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AA. VV.
Non sparate sul bassista
di
Redazione XTM
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Ci è voluto l’intervento di una prestigiosa accademia delle scienze statunitensi per riabilitare definitivamente il tanto bistrattato ruolo del bassista nei gruppi musicali.
La Proceedings of the National Academy of Sciences, un ente di ricerca americano, ha condotto una ricerca sulla percezione del cervello umano rispetto alle frequenze dei vari strumenti musicali e ha rivelato che sono i toni bassi ad essere più facilmente captati e registrati dalla mente, per cui sono questi tipi di suono a rendere una canzone più orecchiabile o più gradevole all'ascoltatore.
Di conseguenza è il basso la parte più importante di una canzone perché è il suono di questo strumento che si imprime immediatamente nella mente del’ascoltatore.
L’avreste mai detto? Generalmente il basso elettrico è uno degli “elementi” più nascosti e sottovalutati nelle dinamiche di un band e il suo ruolo di bassista (secondo centinaia di biografie di alcuni gruppi storici) viene assegnato al chitarrista più scarso della band.
Lunga vita ai bassisti e un occhio di riguardo a quelli che “ce l’hanno fatta” perché se è vero che la scena viene generalmente monopolizzata dai cantanti e dai solisti, la storia della musica annovera tra i grandi una notevole manciata di bassisti (da Paul McCartney a Roger Waters, passando per Jaco Pastorius, John Paul Jones, Lemmy Kilmister e John Entwistle)
Articolo del
05/03/2017 -
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