Michael Jackson Ghosts è un cortometraggio che raccoglie, in soli trentotto minuti, l’essenza del Re del Pop come artista ed essere umano. Sono trascorsi dieci anni dalla sua morte, avvenuta il 25 Giugno 2009, e Michael Jackson lascia ancora oggi un vuoto incolmabile nel mondo della musica. Si è abituati, forse, a ricordarlo per il planetario successo dell’album Thriller, o per la performance di Billie Jean, con il suo Fedora nero e il guanto di lustrini, e sono talmente tanti i premi e i riconoscimenti, quando si parla del Re del Pop, che si ha davvero l’imbarazzo della scelta.
Il mini-film Ghosts, però, è un piccolo gioiello che rimane pressoché sconosciuto fuori dalla cerchia degli appassionati.
Il cortometraggio fu trasmesso in tutto il mondo nel giugno del 1997 (anche in Italia, esattamente il 16 giugno 1997 su Italia 1, appena due giorni prima l’unica tappa italiana del monumentale HIStory World Tour allo Stadio San Siro, il 18 giugno 1997) nella sua versione integrale, sottotitolata in italiano.
Oggi, ventidue anni dopo, sebbene il film sia stato fortemente voluto dall’artista, non è mai stato commercializzato su DVD: esiste la versione originale in VHS, che uscì nel Natale del ‘97. Inoltre, sul web è disponibile anche la versione VCD (video CD), ma non sempre facile da trovare.
La versione corta del mini-film è stata realizzata per la promozione del singolo HIStory/Ghosts: questa è l'unica variante a essere stata pubblicata ad oggi in un DVD ufficiale, la raccolta Michael Jackson's Vision (2010).
Cinematograficamente parlando, Michael Jackson Ghosts è un piccolo capolavoro: presentato fuori concorso al Festival di Cannes nel Maggio del 1997, è stato girato tra il 1993 e il 1996, da una sceneggiatura scritta da Michael Jackson, Stephen King e Mick Garris. Accompagnato da una muscolosa colonna sonora, composta da Michael Jackson e Nicholas Pike, (ne fanno parte pezzi Ghosts e Is It Scary, dall’album Blood on the Dance Floor del 1997, e 2Bad, dall’album HIStory del 1995), si distingue non solo per le spettacolari scene di danza con le coreografie immortali di Jackson, ma anche per i fenomenali effetti speciali e l’ambientazione horror: infatti il regista Stan Winston (scomparso nel 2008) è stato a lungo soprannominato “il mago degli special effect”, e non a caso registi come Spielberg hanno messo nelle sue mani film come “Jurassic Park o “il Mondo Perduto”. Stan Winston ha così descritto il corto: “Ghosts è il nuovo Thriller di Michael Jackson. Mostra Michael come non l’avete mai visto”.
Molto di più di un lungo video musicale, Ghosts narra in chiave metaforica il rapporto di Michael Jackson con l’opinione pubblica, il suo pensiero riguardo quella diversità verso la quale il mondo ha spesso puntato il dito. Mette in evidenza la sua personalità semplice ma di fondo così complessa, e soprattutto pone in primo piano coloro i quali questa semplicità non sono mai riusciti a comprenderla: la società borghese e i suoi capi perbenisti, le persone che nel corso della storia hanno ucciso, senza pietà, i vari diversi.
Un film capace di arrivare a tutti, ma che, come tutte le storie importanti, in grado di colpire differenti livelli di coscienza, a seconda di come lo spettatore si pone nei confronti di esso.
Se con il video di Thriller, Michael ha aperto di qualche grado la porta sulla sua personalità, con Ghosts la spalanca del tutto. Si può considerare una grande metafora della sua vita, nel quale Michael si racconta intimamente, e non ha paura di rivelare quello che ha dentro, nel quale prende l’iniziativa in maniera prepotente e dimostra a tutti chi siano i veri mostri della nostra società. Le persone che ogni giorno uccidono la creatività, che cancellano con un colpo di razionalità la fantasia e ogni espressione dell’animo umano.
Esseri tutti uguali privi della capacità di pensare, che vivono nella Valle della Normalità, abitata solo da gente carina e normale, conformata al sistema.
