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QUIVERS - ‘Pink Smoke’
I QUIVERS, band indie-rock australiana all’esordio per Merge pubblicano l’album ”Oyster Cuts’” oggi 9 Agosto, già anticipato dai brani ‘Pink Smoke’, ‘Oyster Cuts’ e ‘Apparition’. “Oyster Cuts” è il quarto album dei Quivers, il primo per Merge, e arriva a tre anni di distanza dall’ultimo “Golden Doubt”. Il debutto dei Quivers su Merge, è un grande disco di pop chitarristico, in cui melodie di scuola Galaxie 500, The Cure e The Pretenders si scontrano con gli arrangiamenti alternative dei primi Smashing Pumpkins, dei migliori Pavement e con gli immortali REM. La band di Melbourne ha registrato il nuovo album con il produttore Matthew Redlich, già al lavoro sul precedente “Golden Doubt”. I Quivers sono una catartica band indie-rock da anni sui radar di prestigiosi media internazionali come Pitchfork, NPR e KEXP Seattle. La band è composta da Sam Nicholson, Bella Quinlan, Holly Thomas e Michael Panton. Nel 2020 la band australiana ha pubblicato un cover album di 'Out of Time' dei REM, uno degli album preferiti dai membri dei Quivers e che ha influenzato il loro modo di scrivere, comporre e registrare. ‘Oyster Cuts’, I Quivers sono una delle band più chiacchierate degli ultimi anni all’interno della scena indipendente internazionale e "Oyster Cult" uno dei dischi alternative-rock più attesi dell’estate e la band ha tutti i numeri per lasciare il segno e sicuramente ne sentiremo ancora parlare a lungo.
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FONTAINES D.C. - "Here's The Thing"
Oggi - martedì 6 agosto - i Fontaines D.C. pubblicano ’Here's The Thing’, il terzo singolo estratto dall'attesissimo quarto album ”ROMANCE”, in uscita il 23 agosto tramite XL Recordings. ‘Here's The Thing’ è stato scritto giorni prima che la band entrasse in studio per registrare l'album. Il brano inizia con i suoni meccanici e mutanti della chitarra e l'espressività elettronica di Shygirl e Eartheater. “È una melodia ansiosa che gira e rigira in ciò che vuole, avanti e indietro tra dolore e intorpidimento”, descrive Chatten. ”È una canzone in continuo alla ricerca di autonomia negli estremi emotivi”. Il video musicale di stampo cinematografico che accompagna il brano è diretto dalla regista Luna Carmoon (Hoard, Shagbands, Nosebleed) ed incapsula perfettamente i sentimenti intensi e la paranoia della canzone, incanalando l'essenza di film horror per adolescenti come “The Lost Boys” e “Phenomena”. il video di ‘Here's The Thing’ ci immerge in una tradizionale competizione di danze irlandesi, dove il caos trionfa, svelandosi attraverso la lente unica e inquietante di Carmoon.
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HIPPO CAMPUS – ‘Paranoid’
Gli HIPPO CAMPUS hanno annunciato l’uscita del nuovo album ”Flood”, disponibile dal 20 Settembre per Psychic Hotline. Il primo singolo ‘Paranoid’ introduce il quarto album della band indie-rock di Saint Paul, Minnesota, formata da Jake Luppen, Nathan Stocker, Zach Sutton, Whistler Allen e DeCarlo Jackson. Il sound degli Hippo Campus ad un ascolto superficiale potrebbe sembrare semplice, invece il combo americano è capace di una scrittura e tecnica uniche con spartiti e arrangiamenti complessi. La band è influenzata dalla tradizione indie-rock inglese, vicina al sound di artisti come Little Comets e King Krule. Nel corso degli anni si sono esibiti a festival importanti come South by Southwest, Lollapalooza, Bonnaroo e Summerfest, oltre che all’importante rassegna inglese di Reading. “Flood” è la loro rinascita, registrato in soli 10 giorni presso i Sonic Ranch studio di Tornillo, Texas, USA, con i produttori Caleb Wright (Charly Bliss, Samia) e Brad Cook (Bon Iver, Waxahatchee, Kevin Morby).
