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Roberto Grossi
“Le stelle della sera”
2024
di
Domenico Capitani
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Eccolo l’esordio personale di Roberto Grossi, anima portante dei Subbuglio! che oggi si regala un viaggio tutto suo in un primo disco dal titolo “Le stelle della sera”, introspettivo, acido e accomodante allo stesso tempo, un pop raffinato dalle tinte digitali che cerca aria e spazio buono dove tenere in volo riflessioni assai profonde. Sin dalla prima traccia - la title track - sono raggiungibili con potenza quei modi alla Mango di pensare alla melodia, complice anche una linea vocale che sui registri alti sfoggia una seducente timbrica sottile e ben controllata. Invece, a proposito di ascolti che tornano alla mente o a puntuali debiti di stile da pagare, i momenti corali della successiva “Ma quando vieni al mare?” sposano quella che era la scena indie pop sdoganata ormai una decade fa dai The Giornalisti e compagnia cantando.
Certo niente a che vedere, ma quella superficiale sensazione estetica resta anche rafforzata da un suono che, nelle sue tante soluzioni di arrangiamento, sembra proprio cercare quel dizionario anni ’80 e ’90. A mio gusto sempre, si fa un filo meno convincente la scelta rock di “Chiama quando vuoi”, forse perché avevo iniziato a dettare la mia abitudine in uno stile prettamente digitale. Avrei allora scelto soluzioni più graffianti visto che l’estetica si distanzia e di molto dal resto. Un po’ come accade poi successivamente in “Ali e catene”, brano che per molti aspetti estetici starebbe bene dentro la letteratura di Paolo Benvegnù, cori femminili e certe scelte testuali a parte. Ed eccolo tornare al registro di “casa” con “Genova” dove il romanticismo delle liriche, il suono, la spazialità e quei cori sintetizzati che ascolto sul fondo, sono come ali a planare. E che bello il disegno dell’inciso… eccolo il brano più alto del disco. Il singolo “Ophelia” che Grossi condivide con Paolo Archetti Maestri degli Yo Yo Mundi sembra un incantevole progressione densa di “magia” alla Branduardi.
C’è un po’ in tutto il disco questo colore, come ci sono parecchi riferimenti come detto: Grossi e la produzione artistica di Helle - Lisa Brunetti - sembrano mantenersi come su di una linea di confine da cui osservare il resto del mondo e raccontarlo attingendo qui a la. Chiude il disco lo space pop di “Quale uomo”, brano di impegno civile sulla violenza di genere.
Roberto Grossi ci regala un disco pulito, semplice, acqua e sapone nonostante le scelte digitali. Non sempre riesce a trovare incisi che mi fanno fermare all’ascolto, non sempre riesce a snellire progressioni assai poco fluide e quadrate che, se da una parte è motivo di merito, dall’altra forse lascia cadere l’ascolto e fa perdere concentrazione e contezza. Raccoglie tanto dai Subbuglio! ovviamente, raccoglie tanto dalla musica italiana del nuovo tempo senza mai proiettarsi a pieno verso il futuro, lasciandoci varchi apertissimi per ricalcare un passato non troppo distante.
Articolo del
05/09/2024 -
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