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The Pale Fountains
The Complete Virgin Years
2025
Cherry Red
di
Andrea Salacone
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Gruppo misconosciuto i Pale Fountains, ma in tempi recenti spesso citato dalle testate specializzate. Ciò è dovuto all’interesse nei riguardi dei trascorsi del frontman Michael Head risvegliato dall’album del 2022 con la Red Elastic Band, “Dear Scott”, molto acclamato dalla critica.
Il cofanetto di quattro CD “The Complete Virgin Years” permette ora di esplorare in maniera più che esaustiva il repertorio della band. Sono inclusi i due LP pubblicati dalla Virgin Records nei primi anni Ottanta, singoli, demo, versioni acustiche di alcuni brani, remix, extended version, lati B.
Come spesso accade quando ci si trova di fronte a tali operazioni, parte significativa di quanto offerto all’acquirente è trascurabile o completamente inutile. Sfidiamo anche gli estimatori più accaniti a provare autentico piacere nell’ascoltare tanti dei pezzi in scaletta in versione provvisoria, strumentale o sbrodolata per numerosi minuti. Non mancano, ovviamente, le eccezioni; ad esempio, il rough mix di "(There's Always) Something On My Mind" è bellissimo.
La soddisfazione è invece garantita dalla musica dei due album, “Pacific Street” e “From Across The Kitchen Table”.
Nel primo, i gioielli di perfezione pop abbondano: nelle melodie e nella tromba di “Reach” e nell’atmosfera aggraziata di “(There's Always) Something On My Mind” e “Abergele Next Time”; nell’eleganza formale e nel tocco esotico posseduti da “Southbound Excursion” (arpeggi acustici dal fascino indiscutibile); nei Love di “Forever Changes” che rivivono in “Beyond Fridays Field”; in “Crazier”: riff accattivante e fusione di stili in definizione in quegli anni (qualcosa già in atto, e altro che sarebbe arrivato presto; Smiths, Cure, Housemartins); nel brio travolgente di “Natural”.
“From Across The Kitchen Table” non punta più sull’eclettismo ma riserva gradite sorprese. Gli arrangiamenti sono meno ricercati, le chitarre più taglienti, e la passione per le composizioni create da Burt Bacharach e Hal David (fonti di ispirazione sostanziali per il Michael Head autore di canzoni) è meno evidente.
I motivi orecchiabili sono in grande quantità e spiccano in canzoni quali “Shelter”, nella vibrante “Stole The Love” e nella melodiosa “Jean's Not Happening”. “Bicycle Thieves” è uno splendido brano venato di soul/R&B che anticipa la “Never Had No One Ever” degli Smiths. “Bruised Arcade” è immersa in un suono sognante a base di chitarre scampanellanti e cori che caratterizzeranno i migliori episodi degli Housemartins (lo stesso si potrebbe dire per la vivace “September Sting”). Nella ballata “Hey” affiora il lato romantico del gruppo, arricchito da un’intensa interpretazione vocale.
Il booklet è corredato di liner notes essenziali ma efficaci nel delineare la traiettoria artistica dei Pale Fountains. Tra le informazioni stuzzicanti riportate: l’esibizione dei Teardrop Explodes al debutto in TV che spinge Head a provare a buttarsi nel campo della musica; l’occasione persa di partecipare alla trasmissione Top of the Pops, probabile trampolino verso il successo (al posto loro, il ventriloquo Keith Harris che “fa cantare” Orville, pupazzo a forma di papera); il primo concerto nel 1981 come gruppo spalla degli Orange Juice; la somma ragguardevole ricavata dal contratto con la Virgin Records (150.000 sterline).
Ridondante nei contenuti, “The Complete Virgin Years” incontrerà comunque i gusti di chi si diletta col cosiddetto indie-pop delle origini e saprà farsi apprezzare pure dai fan di complessi “agli antipodi” come i primi Bee Gees psichedelici e gli Wham! (aggiungiamo noi un altro punto esclamativo…). Non è una cosa da poco
Articolo del
03/10/2025 -
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