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CRACK CLOUD – ‘Blue Kite’
Il giovane collettivo art-punk canadese CRACK CLOUD ha pubblicato il nuovo album ”Red Mile” il 26 Luglio per Jagjaguwar. Il primo singolo e video ‘’Blue Kite’ ha anticipato l’uscita dell’album che la band dopo aver raggiunto un discreto successo pubblicando autonomamente i propri dischi ha deciso di affidarsi alla Jagjaguwar. La punk gang di Calgary, Canada, ha ricevuto critiche entusiastiche per l’ultimo album autoprodotto, “Tough Baby” del 2022. I Crack Cloud hanno registrato il nuovo album tra la propria città e la gloriosa Joshua Tree in California, influenzata dalla wave e dal pop sofisticato degli anni ’80, ma anche dalla tradizione e dall'etica punk. Zach Choy, deus ex machina del progetto, per il nuovo album dice di essersi ispirato alle sue radici cinesi, ai racconti di vita dei nonni sotto il regime di Mao e alla grandiosa maestosità del deserto del Mojave in cui i Crack Cloud stavano registrando il nuovo album.
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A PLACE TO BURY STRANGERS – ‘Disgust’
Gli A Place To Bury Strangers, pubblicheranno il loro settimo album ”Synthesizer” il 4 ottobre via Dedstrange, e presentano il singolo/video di ’Disgust’. "Synthesizer" è il titolo dell'album, ma è anche un'entità fisica, un sintetizzatore realizzato appositamente per l’occasione La band non è mai stata il tipo che fa le cose a metà, e lo dimostra ancora una volta con la versione in vinile della confezione dell'album, che è composta da un circuito che i fan possono utilizzare per costruire lo strumento. "È piuttosto incasinato, caotico", dice il frontman Oliver Ackermann, "Ma sembra davvero umano". Disgust’ è un assalto sonoro ai sensi, alimentato dalla frustrazione e dalle emozioni grezze, la traccia presenta linee di chitarra punteggiate da colpi furiosi, creando una cacofonia di suoni. Con un'introduzione acuta e penetrante progettata per sfidare gli ascoltatori, è un'affermazione audace con la linea di basso arpeggiata che si intreccia dentro e fuori dal basso trascinante. ”‘Disgust’ è una canzone che ho scritto ispirandomi al modo in cui eseguivo ‘Got That Feeling’, una canzone della mia vecchia band Skywave”, spiega Ackermann. “C'era una lunga nota aperta sul basso che mi ha permesso di suonare l'intera parte con il pugno in aria. Ho scritto questa canzone solo con le corde vuote in modo che potesse essere suonata con una sola mano: stupida e divertente” . La canzone è accompagnata da un video diretto da Ben Hozie di BODEGA e filmato da Joe Wakeman e inquadra la band accanto e all'interno di immagini distorte sui televisori per "raggiungere un certo stile di cine-cubismo in cui i membri della band possono essere visti da più angolazioni contemporaneamente nella stessa inquadratura. Questo senso di struttura dissociativa è esattamente ciò che mi fa sentire la musica di A Place to Bury Strangers", dice Hozie, "Stavo cercando di creare un accompagnamento visivo alla velocità disorientante e vivace dei groove della band e alla beatitudine delle loro sfumature distorte."
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OASIS - ’Up In The Sky (Monnow Valley Version)’
Da oggi, lunedì 15 luglio, è disponibile in digitale ’Up In The Sky (Monnow Valley Version)’, versione inedita del brano degli OASIS mixato da Noel Gallagher che anticipa l’uscita il 30 agosto di “Definitely Maybe (30th Anniversary Deluxe Edition)” l’edizione limitata contenente brani registrati e poi scartati dalla sessione di registrazione ai Monnow Valley Studios, insieme agli outtake dalla versione definitiva dell’album registrati ai Sawmills Studios in Cornovaglia. Con il suo testo pungente e i contagiosi e limpidi riff, ‘Up In The Sky’ è stata spesso interpretata come una presa di mira nei confronti di chi si mette sul piedistallo o di chi fa grandi mosse politiche. All’epoca queste registrazioni erano ritenute eccessivamente tecniche e abbastanza raffinate, a spese della vera essenza della band. Il mixaggio di Noel Gallagher offre un’affascinante visione del conflitto che la band viveva all’epoca. Le registrazioni furono infine abbandonate e la band si trasferì nei Sawmills Studios in Cornovaglia per registrare nuovamente l'album. Alla fine, con l’aggiunta di Owen Morris per completare i mix definitivi, prese forma “Definitely Maybe”. Archiviate fino ad oggi e recentemente mixate da Noel Gallagher, le registrazioni effettuate presso lo studio Monnow Valley e gli outtake dalla versione definitiva dell’album registrati ai Sawmills Studios (tra cui l’epica “Columbia (Sawmills Outtake)”, pubblicata di recente) fanno chiarezza sul processo che ha portato alla realizzazione di “Definitely Maybe”. Rivisitando l’archivio a 30 anni di distanza, questi brani raccontano la storia della difficile creazione di uno degli album più importanti di tutti i tempi, dimostrando anche l’incredibile fiducia in loro stessi che ha caratterizzato i primi anni di carriera degli Oasis.
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