Questa ventunesima edizione del Milano Film Festival è stata a tutti gli effetti all’insegna del rinnovamento. Dopo vent’anni il festival milanese si rimette in gioco offrendo undici giorni con ospiti da tutto il mondo in un nuovo esperimento cinematografico e urbano. Sono cambiati radicalmente i luoghi del festival, ma non gli obbiettivi e il pubblico di quest’anno si è trovato immerso da storie, visioni e modi di raccontare che aprono nuove prospettive su un’idea di cinema inattesa, brillante, e dinamica come la città che ospita il festival.
Gulîstan, Terre de roses della regista canadese Zaynê Akyol è stato il film vincitore di questa nuova edizione, la pellicola racconta in prima persona di un gruppo di guerrigliere del PKK, che vivono perennemente in lotta per la libertà del proprio paese sulle montagna nei deserti del Kurdistan. Tra le altre opere in concorso ricordiamoBaden Baden della giovane esordiente Rachel Lang, una produzione belgo-francese che racconta un’estate particolare e di crescita della giovane Ana, tra precariato e legami personali. Un’altra pellicola è Mimosas, opera seconda di Olivier Laxe, ambientata tra i monti dell’Atlante marocchino, in cui una carovana asseconda il desiderio di un anziano sceicco di morire ed essere sepolto vicino ai propri cari. Di grande successo è stato Under the Shadow dell’iraniano Babak Anvari (già presentato in anteprima mondiale al Sundance), si tratta di un horror ambientato a Teheran sotto assedio del 1988, nel momento più sanguinoso della guerra Iran-Iraq, protagonista una madre e la figlia, minacciate da una forza nel loro appartamento.
Quest’anno sono state tantissime le rassegne e gli eventi speciali della sezione fuori concorso e non sono mancati ospiti, workshop e eventi paralleli. E’ stato dedicato un focus ad Albert Serra, giovane regista, presente durante il festival, dalla poetica in bilico tra classicismo e sperimentazione, molto amato dal pubblico internazionale e purtroppo misteriosamente non distribuito in Italia. Sono partiti con il suo ultimo film, La mort de Luis XIV (2016) che racconta gli ultimi giorni di vita del morente Re Sole, interpretato dall’attore culto della Nouvelle Vague, Jean- Pierre Léaud, a seguire, rigorosamente in 35mm, Honor de cavalleria (20026) ispirato al Don Chisciotte, El cant dels Ocells (2008) e Historia de la meva mort (Pardo d’oro a Locarno nel 2013) dedicato al tramonto del Casanova.
Inoltre,e’stato dedicato uno splendido omaggio a Andrzej Zulawski, mancato a febbraio di quest’anno. Sono stati proiettati tre recenti restauri delle sue produzioni polacche, il suo esordio La terza parte della notte del 1971, il raro The Devil (1972) Sul globo d’argento (1988), e infine la sua ultima pellicola, Cosmos, (2015) ultimo controverso lungometraggio presentato nel 2015 a Locarno tratto dall’omonimo romanzo di Witold Gombrowicz.
Un altro grande focus è stato dedicato al regista francese di culto,Philippe Grandiuex, (membro della giuria internazionale di lungometraggi), il suo cinema indaga il confine tra ossessione, psiche e desiderio, attraverso fiction, performance e installazioni. Il festival ha proiettato l’anteprima italiana del suo ultimo film, Malgré la nuit, interpreato da Ariana Labed e Roxane Mesquida. Nella sezione Colpe di stato, hanno proiettato il documentario City of dreams: A Musicaldi Brian Hill e Sem Benstead, un musical curioso e unico nel suo genere tutto in stile Bolliwood che racconta la quotidianità terribile e atipica degli slum indiani di Dharavi, Mumbai, attraverso l’occhio dei bambini. Per i cinefili più punk è stato proiettato in collaborazione con la piattaforma di Video on Demand Infinity il documentario Gimme Danger di Jim Jarmusch, già presentato a Cannes. Gimme Danger è la storia dei primi anni di carriera dell’idolo rock Iggy Pop e degli Stooges. Il risultato è un docu intenso, con interviste spassosissime con Iggy, aneddoti, rarità dei fan, il tutto volto a ricostruire la storia rivoluzionaria di un gruppo di ragazzi che hanno cambiato l’immagine e il suono del rock!
Un’altra grande novità è stata la sezione Pleasure & Pain - visioni di mezzanotte, dove è stato proiettato restaurato, Multiple Maniacs, l’ opera prima del regista di culto John Waters e uno degli horror più belli dell’anno, The Witch, di Robert Eggers, proiettato in originale per goderne al meglio l’ambientazione nel 17° secolo. Mentre per quanto riguarda la sezione Under Screen- nuove traiettorie del cinema, una delle proiezioni più importanti in assoluto è stata quella dell’ultimo documentario Lo and Behold: Reveries of the Connected World di Werner Herzog, sulla relazione tra uomo e internet, già presentato al Sundance Film Festival in collaborazione con il Goethe-Institut Mailand.
Articolo del
03/10/2016 -
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