(Foto di Noemi Baldi)
Un’ode alla terra, ai venti, all’anima indigena del mondo, filtrata attraverso corde di chitarra, armoniche vibranti e il suono profondo e ancestrale dello yidaki (didgeridoo). L'Orion Live Club di Ciampino, nella serata del 29 settembre 2025, si è trasformato in un punto di convergenza per la tribù globale di Xavier Rudd. Il pubblico era un mosaico di età e provenienze, unito dalla sete di autenticità e bellezza che la musica di Rudd da sempre incarna.
Prima di lui si è esibito uno dei due figli nati dal suo primo matrimonio, Finojet Rudd, ragazzo giovanissimo e dalle sonorità folk vicine con cuore e passione a quelle del padre, il quale ha ricevuto a più riprese il plauso dei numerosi presenti. All’arrivo di Xavier Rudd sul palco, fitto di strumenti – chitarre, armoniche, percussioni tastiere e, soprattutto, gli imponenti yidakis che lo circondavano come alberi sacri – il silenzio è calato, profondo e attento.
Un piccolo fuoco artificiale baluginava al confine tra palco e sala. Nel rituale musicale è stato presentato il suo variegato e corposo repertorio, da Spirit Bird a Culture Bleeding, We Deserve To Dream, Storm Boy, l’immancabile Follow The Sun e molti altri, a sugellare con magia e profonda riflessione un viaggio tra il visibile e il celato, tra intensità ritmiche e momenti di intimità disarmante.
L’Orion riverberava, come il battito cardiaco della Terra, mentre la voce di Rudd, graffiante e carica di saggezza antica, si alzava in un lamento, un inno per la libertà e la natura selvaggia. Le pareti del club sembravano dissolversi, lasciando spazio a cieli australiani e paesaggi incontaminati. Molti occhi si sono chiusi, lasciando che le vibrazioni curassero, parlassero, ispirassero. E nell’epilogo, un saluto al pubblico di Ciampino con un sorriso sincero e un abbraccio con il figlio tornato brevemente sulla scena, come alla fine di un lungo e significativo cammino.
Grazie Xavier.
Articolo del
02/10/2025 -
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