Proprio in una Normal Valley è ambientato Ghosts: la gente che vi abita, è decisa a mandare via un sinistro individuo, il Maestro, interpretato da Jackson, che vive da solo in una strana villa vittoriana, utilizza bizzarri giochi di magia per far divertire la gente, e con la sua eccentricità attira i ragazzi e i bambini del villaggio. Non si sa bene come viva, perché non rientra in nessuno dei parametri che sono considerati normali dalla gente. Il più deciso di tutti a eliminarlo è il Sindaco, che con ostentata caparbietà, guida un folto gruppo di famiglie per bene fino alla porta della sinistra villa.
Una volta arrivati nell’abitazione del mostro, i membri del gruppo iniziano a tremare: l’atmosfera è cupa e desolata, gli unici che sembrano non avere paura e divertirsi parecchio sono i ragazzi e i bambini.
Il Sindaco, personaggio chiave della storia, è stato altresì interpretato da Michael Jackson con uno spettacolare trucco di scena, e non a caso: probabilmente, il messaggio che il cantante ha voluto trasmettere è che molto spesso la gente è spaventata da ciò che non conosce. E preferisce, per paura, pregiudizio, ignoranza, razzismo, eliminare a priori quel qualcosa che non conosce.
In generale il personaggio del sindaco rappresenta la società benpensante bianca, con un chiarissimo riferimento a Thomas Sneddon, il pubblico ministero di Santa Barbara, che perseguitò Jackson per oltre sei anni, rincorrendo i suoi amici, i suoi nemici, i collaboratori, la famiglia, spendendo milioni di dollari, soldi pubblici americani, senza però aggiungere o trovare nessuna prova a un caso di molestie che era ormai stato dichiarato chiuso. Comportamento che fece storcere il naso a molti suoi concittadini, che lo considerarono più una crociata personale, che un vero motivo di tutela pubblica.
Una volta all’interno della villa, il Maestro si palesa, ma è travestito da spettro “Vi ho spaventato?”, chiede, spostando la maschera a forma di teschio dal suo volto. Gli adulti sussultano, i bambini ridono. Il Sindaco si arrabbia e risponde a gran voce di no, ma che, vergogna, sono stati spaventati i bambini. I due iniziano una conversazione, il Sindaco invita il Maestro/Jackson a lasciare la città, ma lui si oppone dicendo che non sta facendo nulla di male. Che sì, usa dei trucchi di magia per spaventare la gente, ma solo per fare divertire, per scherzare. Il Sindaco insiste e presto il dialogo prende una piega diversa. “Il divertimento è finito. Torna al circo, fenomeno da baraccone.” “Non c’è bisogno di essere arroganti”, ribatte il Maestro. “Non costringerci a usare la forza con te, perché lo faremo, se servirà.”
E queste ultime parole pare siano proprio quelle usate dal procuratore Sneddon per indurre Jackson a collaborare durante le perquisizioni corporali a cui si è dovuto sottoporre per le indagini sul caso Jordan Chandler, del 1993.
Offeso, il Re dell’Altro Luogo si ripromette di dare una bella lezione al Sindaco della Normalità. Chiama al suo cospetto tutti gli spettri che infestano la casa, fantasmi che possono essere spaventosi o meravigliosi, a seconda di chi li guarda, e insieme a loro, fra danze sfrenate e occulti rituali, dà vita a uno show dell’altro mondo, camminando sui muri e sul soffitto, attraversando oggetti e trasformandosi in ogni tipo di mostro.
Ho delle abitudini diverse dalle vostre, mi vesto in modo strano, mi piace giocare come un bambino, mi piace stare solo, mi diverto a fare scherzi, vi faccio paura per questo?, sembra voler chiedere Jackson alle persone. O forse ciò che vi spaventa è che io vi appaia esattamente come pensate che io debba apparire, perché le ombre dei vostri fantasmi interiori sono inquiete, e generano in voi pensieri mostruosamente deformi? Proprio per rispondere a queste domande la scelta dei brani della colonna sonora è ricaduta su Ghosts, Is It Scary e 2Bad: simili per melodia e testi, queste tre canzoni riassumono musicalmente ciò che il film comunica visivamente.
“And who gave you the right to scare my family? And who gave you the right to shame my baby, she needs me? Tell me, are you the ghost of jealousy? A sucker ghost of jealousy– Chi ti ha dato il diritto di spaventare la mia famiglia? Di coprire di vergogna la mia bambina, lei ha bisogno di me! Dimmi, sei un fottuto fantasma della gelosia?” – dalla canzone Ghosts.
