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Matteo Bonechi
“L’estate spietata”
di
Domenico Capitani
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Lo swing, il calore estivo permeato da piccolo oasi di salvezza, quei momenti di controra o quelle pause di “abbandono” dentro cui le città sembrano monumenti industriali lasciati alla deriva. E poi un condizionatore ma anche prati al tramonto, stelle e un romanticismo dal sapore francese che non manca quasi in nessuno dei momenti di queste nuove dieci canzoni di Matteo Bonechi. Quasi didascalicamente eccolo il suo nuovo disco dal titolo “L’estate spietata”. Analogico, dal profumo di elegantissimo jazz, dagli scenari fumosi che tanto richiama quell’antico mestiere di Paolo Conte. E poi la presa diretta di un pianoforte, un contrabbasso, una batteria, pochissimo altro… l’eleganza di una voce femminile che sulle prime pulisce troppo e rimette tutto in ordine e probabilmente, a sentimento e ad istinto, volevo che fosse tutto meno pulito, meno salvo da sbandate di ubriachezza. C’è la maschera italiana di una “Riunione di condominio”, volutamente goffa e gonfia di caricature, o il precariato de “Il supplente”, episodi dentro cui Bonechi dimostra di saper prendere in giro con gusto per le allegorie e intelligenza per i modi. E che chiusa magistrale, romantica, sospesa, di pulitissima quiete. “Satelliti rari” è la chiusa perfetta di un disco rubato all’estate, al suono di un tempo, alla registrazione analogica. Va in scena la semplicità. Non serve altro.
Articolo del
27/09/2024 -
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