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Sono gli ultimi giorni dell’anno accademico 1987-1988 al Goldsmiths College di Londra dove quattro studenti poco più che ventenni (Damon Albarn alla voce, Graham Coxon alla chitarra, Dave Rowentree alla batteria e Alex James al basso) formano un gruppo, i Seymour. Di li a poco, i quattro universitari firmano un contratto con la Food Records e cambiano subito il nome Blur.
E’ questa, in pillole, la genesi di una delle band più importanti degli anni novanta. Uno dei pezzi fondamentali di quel movimento, il britpop, che insieme agli Oasis ha dato uno scossone all’orgoglio e alle sonorità della musica inglese in un periodo di stasi solo apparente.
Il decollo verso il successo dei Blur è tutt’altro che sofferto. Dopo l’uscita nel 1991 del primo disco, Leisure, accolto con curiosità, è con il secondo album, Modern Life Is Rubbish che il gruppo dell’Essex si candida ad essere una delle stelle polari del nuovo movimento che stava esplodendo tra Londra e Manchester.
La forza dei Blur sta nella perfetta divisione e coesistenza dei ruoli: una sinuosa sezione ritmica, il cantato magnetico di Albarn e la distorsione elegante di Coxon, sono una alchimia perfetta.
Il bello, però, deve ancora arrivare. Nel 1994, con l’uscita di Parklife, anticipato da un singolo ironico e ipnotico (Girls & Boys), il salto di qualità e di popolarità è definitivo. Oltre a raggiungere una maturità compositiva non comune, il gruppo dimostra di saper gestire in modo intelligente la propria immagine, cavalcando la rivalità con gli Oasis dei fratelli Gallagher ed innescando quasi un tifo da calcio che ha catalizzato l’interesse del pubblico per lunga parte degli anni novanta.
Gli album successivi dei Blur (The Great Escape, Blur e 13), sono le architravi che consolidano la forza del gruppo nel panorama musicale mondiale ed è proprio a seguito di questa loro consacrazione (come spesso accade) che cominciano a scricchiolare i rapporti all’interno del gruppo.
Sono i contrasti tra il chitarrista Graham Coxon ed il resto del gruppo a determinare il primo vero stand-by della band agli inizi del terzo millennio. Dopo la pubblicazione, senza Coxon, di Think Tank nel 2003 bisognerà attendere fino al 2009 per rivedere insieme i Blur in formazione completa in una serie di concerti anticipati da una doppia antologia, Midlife: A Begginer's Guide To Blur, che è la miglior serie di fotogrammi musicali sulla storia del gruppo.
Eppure, nonostante i numerosi progetti solisti, di cui è sopra a tutti protagonista il cantante Damon Albarn, i Blur battono un altro colpo nel febbraio 2015 con l’uscita di un nuovo disco The Magic Whip, frutto di una serie di sessioni registrate durante il loro tour in estremo oriente.
I Blur continuano ad esistere come una creatura camaleontica che appare e scompare dall’orizzonte musicale lasciando sempre una traccia indelebile. E ogni loro ritorno sulla scena è sempre una bella notizia, non solo per i nostalgici dell’epoca d’oro del bripop, ma per tutti i cultori di un rock raffinato e creativo
Articolo del
02/04/2017 -
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