|
Torna Sanremo e torniamo anche io ed Annagrazia Schiavone con le nostre pagelle, puntuali come l’amico Ascanio che torna ad ogni otto di gennaio.
L’impressione generale è quella di una serata estenuante, con la pubblicità a farla da padrone quasi dopo l’esibizione di ogni singolo cantante, di conduttori e artisti che si ripetono, di sketch di un livello imbarazzante, di nomi promettenti non conosciuti al grande pubblico che hanno un po’ deluso. Non ci sono molti preamboli da dire, solo un paio di appunti buttati lì. Si è visto, spesso anche troppo, il periodo di pausa forzato: se, solitamente, chi arriva all’Ariston è teso, stavolta lo era almeno tre volte di più, complice anche uno stress psicologico non indifferenze, accentuato dalla roulette russa dei tamponi. In questo panorama, guarda caso, a svettare è stata quella con meno esperienza e meno palchi calcati, Madame, che invece il palco l’ha preso a morsi.
Altra cosa: un paio di brani sono letteralmente stati invecchiati ed appiattiti dall’orchestra, la conferma che Sanremo non è pronto per certa musica e che ripensarlo con meno vincoli potrebbe essere una discreta idea.
E adesso partiamo. Come sempre, trovate le pagelle contraddistinte da GP (ed, evidentemente, sarò io) e da AS, altrettanto evidentemente, Annagrazia.
Gaudiano GP: Niente di trascendentale, è emozionato e si vede, carica un po’ troppo l’interpretazione. Mambo salentino. 5.5
AS: Il testo, una dedica al papà morto recentemente, è diretto e non banale, con una parte rappata ben superata e delle influenze orientaleggianti che gli danno ritmo. Gaudiano avrebbe potuto fare di più nell’esibizione, era un po’ troppo statico. Voto: 7.5.
Elena Faggi GP: Le conviene capire cosa vuole fare da grande, se il jazzatino di alta classe o le canzonette alla Trio Lescano della prima Arisa. Al momento è abbastanza inconsistente, però. 5
AS: Un misto tra l’Arisa di Sincerità e Biancaneve che chiama gli uccellini nel bosco. Il look la invecchia, così come la canzone, quasi in stile musical; il testo che si addice a una ragazza di 19 anni quale Elena è. Il motivetto resta in testa, ma lei deve ancora crescere. Voto: 5.
Avincola GP: Io me lo ricordo quando lanciò la fatwa a Vecchioni perché “si era venduto” andando a Sanremo. Come la mettiamo adesso? Canzone impietosa, wannabe Calcutta ma senza l’originalità del buon Edoardo, testo banale. Quantomeno adesso avrà più tempo per girare la pasta. 3, sarebbe stato quattro, ma un punto in meno per la presunzione.
AS: Una brutta copia di Calcutta e di tanti cantanti indie, mi chiedo se il timbro di voce, cosi femminile, sia il suo o sia anch’esso un’imitazione. Il testo poi non lascia dubbi sull’intenzione di scimmiottamento. Deve ancora trovare la sua identità. Voto: 5.
Folcast GP: Com’è quella storiella del paese di ciechi, che basta che uno sia guercio per essere un falco? Ecco. In questo caso basta una progressione di accordi un po’ meno banale per farlo risaltare. Salvabile. 6
AS: L’interpretazione è intensa, l’esecuzione un po’ imperfetta e il testo semplice ma profondo nel messaggio di rinascita che veicola. Le influenze soul si avvertono forse un po’ troppo per i miei gusti, soprattutto in alcuni passaggi vocali. Nonostante questo, è il giovane più a fuoco tra tutti. Voto: 7.75.
Arisa GP: Pezzo più classico di praticamente qualsiasi cosa, sentito solo 794 volte prima di ieri sera. Classico nelle dinamiche, classico nell’apertura, classico nel crescendo orchestrale, classico classico classico. Lei però interpreta molto bene, contenendosi o accentuando il pathos con l’incedere del pezzo. Tutto sommato, sì, poteva fare di più. 6-
AS: Nulla di sorprendente. Il testo non convince, così come la musica, troppo tradizionale. La canzone le calza a pennello, è pensata per il suo repertorio e lei è in forma. Salvo la voce, angelica e potente allo stesso tempo. Voto: 6.5.
