È un fiume il nuovo disco del pianista Henry Carpaneto, prodotto da Tony Coleman, lo storico batterista di B B King. Un fiume con l’essenza della black music, nutrito da molti affluenti e tanti rigagnoli che si chiamano swing, rhythm and blues, funk e jazz. Del resto, l’album è stato prodotto tra l’America di Nashville e Leivi negli studi della OrangeHomeRocords, un’etichetta che punta sulla musica di qualità.
Si chiama Pianissimo, un titolo che lascia all’ascoltatore diverse chiavi di lettura: è evidente il richiamo al pianoforte ma c’è anche il segno della lentezza. Non è un caso che il disco venga a sei anni di distanza dal tour americano di Carpaneto, pianista apprezzato oltreoceano e nominato Best European Blues piano player dalla rivista specializzata Blues Feelings-Trophées France Blues; e da quel tour era scaturito il primo album “Voodoo Boogie”. Dopo tanti concerti in Europa e in America, eccoci a Pianissimo: dodici tracce di cui nove inedite e tre prototipi di pura energia, pianissimo ma mica tanto! Traspare la magia della creazione artistica, fuori dagli standard abituali: una matrice che dà all’anima blues un senso di libertà e allo swing l’espressione ritmica esatta. Un disco multicolore con il piano che va dalla pacatezza all’energia, i fiati di Nashville, i sassofoni tenori e baritoni, la chitarra dirompente negli assoli.
E non manca un pezzo in cui il pianista ligure si cimenta con l’organo Hammond, lo strumento che negli anni Sessanta contribuì a cambiare i suoni nel mondo della musica popolare, soul e anche jazz. Lo strumento, precursore di tutti i sintetizzatori, imita qualsiasi timbro, dall’organo al violino all’oboe e in passato ha unito la musica classica al rock. Carpaneto, che nasce con il blues, lo utilizza anche nello show live e in questo disco spicca la sinergia tra la tromba, l’organo stesso e la chitarra. Pianissimo che ha tre ospiti internazionali di grande rilievo, oltre a Coleman suonano Waldo Weathers che per quindici anni ha accompagnato James Brown, e Lucky Peterson, si colloca nel mercato internazionale. “Ci sono voluti sei anni per arrivare a questo disco”, spiega Henry Carpaneto, “e anche per questo ho voluto chiamarlo Pianissimo perché c’è stato un percorso lento.
Anni in cui ho visto le mie idee prendere forma e raggiungere un traguardo che oggi mi rappresenta in pieno”. S’inizia con una cover di Ike Turner per esaltare l’energia del drumming di Tony Coleman. Seguono pezzi da cui traspare l’amore per Ray Charles e persino per Van Morrison in una originale soul ballad. Assieme a un gruppo storico di musicisti italiani, (Pietro Martinelli, basso; Paolo Maffi, sax; Stefano Bergamaschi, tromba), completano il cast altri ospiti internazionali: Varney Green, Rod Allen, Freddie Holt, Josh Harner. Può sembrare strano ma in un lavoro così colorato di suoni, domina il silenzio. Non quello che si genera dagli intervalli musicali ma quello che riguarda la dimensione interiore di chi ascolta.
La costruzione del silenzio, infatti, non ha niente a che fare col giro di accordi perché qui le sonorità di Carpaneto sono complesse; emerge, invece, dagli interstizi degli arpeggi, nei suoni che si dilatano nella mente e producono emozione. O voglia di ballare, come accade nell’ultima traccia, Funk Thing, dove da una risoluzione armonica di Carpaneto nasce un tema che si sviluppa in assoli e in uno special che si ripete come “vamp” finale. “Musicalmente parlando ho cercato di suonare il meno possibile”, spiega Carpaneto, “volevo dare enfasi alle note con un sound importante”. Il brano che rispecchia di più questa filosofia si chiama Empty, nome emblematico per esprimere la sensazione di vuoto. È la dimostrazione che anche un sound molto scarno può essere potentissimo proprio grazie ai silenzi e alle pause di cui parlavamo.
“Quando per la prima volta ascoltai Henry al piano”, dice Coleman, “non pensai che fosse un musicista italiano. Ebbi la sensazione che si trattasse di un pianista black”. Forse per questo, in un disco realizzato tra l’America e la Liguria si può avvertire il colore di note che arrivano da molto lontano.
Articolo del
18/07/2020 -
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