmo Campanile, alla batteria.
Prima di salutare il pubblico, che vede la presenza in prima fila dell’ambasciatore della Germania, Ute esegue una sua personalissima versione di “Blowing in The Wind” di Bob Dylan: le tonalità auliche e le estensioni vocali piuttosto alte non si addicono molto a questo brano ma lei - abituata come è a spaziare su tutto – ha ritenuto di viverla così.
Articolo del
31/07/2024 -
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