Benché meno incensato del precedente “Meat Puppets II”, l’album “Up on the Sun”, da poco ristampato in vinile, a quasi vent’anni dalla sua pubblicazione lascia ancora a bocca aperta.
La miscela di sonorità country, piglio punk, vorticosi cambi di tempo, e un incedere a briglia sciolta di stampo jazz, il tutto condensato in canzoni di mirabile concisione, è tanto bizzarra quanto affascinante; una formula che rende insolitamente originale la proposta artistica del trio formato dai fratelli Curt e Cris Kirkwood e da Derrick Bostrom.
I Meat Puppets sfruttano la propria perizia strumentale per comporre pezzi mozzafiato, spesso assai articolati, ma la tecnica con cui li eseguono non è mai sfoggio di sterili virtuosismi. È importante ricordare che appartengono all’underground americano, e tutti i dischi da loro incisi negli anni Ottanta escono sulla benemerita etichetta SST Records.
Di “Up on the Sun” colpiscono l’atmosfera stralunata, i testi surreali, l’impressione diffusa di eccitazione e al contempo di stordimento.
“Maidens Milk”, “Hot Pink”, “Swimming Ground”, “Too Real”, “Seal Whales”: una vena psichedelica innerva l’Lp, e l’ascolto dei brani (soprattutto se si usa la cuffia) provoca la sensazione di fluttuare cullati dagli arpeggi della chitarra, e di venire trascinati, di tanto in tanto, in saliscendi musicali a base di scale velocissime, accentuazioni ritmiche funky o rallentamenti ipnotici (esemplare l’andamento mutante di “Buckethead”).
Chi apprezza i Minutemen, altra band di culto della SST, riscontrerà affinità che emergono in alcuni passaggi del disco. I Meat Puppets, tuttavia, nella loro stravaganza sono (stati) unici, e il terzo album è uno dei non pochi del repertorio del complesso da possedere, e da riascoltare periodicamente sempre con autentico piacere
Articolo del
22/02/2024 -
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