ColapesceDimartino GP: L’orchestra, decisamente più invasiva della versione in studio, quasi gli ammazza la canzone. Ma siamo di fronte ad un gran pezzo, orecchiabile, retromanierista nel suo ironico citazionismo, con un testo fra i più belli (e i meno stupidi) del Festival. Premio Ciao2020 di default. 7.5
AS: Il testo, uno tra i più belli di quest’anno, è un omaggio alla musica capace di attutire i dolori e comincia con una serie metafore riferite a un’orchestra. L’incipit, chitarra e fischio, è strano. Segue una parte quasi dance e, con l’entrata della pattinatrice vestita come un’insegnante di aerobica, il brano diventa ancor più anni 80. È molto orecchiabile, forse troppo rispetto allo standard delle canzoni della coppia. Loro sono intelligenti, non banali, un filino impacciati. Voto: 8.
Aiello GP: Mi sembra evidente che l’ibuprofene fosse lì per via delle sue coliche, che dovevano essere devastanti, a giudicare dagli urlacci. Grosso, enorme “mah”. 4
AS: Peccato, non so se sia stata l’emozione a giocargli un brutto scherzo, ma esagera nell’interpretazione, il troppo stroppia e Aiello stona, senza far capire molte parole. Una copia di Mahmood mal riuscita. La canzone è una ballad, con un testo che vuole essere indie, almeno nelle intenzioni. Voto: 4.75.
Michielin/ Fedez GP: La regina della fuffa incontra un ex rapper che adesso fa il fenomeno mediatico. Insomma, la peggio merda. Però in una simpatica bustina glitterata e autografata. Falsi, più falsi di una moneta da cinque euri. E Fedez riesce a steccare anche sulla parte di rap. A stroncare due fenomeni come Dargen D’Amico ed Alessandro Raina mi piange il cuore, ma capisco anche che il mutuo lo debbano pur pagare, loro due. 0- (sì, zero meno)
AS: La Michielin è vocalmente in forma, Fedez, ingessato, si sforza di cantare ma l’autotune c’è e si sente. Bella intesa tra i due, il resto non pervenuto. Voto: 4.5.
Gazzè GP: Gazzè gazzeggia, e lo fa sempre bene, poco da dire. Il pezzo è esattamente quello che ci si aspetterebbe da un singolo sanremese che dovrà fare da traino al disco nuovo, nulla che non sia già stato sentito. Sicuramente ha avuto passaggi aristoncratici molto più incisivi, ma stiamo comunque parlando di un pezzo che dietro ha una pur sempre interessante idea musicale (theremin finale e tappeto medievaleggiante lo confermano), una componente letteraria abbastanza strampalata ed una metrica non esattamente facile. Sibilante conferma. 7+
AS: A chi non piacerebbe esibirsi con Marilyn Monroe, la regina Elisabetta, Jimi Hendrix, Paul McCartney vestito come sulla copertina di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band e Igor di Frankenstein Junior, per di più vestito da Leonardo da Vinci? I cartonati di questi personaggi sono i membri della Trifluoperazina Monstery Band. L’esibizione scenica evidenzia il genio di Max Gazzè ed è forse un modo per fare riferimento all’assenza dei live di questo periodo. Il testo è pieno di parole, praticamente la ricetta di un farmaco. Gazzè, sarcasticamente, cerca di far riflettere sulla pandemia ma porta qualcosa di già visto. Voto: 7.25.
Noemi GP: C’è stato un tempo in cui Noemi sembrava dovesse spaccare tutto (e la voce glielo consentirebbe anche). Poi quel tempo è finito e lei è rimasta a fare un pop a tratti dozzinale, solo con una voce riconoscibile e potente. Enorme occasione persa. 5
AS: Si esibisce nella prima serata, anziché nella seconda come previsto, per sostituire Irama, costretto a ritirarsi dall’Ariston in seguito alla positività di due membri del suo staff. Sul palco è radiosa, luminosa, decisa e dolce nell’interpretazione. Il testo conferma la sua nuova consapevolezza ma comunica poco. Il brano richiede tanto fiato e Noemi riesce a stargli dietro. Il suo timbro riconoscibile la aiuta. Voto: 6.75.
Madame GP: Questa qui è una fuoriclasse, poco da dire. Scrive da fuoriclasse, interpreta molto bene anche come presenza scenica, è riuscita a crearsi una sua poetica riconoscibile. Oltre a questo, quando riesci a plasmare la metrica delle parole sul tuo flow (che non è spostare accenti a cazzo), rendendolo comunque credibile, c’è poco da aggiungere. 8.5
AS: A Sanremo le cantanti devono scendere la temutissima scala con i tacchi e lei si presenta scalza e con un look androgino ma molto elegante. Il testo della sua canzone è tra i più interessanti e la ripetizione di “Baby” in tre versi fa ricordare il suo singolo di successo. La produzione di Dardust si avverte, ma Madame riesce ad essere originale, tra urban e hip-hop, non presentando certo la classica canzone sanremese. L’autotune è usato come uno strumento, è un suo marchio di fabbrica ma, a mio parere, in alcuni punti prende il sopravvento e in alcuni passaggi il testo non si capisce. Voto: 7.5.
