Se negli ultimi tempi l’anarchismo non ha prodotto nuove dottrine, nuove scuole, nuove correnti d’idee, è invece più che vivo che mai nelle canzoni di Carlo Ghirardato, musicista emiliano con cromosomi corsari tedeschi, che ha in De André la sua stella polare. Così, dopo alcuni dischi di cover dedicati a Fabrizio e dopo circa 500 serate sempre in bilico tra musica d’autore e anarchia, Ghirardato ha fatto il salto pubblicando Canzoni tra guerra e pace un concept album che ha come filo conduttore la violenza degli Stati, cioè la guerra.
Sono undici brani che spaziano nel tempo passato con le parole di Sergio Endrigo, Boris Vian, Italo Calvino, e ci illuminano sul presente suggerendoci che la globalizzazione non si può fare coi soldi ma con la conoscenza. Ma la svolta di Ghirardato passa anche per la qualità degli arrangiamenti e per il suono dei musicisti: Michele Ascolese (chitarre, bouzouki, requinto), Mark Harris (tastiere), Cristiano Califano (chitarra classica), Alberto D’annibale (violino), Fabio Fraschini (basso), Denis Negroponte (fisarmonica e clarinetto), Marco Rovinelli (batteria), Raul Cuervo Scebra (percussioni), Elio Tatti (contrabbasso).
Tre minuti d’introduzione, un mix di Pink Floyd, Pete Seeger e una citazione da De André: “Dove sono i generali che si fregiarono nelle battaglie con cimiteri di croci sul petto” … Subito dopo i figli della guerra iniziano il racconto con “Dove vola l’avvoltoio”, il testo di Italo Calvino con musica di Sergio Liberovici scritto per Cantacronache, un gruppo di musicisti, letterati e poeti costituitosi a Torino nel 1957 con lo scopo di valorizzare il mondo della canzone attraverso l’impegno sociale.
La voce baritonale e calda di Ghirardato vola sulle note di Ascolese e il contrabbasso di Tatti in un brano classico dal tono manouche. Ma in un disco dedicato al popolo, la scelta non poteva non cadere su una pluralità di lingue, italiano, inglese, francese, tedesco e il dialetto napoletano di ‘O surdato ‘Nnammurato in una versione intimistica, più vicina a quella della grande Anna Magnani rispetto alle decine di interpretazioni inutilmente gridate al vento.
Da rimarcare che ‘O surdato ‘Nnammurato si apre con un grappolo di note dell’Inno di Mameli, volutamente sporcate quasi a ricordare che non possono essere considerate sacre battaglie quelle che hanno visto un massacro di uomini. Segue un brano del cantautore americano Irvin Gordon, autore di “Two Brothers”, una canzone popolare sulla guerra civile per poi lasciare subito spazio a una sorprendente “O Gorizia tu sei maledetta” laddove, all’interno di un brano acustico con chitarra e fisarmonica, viene inserita una strofa rock: “I ragazzi del 99 decimati, mutilati derubati”… che poi non sono altro i ragazzi che un secolo dopo si devono raffrontare con un potere che si è riciclato.
Ghirardato guarda ancora alla canzone napoletana, madre di tutta la canzone italiana, con “Reginella”, in una versione retta dalla voce e dalla sola chitarra classica; clarinetto, contrabbasso e chitarra, invece, sostengono la disperazione del “Disertore di Boris Vian”, cantata in francese. Segue “I come and stay at every door”, con le parole del poeta turco Nazim Hikmet, un bel flusso lirico dove dominano le tastiere di Mark Harris e la chitarra di Ascolese. La storia di una famiglia scacciata da Pola, dall’Istria, cioè la storia vissuta e cantata da Sergio Endrigo in 1947, è ripresa qui con grande delicatezza nell’arrangiamento che accentua la nostalgia e la rabbia di chi ha subito una ferita al cuore.
Ghirardato ci parla della guerra da angolazioni diverse: “Solamente chiedo a Dio/ che il dolore non mi sia indifferente/ che la morte secca non mi trovi/ vuoto e solo, senza aver fatto abbastanza”, è la logica conclusione di un disco rosso di sangue della guerra, un brano di Leon Gieco che ricorda la musica andina. La chiusura è riservata alla celebre “Lili Marlen” con un arrangiamento che esaspera la drammaticità della canzone cantata da Marlene Dietrich con un tempo rallentato dal piano elettrico di Mark Harris che centellina note di dolore.
Canzoni tra guerra e pace è la personale battaglia di Carlo Ghirardato per portare la bellezza della musica al cuore del potere così come aveva fatto in precedenza pubblicando l’Ode a Passannante, l’anarchico protagonista di un attentato fallito al re Umberto primo e che era stato celebrato in una poesia di Giovanni Pascoli. Il nuovo disco, registrato dalla Playrec di Roma, però va oltre i sentimenti che pure ci sono e ha lo scopo principale di aiutarci a leggere il libro del mondo attraverso le parole cangianti e la voce che Ghirardato modula per cercare complicità in chi ascolta. Il momento storico che ci è dato di vivere è in quelle undici tracce e la scritta sulla copertina del CD è chiara: “Per tutto quello che è accaduto, per quello che accade ancora, i cavalieri erranti son trascinati via”
Articolo del
08/03/2020 -
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