Abbiamo accolto con piacere la notizia del ritorno a Roma di Ryley Walker, musicista raffinato e prezioso “songwriter” americano originario dell’Illinois, ma che adesso vive stabilmente a New York.
Ryley si è esibito in concerto dal vivo nell’ambito della rassegna Unplugged in Monti presso il Teatro Basilica, a S. Giovanni. Ci siamo trovati di fronte ad un ragazzo di 35 anni che non vuol proprio saperne di diventare adulto e che nasconde la sua naturale timidezza con giochi di parole e batture improbabili tanto per intrattenere il pubblico. Ma poi, quando imbraccia la sua chitarra acustica, chiude gli occhi e comincia a suonare, lo scenario cambia totalmente.
Un set acustico, in solitario, carico di suggestioni e di ricordi che vengono poi rielaborati nella forma canzone. Ogni sua esecuzione viene introdotta da lunghi passaggi strumentali che mettono in evidenza la tecnica del “fingerpicking”, di cui è divulgatore e maestro. Quando poi comincia a cantare, la piccola sala accogliente del Teatro Basilica diventa un luogo dell’anima, dove trovano spazio immagini evocative ed oniriche, per un “live act” a dir poco toccante, grazie ad un repertorio selezionato che spazia attraverso la sua ultima produzione e il recente passato.
A metà strada fra Nick Drake e John Martyn, Ryley Walker però è sempre capace di infondere nuova freschezza al suo “alternative folk” condito di musica psichedelica, di accenni “fusion”, di citazioni “post rock” e di un mucchio di altre cose. A dire il vero, dopo l’ascolto di “Course in Fable”, il suo quinto album in studio, potevamo aspettarci un concerto ricco di influenze “prog”, ma così non è stato. I suoi racconti musicali restano semplici nei contenuti e nell’ispirazione, malgrado il costante lavoro sul suono della sua chitarra potrebbe far pensare al contrario.
Una vocalità calda e suadente si innesta su un impianto melodico convincente che abbraccia non soltanto i brani tratti dal suo ultimo disco, ma anche quelli che provengono da album straordinari come “Golden Sings That Have Been Sung” del 2016 e “Primrose Green” del 2015.
Viene da pensare che questa sia la dimensione giusta per Ryley Walker, che si trasforma in un gigante, mentre sappiamo invece delle sue incertezze e fragilità, della fase depressiva che ha attraversato, della sua lotta contro l’abuso di alcool e droghe. La sua musica è la sua forza interiore, è rinascita, è conoscenza, è dialogo con un pubblico che lo ama.
Un amore corrisposto che si rivela poi più apertamente a fine serata, quando si ferma a salutare tutti e a firmare autografi su richiesta. Ci sono piaciute molto le esecuzioni di “Rang Dizzy”, un piccolo gioiello acustico carico di malinconia, un folk puro con una atmosfera primi anni Settanta, e i passaggi armonici di “The Roundabout”, di “Primrose Green”, di “Age Old Tale” e di una innovativa “Striking Down Your Big Premiere” che per certi accordi ci riporta indietro ai tempi dei primi Genesis o delle ballate acustiche dei King Crimson.
SET LIST
Rang Dizzy Striking Your Big Premier The Roundabout Age Old Tale The Halfwit In Me Primrose Green Go Your Way (My Love) On The Banks of the Old Kishwankee Raga If I Were a Carpenter
Encore:
I Will Ask You Twice
Articolo del
09/10/2024 -
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