- La rassegna ALTRNTV di Biennale MarteLive
L'affascinante capacità di Tim Rutili e dei suoi Califone di destrutturare le radici sonore della tradizione americana, con un piglio post-moderno, in sede live è ancora più vibrante e manifesta. Sul palco del Monk di Roma, la band infatti sovrappone le molecole del suono, le modella e le ricostruisce, generando un'atmosfera che affascina e avvolge.
La sperimentazione vive così tra i frammenti della polvere folk. L'elettricità, i riverberi e le distorsioni giocano con la sensibilità acustica. Gli strumenti convivono sapientemente con i loop, le deflagrazioni e gli effetti. L'elettronica abbraccia il blues, la visione psichedelica e il rock.
Il pubblico assiste alla magia dei suoni, seduto attorno al fuoco sonoro dei Califone, assaporandone caldi marshmallow ritmici. Tim Rutili muove le sue dita tra tastiere, chitarra acustica ed elettrica. Pigia sulle pedaliere. Canta con profondità melodica e duetta con interferenze digitali, mentre è accompagnato dalle chitarre di Max Knouse, dal basso di Brad Dujmovic, da trame syntetiche e dalla morbidezza della batteria di Rachel Blumberg.
La setilist si apre con la bellezza indie di “Funeral Singers” per poi lasciare il passo a “Michigan Girls”, “Skunkish”, “Snow Angel v1”, “Halloween” e “Romans”. Seguono “Romans”, “Comedy”, “Eyelash,” “Sweetly” e “Villagers”. L'encore chiude la due ore di live regalando, tra le altre, la splendida “Electric Fence”.
Un concerto dei Califone è un'esperienza sensoriale, un viaggio tra scorci metropolitani distorti e riflessive distese di tumbleweed nel deserto, inseguendo profonde chimere emotive, in balia di tradizione e innovazione, di suoni che accarezzano e ritmi che divampano vorticosamente.
Articolo del
30/10/2024 -
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