Un concerto di musica totale, una esecuzione corale, a tratti solenne, che ha avuto però in Kamasi Washington, sassofonista americano di 44 anni, già considerato artista “di culto”, un protagonista assoluto, capace di direzionare o di assecondare le soluzioni armoniche e le variazioni ritmiche pirotecniche del suo ensemble. Una serata a dir poco fantastica che si sarebbe dovuta svolgere circa un anno fa, il 3 Ottobre del 2024, ma che è stata poi cancellata per delle complicazioni fisiche dell’artista, che ha dovuto concedersi un lungo periodo di pausa.
Quello che conta però è che lo abbiamo ritrovato in buona forma, ben disposto verso il pubblico dell’Auditorium al quale ha offerto una esibizione di circa due ore, preceduta da un momento di riflessione e di silenzio dedicato alla figura di Papa Francesco. Kamasi ha poi presentato dal vivo brani tratti da “Fearless Movement”, il suo ultimo album, un lavoro che ripercorre in maniera forse più concisa i sentieri intrapresi su “The Epic”, il disco triplo che lo ha fatto conoscere al mondo intero. Il flusso musicale che ha proposto questa sera è davvero senza confini: è musica universale, che non conosce etichette e chi si trova in qualche modo costretto a definirla, rischia di inciampare ad ogni passaggio. C’è del “free jazz” e in misura massiccia. Quel sassofono audace e ficcante nasce da Coltrane, ha conosciuto di certo Miles Davis e si trova a suo agio sul terreno dell’improvvisazione pura. Ma c’è anche la musica cosmica dell’Orchestra di Sun Ra , così come ci sono le tecniche sperimentate agli albori dell’era psichedelica.
Non mancano comunque le connessioni con la musica “soul”, con il “funk” , con il vecchio “be bop”, con il jazz moderno e con un certo “hip-hop” d’avanguardia portato avanti negli ultimi anni da Kendrick Lamar, per esempio, un musicista con cui Kamasi è legato da tanta stima ed affetto. C’è spazio anche per ambientazioni elettroniche e per concessioni “dance”, mai come questa sera. Ma attenzione, non si tratta di una “musica da ballo” vuota e ridondante, ma di un qualcosa di più profondo, che permette allo spirito di esprimersi attraversi il corpo, e lo fa muovere, e lo fa danzare.
Fra le composizioni eseguite dal vivo questa sera ci sono piaciute molto “Lesanu”, una preghiera atipica, alquanto frenetica, dedicata ad un amico recentemente scomparso, “Asha The First”, scritta per la figlia, una bambina che gli ha regalato un cambio di prospettiva e tanta voglia di futuro, e poi ancora “Get Lit”, composta con l’anziano George Clinton, esponente di primo piano della musica “funk” e infine “Vi Lua Vi Sol” (She Talked to the Moon), una canzone scritta in Brasile con lo straordinario bassista Stanley Clarke. Una musicalità fluida e piena di ritmo, nel segno della “black music” e oltre, come è successo nel finale, quando Kamasi Washington ha proposto una splendida versione di “Prologue”, di Astor Piazzolla.
Da segnalare inoltre “Together”, un brano decisamente armonioso, che però si ritaglia un suo spazio all’interno di una serata scoppiettante ed avvincente, che ha riscosso i favori del folto pubblico presente in sala.
SET LIST
Lesanu Asha The First Lines in the Sand Road To Self (KO) Get Lit Vi Lua Vi Sol Together Prologue
Encore:
Re Run
Articolo del
26/04/2025 -
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