Hanno aperto la sera gli Shame, punk rock band inglese, originaria di Londra e in rapida ascesa lungo i sentieri, ormai molto affollati, del “post punk”. Un set breve, ma molto aggressivo in cui hanno presentato brani tratti da “Food For Worms”, il loro ultimo album, oltre a canzoni dei due dischi precedenti. Testi oltraggiosi e di denuncia, atteggiamenti provocatori e talvolta blasfemi conditi da chitarre laceranti e distorte.
Non male come antipasto alla data romana dei Fontaines DC, che tornano a Roma presto, come avevano promesso alla fine del loro concerto in Cavea lo scorso anno. Il tour è quello della presentazione di “Romance”, un disco molto bello, che ha avuto un successo enorme in campo internazionale e che ha decretato i Fontaines Dc come punto di riferimento per le nuove generazioni assetate di rock. Vi confesso che è stato consolante, per chi scrive, vedere tanti ragazzi e ragazze correre a perdifiato sotto placo e cantare ogni strofa delle loro canzoni. Noi, ai grandi raduni, avevamo i Led Zeppelin, i Rolling Stones, gli Who o gli U2, adesso invece il testimone è passato a questi ragazzi neanche trentenni pronti a raccogliere l’eredità delle grandi rock band del passato.
Oltre ventimila persone sul prato di Rock In Roma, non un “sold out” (ma chi se ne frega dei sold out), ma le vibrazioni erano quelle giuste. Chitarre altisonanti e distorte, un tessuto armonico che non rinnega il ricorso alla melodia, ma che è sempre pronto ad innescare un vortice sonoro che raggiunge il suo apice ogni volta che Grian Chatten, il “vocalist” del gruppo, chiama a raccolta gli altri elementi della band e, insieme, spiccano il volo. Determinati, coesi, di poche parole, i Fontaines DC lasciano che a parlare sia la loro musica. Non gli interessa altro. Non cadono nel tranello di tanti altri protagonisti dello “show biz”, non hanno atteggiamenti da “rock star”. Picchiano duro e, quando è il caso, lasciano fluire libere le loro emozioni.
Si spiega così l’incedere nervoso sul palco di Grian, che cammina in lungo e in largo sul palco, con il volto piegato verso il basso, quasi a voler sfuggire il giudizio della gente. Un’ondata di energia psichica che è difficile da arginare, che arriva al pubblico, che viene accolta, riconosciuta e fatta propria. Quanti altri gruppi possono permettersi una cosa del genere? I Fontaines DC sanno scrivere canzoni, ecco perché non sbagliano un colpo. Sanno coniugare quella che è l’elettricità del loro messaggio sonoro con la melodia delle loro ballate che recano ancora segni di un vecchio stampo celtico, tradizionale.
Lo show di questa sera ha rafforzato l’idea che i Fontaines DC siano una “live band” di grande spessore e che le canzoni che presentano alla gente non parlino solo d’amore, ma abbiano contenuti importanti, che affrontino dinamiche sociali e questioni politiche in modo molto diretto, senza peli sulla lingua. Loro sono anche l’Irlanda, se la portano dentro, loro sanno che cosa sono la solitudine e la disillusione, ma le combattono con dignità, e le contrastano con le schegge bollenti che escono dalle loro chitarre elettriche. I brani più recenti, tratti da “Romance”, sono stati eseguiti all’interno di una “scaletta” che prevedeva anche citazioni dagli altri tre album.
E sono state proprio canzoni come “Death Kink”, “Horseness Is The Whatness”, “Romance” e “Starbuster” a decretare l’avvenuto abbandono degli stilemi del “post rock” per inoltrarsi in un discorso musicale più ampio, di maggiore respiro. Da segnalare infine l’incredibile crescendo dinamico di “I Love You”, una ballata epocale, una composizione che è solo in apparenza semplice, ma che in realtà è una dichiarazione di intenti, un testo politico. Durante l’esecuzione del brano infatti è comparsa su entrambi gli schermi laterali la scritta “Palestina Libera”, mentre proprio sul finale una enorme bandiera palestinese faceva da sfondo al palco.
Ecco infine un’ultima invocazione, una scritta a caratteri cubitali: “Israele sta commettendo un genocidio. Fate sentire la vostra voce!” Fontaines DC, una realtà forgiata con il fuoco, un gruppo che forse non si concede molto, ma lo fa per tutelarsi, per far emergere di più il dono di cui sono in possesso: le loro canzoni, la loro musica.
SETLIST
Romance Jackie Down the Line Televised Mind Roman Holiday Big Shot Death Kink Before You I Just Forget Hurricane Laughter It’s Amazing To Be Young Big A Hero’s Death Bug Horseness Is The Whatness Here’s The Thing Nabokov Boys In The Better Land Favourite In The Modern World Desire I Love You Starbuster
Articolo del
19/06/2025 -
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