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Editoriale
Dal Bataclan a Machester. La musica non si ferma
di
Fabrizio Biffi
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Gli atti terroristici sono tutti molto diversi tra loro per una serie di circostanze che sarebbe adesso troppo complicato elencare, una tra tutte il disegno e la portata che ogni terribile evento nasconde dietro di sé.
Il tragico attentato al concerto di Ariana Grande all’Arena di Manchester arriva in una fase molto diversa rispetto a quella che ha caratterizzato le stragi parigine del 2015. Allora era stato un commando ben addestrato a progettare una vera e propria azione militare contro luoghi civili della capitale francese, oggi è un cosiddetto lupo solitario.
Ma se gli attentatati terroristici hanno connotazioni diverse tra loro, l’orrore e le tragedie che determinano sono le stesse, innanzitutto per chi ha perso persone care, amici, e per noi che vediamo crollare davanti ai nostri occhi la certezza di avere ancora delle zone dove poterci esprimere e divertire liberamente.
L’attentato di Manchester del 22 maggio irrompe a meno di due anni da quello parigino del Bataclan. In mezzo una serie di episodi terroristici che hanno interessato altri luoghi pubblici, discoteche e contesti civili in cui è inimmaginabile poter garantire una sicurezza totale per cittadini inconsapevoli ed inermi.
E’ questa la grande sfida che attende la nostra società civile nei prossimi anni. Continuare a vivere le nostre esistenze con la consapevolezza di essere potenziali obiettivi per improvvisi attacchi terroristici ma con la convinzione che non si può abbandonare alla paura una parte così normale ed essenziale della nostra esistenza.
Andare ad un concerto, riunirsi in piazza, partecipare ad eventi sportivi, celebrare eventi e trovarsi in spazi comuni è sempre stata l’essenza della civiltà, il momento di condivisione e di sintesi di ogni diversa comunità.
Dai fatti parigini di quel 13 novembre 2015 qualcosa è cambiato ed ora, dopo il 22 maggio di Manchester saremmo ancora più soggetti a controlli e regole per poter organizzare e partecipare ad eventi musicale e agli spettacoli in genere.
E’ il prezzo visibile che paghiamo a quella guerra sconclusionata che si combatte non molto lontano dalle nostre coste. Quindi, come dimostra la dinamica dell’ultimo tragico evento che ha provocato oltre venti morti e molti feriti al di fuori della Manchester Arena, non sarà più sufficiente garantire un ferreo controllo nell’ambito delle aree dove si svolge il concerto o la manifestazione.
E ‘quasi certo che a seguito di questo attentato ci sarà un nuovo provvedimento per garantire maggiori controlli ai varchi da parte del personale di pubblica sicurezza, ma considerando il periodo dell’anno in cui è caduto questo nuovo attentato appare difficile immaginare stravolgimenti nei maggiori tour che toccheranno l’Italia.
I primi riflessi potrebbero interessare in Italia eventi che sono molto attesti dai due concerti degli U2 allo Stadio Olimpico di Roma, alle esibizioni a San Siro di Coldplay e Depeche Mode, fino al ritorno dei Rolling Stones in Italia per il Lucca Summer Festival, passando per i Radiohead e gli Aerosmith a Monza e Firenze. Per non dimenticare il Modena Park, concerto che celebrerà il 40ennale di carriera di Vasco Rossi che, con i sui 220mila spettatori, si appresta a diventare il live act a pagamento con più pubblico di sempre.
E’ la nuova sfida che attende organizzatori e, soprattutto, il pubblico che affollerà i festival e i grandi concerti del dopo-Manchester: elevare il livello di attenzione e di sicurezza per poter garantire quella libertà di partecipazione e di condivisione pubblica che è un valore acquisito delle società aperte.
L’alternativa sarebbe solo quella di cedere al ricatto del terrore immanente. Se i concerti e i grandi festival andranno avanti non è solo per una semplice ragione commerciale o per il luogo comune dello “spettacolo deve andare avanti” ma perché se si dovesse arretrare su questo fronte si darebbe ragione a coloro che ci vorrebbero prigionieri del loro oscurantismo
Articolo del
23/05/2017 -
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