Una grande mostra-evento internazionale che celebra la storia e traccia l’evoluzione dell’Urban Art, una delle correnti più iperdinamiche dell’arte contemporanea. Dal 9 maggio al 30 giugno a Treviso e dal 19 luglio al 3 novembre 2024 a Monopoli (BA), arriva IN MY NAME. Above the show.
La mostra è organizzata da Unlike Unconventional Events con il patrocinio del Comune di Treviso e il Comune di Monopoli, e curata da Martina Cavallarin con Antonio Caruso, con la direzione artistica di MADE514 e il coordinamento culturale e scientifico di Christian Leo Comis.
L’obiettivo di IN MY NAME. Above the show è fare il punto sullo stato dell’Urban Art grazie alla presenza di artisti che sono i precursori di questa disciplina. IN MY NAME è originalità di intenti, impronta mai convenzionale e mai estetizzante, sempre fedele a sé stessa e costantemente aperta alla sperimentazione.
BOOST, CENTO CANESIO, DADO, ETNIK, GIORGIO BARTOCCI, HEMO, JOYS, MACS, MADE514, PEETA, PROEMBRION, SATONE, SODA, V3RBO, VESOD, WON ABC, ZED1 sono i più autorevoli artisti di fama internazionale che hanno segnato lo sviluppo dell’Urban Art in Europa. I discendenti di quella cultura ribelle del Graffiti Writing, emersa negli Stati Uniti mezzo secolo fa, improntata alla sperimentazione e alla rottura dei vecchi paradigmi. Con una carica energica sorprendente hanno invaso le superfici delle città di tutto il mondo dando vita a una vera e propria corrente artistica che oggi vive negli spazi aperti come nei musei e nelle gallerie.
17 artisti, 155 fra tele e disegni, 2 opere in Virtual Reality, 18 tra sculture e installazioni, 5 video installazioni e proiezioni, più di 4000 mq di spazi espositivi tra Treviso e Monopoli, 23 eventi collaterali, 5 performance live, 1 contest per video maker, 2 bookshop con innumerevoli stampe, multipli ed edizioni limitate, 1 catalogo e 159 giorni di esposizione: sono i numeri di IN MY NAME. Above the show.
Più di una mostra, è un vero happening che attraversa l’Italia in sei mesi, due città e due regioni, da nord a sud. Prima a Treviso, presso il complesso industriale rigenerato delle ex Ceramiche Pagnossin, poi a Monopoli, negli spazi dell’Ex Deposito militare Carburanti. Le creazioni inedite dei rami germinali dell’Urban Art si esprimono mediante una grande varietà di opere: lavori inediti e site specific realizzati con tecniche poliedriche, dall’acrilico allo spray, dalla sabbia alle lastre metalliche e trasparenti, dai labirintici teli appesi alla virtual reality, fino a sculture e installazioni audio video di diverse dimensioni e supporti.
IN MY NAME è una presa di posizione. Il titolo dichiara una partecipazione responsabile, un atto di presenza. Lo faccio nel mio nome, a mio nome, io sono qui e mi dichiaro.
Gli spazi scenografici intrisi della memoria storica industriale del Novecento si fanno palcoscenico partecipato e condiviso sul quale le opere dialogano con un ricco calendario eventi: performance, azioni time specific, discipline urbane come parkour, bike e skate restituiscono senso e substrato a una vera e propria avanguardia in grado di riunire gioventù, periferie e minoranze e influenzare profondamente l’immaginario collettivo contaminandone tutti i campi, dalla moda alla musica, dal cinema alla fotografia, fino alla pubblicità.
In mostra i lavori sempre tesi al futuro e alla ricerca di nuovi stili, tra disegno e musica, di BOOST; i dipinti variopinti con il cane dal lungo naso, marchio di fabbrica di CENTO CANESIO; le sculture che poggiano su sabbia di uno dei padri fondatori del writing emiliano DADO; le silhouette misteriose e fluide di GIORGIO BARTOCCI; i voluminosi agglomerati geometrici urbani di ETNIK con i loro punti di vista multipli upside down che spiazzano lo spettatore; i “graffiti diversi” di HEMO fatti di tag, texture e pattern di lettere che si combinano a forme organiche dai colori fluo; i labirinti impossibili di JOYS, dove nulla è lasciato al caso; i dipinti dissacranti di MACS, con i suoi charachtersironici e grotteschi; il flow dinamico delle lettere di MADE514 dove il nome prende il volo per scomporsi in suggestioni orientali e psichedeliche; le sculture futuristiche di PEETA, conosciuto in tutto il mondo per la sua capacità di ridisegnare illusoriamente i volumi delle superfici per provocare un’interruzione temporanea della normalità che sfida la percezione; l’opera in virtual reality e le tele di PROEMBRION, artista polacco che con un rigoroso approccio matematico è in grado di creare irresistibili illusioni rispettando rigide regole geometriche; la scocca di una vecchia Volkswagen che assieme a una cascata di oggetti appesi compone l’installazione video del tedesco SATONE, che utilizza i diorama per giocare dinamicamente con la percezione; le forme tridimensionali ispirate all’Arte Cinetica e all’Op Art anni ’60 di SODA, che presenta un lavoro in collaborazione con il celebre digital artist britannico Alex Rutterford. E ancora, il trittico di V3RBO che ragiona sul lettering tra realtà virtuale, graffito e post graffito, e la parete di fondo monocromatica dipinta in tonalità di nero con rulli e spray; per finire, le tre installazioni di VESOD, che si concentra sulle trasparenze e unisce in una sola opera Arte Surrealista e Rinascimentale, realtà e finzione, passato e presente; del visionario artista tedesco WON ABC, abilissimo creatore di mondi pittoreschi, popolati da personaggi mostruosi che ricordano i dipinti di Goya, e di ZED1 che oltre a proporre un grande muro Second Skin con cui interagire, riunisce in un’installazione i suoi universi surreali abitati da burattini umanoidi.
Articolo del
04/04/2024 -
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