Può un orso fare (ottima) musica elettronica avvalendosi unicamente di un iPhone? Sì, e quell’orso è parte di Be a Bear, un progetto musicale, o meglio, una maschera dietro al quale si cela Filippo Zironi. Quella che vi proponiamo di seguito è l’intervista a cui si è sottoposto, in cui ci ha svelato le origini del suo particolare personaggio e raccontato alcune curiosità sul suo particolare modo di creare musica affidandosi unicamente a uno smartphone.
Ciao Filippo, benvenuto su Extra! Music Magazine. Rompiamo subito il ghiaccio, è il caso di dirlo visto la circostanza, raccontaci del tuo progetto discografico “Be a Bear” e di come è nato Be a Bear nasce in maniera del tutto casuale in un periodo non meglio definito, solamente per pura espressione e condivisione. Dopo quindici anni e tanti concerti in giro per l’Italia con la ska-rock band “Le Braghe Corte” volevo tirare fuori un pò di idee e divertirmi un pò! Come si fa a stare senza musica?!
Di certo non passa inosservata la maschera da orso, presente tra l’altro in alcuni dei tuoi videoclip, che rappresenta la parte più selvaggia dell’essere umano. Ecco, perché un orso piuttosto che un leone o un altro animale? Ci sono uno o più motivi in particolare dietro questa tua scelta? L’idea dell’orso (e del nome totemico Be a Bear) prende spunto da un viaggio fatto in Canada dove ho avuto la fortuna di conoscere da vicino la cultura dei nativi americani. Ero ospite di una signora che apparteneva alla tribù dei Mohawk, un popolo che non ha mai smesso di ascoltare la propria terra e da cui ho imparato veramente tanto! Parliamo di un animale sacro per alcune le tribù, quindi ho scelto di usarlo come nome per il mio progetto e come maschera da usare in ogni occasione
Tutti i tuoi lavori discografici sono stati realizzati interamente con un iPhone, un qualcosa di inedito almeno in Italia, ti senti un pioniere in tal senso? Forse sì, non avevo mai sentito nessuno prima d’ora fare una cosa del genere. La scelta dell'iPhone deriva in realtà semplicemente da una necessità: unire le tante idee al pochissimo tempo disponibile. La fortuna è che ognuno di noi ha sempre un cellulare con sé; io ad esempio lo uso nei momenti morti creando musica o realizzando video
A proposito di questo, per te quale è effettivamente la fase più complicata nella genesi di un disco o di un singolo brano? Le canzoni nascono facilmente, si sviluppano velocemente come se ci fosse qualcosa di magico nell’aria. La parte invece più complicata per me è la fase finale, ovvero quando devi andare a ritoccare piccole cose, o quando devi mixare e masterizzare. Ecco in queste ultime fasi vorrei poter dare tutto il materiale in mano a un professionista e farlo lavorare... mentre io mi rilasserei sul divano guardando Stranger Things!
Decisamente particolare è anche il tuo stile musicale, che si rifà agli anni ‘80 ma che riesce a essere contemporaneo e moderno, creando un mix molto interessante. Parlaci delle tue ispirazioni e di quegli artisti che in qualche modo hanno influenzato il tuo modo di fare musica Sono un grande appassionato di artisti come Cosmo, Moderat e in generale apprezzo tutta la musica elettronica fine anni ‘90, come Moby, Chemical Brothers e Prodigy. Ma in realtà ascolto tantissima musica e ho un passato da punkettaro!
Lo scorso ottobre hai pubblicato il tuo quarto lavoro "Martin Doesn't Agree", che accoglienza ha ricevuto questa tua ultima fatica discografica? L’EP ha ricevuto un’ottima accoglienza, migliore di quanto mi aspettassi. Anzi, alcune recensioni sono state fra le migliori che abbia mai avuto! Questo lavoro è composto anche da alcune canzoni che in passato avevo scartato, credendo inconsciamente che fossero meno “potenti”! In realtà si sono dimostrate una bomba!
Grazie Filippo per l’interessante intervista e “in bocca all’orso” per i tuoi progetti futuri Grazie mille a voi di Extra! Music Magazine per l’intervista. “In bocca all’orso” non me l’aveva ancora detto nessuno!
Articolo del
26/01/2020 -
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