La storia scritta da Sofocle ci viene da molto lontano, probabilmente il 429 a.c. e ci narra come Edipo, re carismatico e amato dal suo popolo, nel breve volgere di un solo giorno venga a conoscere l'orrenda verità sul suo passato: senza saperlo ha infatti ucciso il proprio padre per poi generare figli con la propria madre. Sconvolto da queste rivelazioni, che fanno di lui un uomo maledetto dagli dei, Edipo reagisce accecandosi, perde il titolo di re di Tebe e chiede di andare in esilio.
I registi Ferdinando Bruni e Francesco Frongia nel nuovo spettacolo " Edipo re una favola nera" vogliono proprio raccontare il rapporto della tragedia con la fiaba. Come spiegano nelle note di regia "Edipo è una fiaba nera, una macchina infernale (come la chiama Cocteau), un meccanismo inarrestabile in cui ogni verso, ogni parola si fanno irti e frementi di dolorosa ironia e ambiguità. Edipo vive in una perenne contraddizione causata da quello che sa, ma soprattutto da quello che non sa di sapere e questa trappola alla fine scatta su di lui e lo conduce proprio nel posto da cui sarebbe voluto scappare La tragedia dà voce ai complessi rapporti che intercorrono fra libertà e necessità, che sono tra i valori fondativi del nostro essere uomini e rappresenta per noi, creature del ventunesimo secolo, una sfida che ci mette di fronte a tutto quello che non riusciamo a controllare con le armi della ragione, grande mito della modernità.
Anche se la tragedia ci arriva da un mondo lontano, anche se le sue storie prendono ispirazione da narrazioni ancora più remote, è difficile immaginare qualcosa di più adatto alla nostra epoca di questa forma d’arte che descrive la transizione tra un vecchio mondo che sta scomparendo e un nuovo mondo di cui ancora sappiamo molto poco". Uno spettacolo veramente magico, dalle tinte dark che parte da Sofocle, fino ad arrivare al secolo appena concluso, passando per Seneca, Dryden e Lee, Thomas Mann, Hoffmansthal, Cocteau, Berkoff. Sul palco c'è una scena grigia dove entrano ed escono i personaggi in un paesaggio povero e minimale fatto di polvere, di pietre e di funi. A sottolineare l'atmosfera cupa, quasi horror , ci pensa Nando Frigerio con luci e penombre di forte impatto accompagnate dalle suggestive e martellanti musiche di Giuseppe Marzoli in bilico tra etnico, tribale, e dodecafonico. I costumi di Antonio Marras sono una lezione di eleganza e di ricercatezza, un trionfo di pizzoe di tulle unito ad elementi naturali come rami e cespugli. Mastondici gli abiti del re e della regina con le rispettive corone che esaltano la grandezza della loro potenza e posizione raggiunta dopo la sconfitta della Sfinge, fino a scomparire per lasciarli indifesi e scoperti allo scotto riservato loro dal destino. Interessanti anche i richiami ai Mamuthones, le figure tipiche del carnevale di Mamoiada in Sardegna, che si distinguono per i vestiti e per il modo di muoversi all'interno della processione. Mamuthone in greco significa uomo che chiama la pioggia, quasi il personaggio porti pioggia per lavare il mistero e fare chiarezza sulle vicende.
Le maschere di Elena Rossi sono affascinanti e caratterizzano perfettamente i personaggi. Un cast tutto maschile, proprio come si usava nell'antica Grecia. Un Edipo molto fisico, vitale è interpretato da un ottimo Valentino Mannias. Gli altri attori, che si alternano nei vari personaggi, straordinariamente bravi sono Edoardo Barbone (Creonte e Manto), Ferdinando Bruni (Laio, la Sfinge, Tiresia, il Pastore) e Mauro Lamantia (Giocasta).
Un'Edipo re che ha la forza di un'opera rock in bilico tra "Macbeth" e "Rocky Horror Picture show". Gli applausi a fine spettacolo hanno dimostrato che questa nuova rappresentaziione lascerà un segno, sicuramente unico e originale.
Articolo del
15/12/2022 -
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