L'alt rock dei The Veils, capitanati dal magnetico Finn Andrews, è una miscela di intensità sonora, di atmosfere rarefatte e impalpabili, di profondità testuali e compositive. Il loro sound ha quell'affascinante piglio cinematografico che negli anni ha catturato l’attenzione di registi come Tim Burton, Paolo Sorrentino e David Lynch.
Dal vivo questa loro dimensione filmica diviene superficie vivida, vibrante e reale, tra i fumi e le luci rosse e blu del palco del Monk, che si trasforma così nello scenario ideale di questa trama sonora da pellicola, un po' malinconica, un po' noir, un po' pregna di chiarore onirico, un po' sottilmente sensuale.
Fin Andrews con il suo raffinato e inconfondibile cappello a falda larga, si muove con eleganza sul palco, scambiando poche e delicate parole col pubblico durante il live, quasi a non voler spezzare la magia dei suoni, che si susseguono in chiaroscuro come fotogrammi sulla scena. La sua voce è calda e intensa, le sue dita affusolate lambiscono ora tasti del piano e ora le corde della chitarra, mentre il resto della band crea energia e profondità sonora al tutto, tra pennellate di violino ed echi di batteria e di basso, suoni più intimamente morbidi e ritmi più elettrici.
L'inizio del live parte avvolto dalla malinconia silenziosa, soffusa e sibillina di piano e voce per poi procedere con l'esplosione delle distorsioni. La setlist ha come immagine sonora centrale l'ultimo disco “Asphodels”, con “Mortal Wound”, “The Dream Of Life”, “The Ladder” e “O Fortune Teller”, ma abbraccia anche visioni che arrivano dal passato come “Swimming With The Crocodiles”, dal'album “Total Depravity” del 2016. Arrivano poi il sound da vaudeville fumosa di “Birds”, il ritmo incalzante di “Not Yet”, l'elettricità di “Here Come The Dead”, il blues di “Jesus For The Jugular”. L'encore si apre con la mesta dolcezza di “Lavinia”, ballad acustica tratta da The Runaway Found, e prosegue con “The Time That Left And Never Came Back” e l'infuocata “Nux Vomica”. Chiude l'incedere sghembo e oscuro di “Axolotl”, pezzo che David Lynch ha voluto inserire in Twin Peaks.
I The Veils dal vivo sono proprio come un prato di fiori di asfodelo, misteriosamente oscuri ma meravigliosamente intensi. Un loro live è una sorta di itinerario interiore, profondamente recondito e segreto, come la morte e la perdita, fortemente carico di energia come la vita e la rinascita, languidamente passionale come l'amore.
Articolo del
12/02/2025 -
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