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16
Dream Squasher
2020
Relapse records
di
Giuseppe Celano
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I 16 ritornano con un nuovo album intitolato Dream Squasher, un viaggio verso nuovi sentieri attraverso intrecci di chitarre che ispessiscono il sound in costante equilibrio fra riff turgidi, sezioni melanconiche e velocissimi accessi d’ira ("Ride The Waves").
Per la prima volta in 29 anni le parti vocali procedono in parallelo alternandosi fra canto e urla feroci, poi disperate in “Harvester of Fabbrication”, traccia frastagliata il cui schianto frontale riduce la ritmica in una miriade di schegge di vetro incontrollabili. Sezioni plumbee, su rallentamenti sludge pari ai battiti di un cuore in crioterapia, si sostituiscono al rifferama dominante alimentato da una rabbia feroce. Sin dall’opener “Candy in Spanish” i fan di Crowbar, Eyehategod, Down, Helmet, Melvins, Acid Bath, Weedeater andranno in brodo di giuggiole.
“Agora” (Killed by a Mountain Lion) fonde le due anime conviventi in questo disco mentre “Sadlands” sfoggia melodie accattivanti prodotte dal lento assolo immerso nel wah-wah.
Se in “Acid Tongue” appaiono ipnotici, sfruttando rallentamenti narcolettici, in “Me and The Dog Die Together” diventano ansiogeni e insofferenti procedendo come uno schiacciasassi inarrestabile verso l’obnubilamento psichico dell’ascoltatore, fiaccandone la volontà, superandone le difese e spazzando via ogni dubbio residuo.
Dream Squasher non è un disco ma una dichiarazione d’intenti bellici, non fa prigionieri ma lascia solo cadaveri comportandosi come un natural born killer a piede libero (“Ride The Waves”).
Astenersi stomaci deboli e orecchie delicate, qui si fa sul serio.
Articolo del
17/06/2020 -
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