Gli adulti e i bambini, però, cominciano a divertirsi, sono spaventati certo, ma la voglia di gridare e di prender parte al grande spettacolo della vita sembra superare anche la paura. L’unico che rimane fermo nelle sue decisioni è il Sindaco. Allora il Maestro si trasforma in orrendo gargouille ed entra letteralmente nel corpo del Sindaco, che diventa anch’egli un mostro. Passandogli uno specchio gli chiede: “Chi è il vero mostro ora? Chi è il fenomeno da baraccone? Chi è che fa paura?” Ma lui si rifiuta di rispondere. E talmente ripugnante che il gargouille, disgustato, abbandona il corpo: è di nuovo Michael Jackson, adesso, e con un inchino, pone fine allo spettacolo. La gente intorno è ammutolita. Esterrefatta. “Volete ancora che me ne vada?”, chiede ai cittadini. A dimostrazione che la lezione non è servita, il Sindaco, sconvolto ma ancora fermo nelle sue decisioni, urla di sì. Tutti i cittadini dicono no, ma lui insiste. “Va bene, me ne andrò”, risponde il Maestro. Si getta e terra e piano e piano, il suo volto e il suo corpo si frantumano come una bambola di porcellana, fino a diventare polvere, che viene portata via dal vento. “Il bene vince sempre”, conclude il Sindaco, vittorioso.
Per un beffardo gioco del destino, Ghosts rappresenta una sorta di premonizione su quella che è stata la vita di Michael Jackson, su ciò che è successo al ricordo del Re del Pop, in questi dieci anni che sono trascorsi dal 25 Giugno 2009.
Il mondo ha pianto la sua morte improvvisa. La folla incredula e ammutolita si è fermata un attimo, mentre la notizia in pochi istanti ha fatto il giro del globo, invadendo giornali, internet e televisioni. Un’onda d’amore ha invaso il pianeta, mentre migliaia di persone sono letteralmente impazzite per lui, per la sua musica e il suo messaggio, senza mai averlo ascoltato prima, le vendite dei suoi dischi sono schizzate alle stelle, superando il miliardo di copie.
E poi, Michael Jackson che è stato nuovamente accusato di qualcosa che non esiste, fantomatiche imputazioni di molestia arrivate proprio da coloro i quali avevano giurato, in un’aula tribunale, di non essere mai in alcun modo molestati. Il mostro viene spiattellato in prima pagina dai nuovi sindaci di Normal Valley.
Ma quello che alla fine rimane è il mito immortale di un artista che più di chiunque altro è riuscito a spazzare via barriere di razza, sesso, religione attraverso la musica, che lui stesso è stato capace di tradurre, per davvero, in linguaggio universale.
Michael Jackson che continua a esistere attraverso anche attraverso le persone: vive nei cuori dei suoi figli, della gente che l’ha conosciuto e amato, di tutti i suoi fan. I bambini e i ragazzini delle nuove generazioni, soprattutto.
L’epilogo di Ghosts, infatti, non è la morte di Michael Jackson. Vi invito a vederlo, perché si conclude in maniera inaspettata, e i ragazzi sono ancora una volta i protagonisti.
Attraverso di loro, tutti quei bambini che lui voleva salvare, ma anche tutti quei bambini interiori che abitano dentro ogni essere umano e che Michael, l’essere umano e l’artista, desiderava così tanto che ogni persona tirasse fuori, per permettere loro di guidare la nostra vita, per rendere il mondo un posto migliore.
Quel bambino interiore che Michael Jackson ha coraggiosamente mostrato durante tutta la sua esistenza, rimanendogli fedele, senza mai tradirlo, anche quando una buona parte del mondo normale l’ha condannato come strano, atipico, sbagliato.
Quel bambino interiore era ciò che lo rendeva così speciale, fuori da ogni schema, un artista incollabile, un essere umano difficilmente incasellabile in qualche paradigma. Era quello che gli permetteva di accedere allo spazio sublime della creatività che lo ha reso immortale.
Michael Jackson, attraverso la sua musica e la sua arte, ci ha lasciato un patrimonio enorme.
Ghosts è un breve mini-film che racconta una scheggia del suo immenso animo, colmo di quella magia capace di arrivare dentro, in profondità, che solo Michael Jackson e pochi altri, possedevano e soprattutto, sapevano trasmettere
Articolo del
24/06/2019 -
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