Maneskin GP: Gran tiro, ma senza la sezione di archi sotto “il resto scompare”, giusto per citare una nostra guru. “Siga” era dal 2014 che non lo sentivo, ed avrei preferito continuare a farlo. 7- -
AS: “Siamo fuori di testa ma diversi da loro”. Questo verso del loro testo, che presenta una metrica interessante e uno slang giovanile ed esprime la fame e la strafottenza di questi quattro ragazzi, riassume bene la loro identità. La band più rock di questa edizione del Festival, nel look, attraverso il quale giocano, come sempre, sull’identità di genere e nell’attitude. Il palco se lo prendono tutto, lo dominano, la loro energia, se ci fosse stato il pubblico, avrebbe scosso le teste cotonate della platea. Damiano riesce a stare dietro anche alla parte quasi rappata del testo e il fatto che la bassista sia una donna mi ha sempre interessato. Peccato che non si possa andare a un loro concerto. il dubbio che ostentino troppo resta, ma, per ora, nulla da rimproverare. Voto: 8.25.
Ghemon GP: A parte la giacca dimenticata sulla brace, che quello mi dispiace, il pezzo è un gran pezzo. Certo, non è “Rose viola” o “Un temporale”, ma ha una dinamica musicale interessante e per nulla banale, in più la sua penna è sempre molto elegante. Qualcuno direbbe fusion. 7.5
AS: L’artista vive il suo momento perfetto, sembra essere al posto giusto nel momento giusto. Fine e di classe, la voglia di riscatto e la carezza verso la propria autostima comunicati dal testo si sposano bene all’esibizione di Ghemon. La canzone, tra rap e swing, (andrò controcorrente) non mi convince. Voto: 6.
Coma_Cose GP: Tanto falsi quegli altri due quanto tenerissimi i Coma_Cose. Un po’ Bau Bau Micio Micio, ma in quegli sguardi c’era davvero un vissuto. Sì, sembro stronzo, ma in fondo in fondo sono un tenerone. Brano dalle venature country, un po’ minore rispetto al loro solito, ma in radio funzionerà bene, e mi fa piacere per loro. In più l’orchestra non è stata esattamentre d’aiuto. Bel testo, ma non avevo molti dubbi su quello. Unica pecca: l’assenza di barre di Fausto. 7-
AS: Una dedica d’amore al proprio partener, resa credibile da un duo che è una coppia anche nella vita. La disposizione scenica e la gestione del palco sottolineano la loro intesa. Il brano è orecchiabile, il testo, ripartito a metà tra i due, molto indie, è interessante (Se l’inverno è soltanto un’estate/Che non ti ha conosciuto/E non sa come mi riduci…Grattugio le tue lacrime/Ci salerò la pasta/Ti mangio la malinconia) ma potrebbe fare di più (Resta qui e bruciami piano/Come il basilico al sole/Sopra un balcone italiano), cosi come loro. Voto: 6.75.
Annalisa GP: Vedi Noemi. Ma con una canzone più brutta. 4
AS: Sono sincera, credevo peggio. La voce di Annalisa si esprime in molteplici sfumature, anche se non è impeccabile come al suo solito. Il testo parla di una relazione che continua tra diversi ostacoli. Nulla di eccezionale. Voto: 6.5.
Renga GP: Dardust si sente sul tappeto di sottofondo, il testo è interessante, ma il pezzo nel complesso è un po’ una minestra riscaldata. 6- d’incoraggiamento (ma vorrei i suoi capelli)
AS: Un cinquantenne che cerca di strizzare l’occhio ai giovani, soprattutto attraverso la parte iniziale dell’arrangiamento e la ritmicità del pezzo. La sua voce potente non è perfetta e non fa la differenza, il testo neanche. Voto: 5.
Fasma GP: Un bel “Barlami” finale ed è subito “Io Tarzan, tu Jane”. Quota trappop, la rivoluzione che si fa omologazione, pezzo brutto ai limiti del vergognoso, in più non sa cantare. Ed io preferisco la stecca genuina all’autotune. 2
AS: Vorrei scoprire se Fasma sappia cantare, visto che l’autotune sempre presente non consente di scoprirlo. Il testo parla d’amore, l’arrangiamento mischia trap e rock. Rappa, ma a un certo punto si perde, non riuscendo a stare dietro al ritmo. Voto: 5.5.
Articolo del
03/03/2021 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|