Un doppio progetto editoriale e discografico per ragionare sulla figura di un grande della musica come Franco Battiato, guardandola da una prospettiva nuova, diversa. Nascono da questo punto di partenza il disco “Fino a tardi. Viaggi Sonori con Battiato” e il libro “Battiato. Una ricostruzione sistematica”. Due opere diverse per capire meglio un artista poliedrico, versatile, in una sola parola eclettico che nel corso del tempo ha arricchito la musica italiana con brani di successo ma mai scontati. L’autore che ha firmato questa doppia avventura si chiama Evocante, nome d’arte del professore universitario Vincenzo Greco, che ci ha raccontato la duplicità di questa avventura
“Fino a tardi. Viaggi sonori con Battiato” e “Battiato. Una ricostruzione sistematica” è un doppio progetto editoriale che comprende un disco e un libro e in cui il protagonista è Franco Battiato. Perché hai scelto questa doppia strada? Perché sono sia uno scrittore che un musicista e quindi mi è sembrato utile, in un libro su un autore musicale, unire le due visioni. Una integra e completa l’altra. Tanto ho tenuto all’aspetto musicale che, ad ogni fine capitolo del libro, ho inserito playlist Spotify cui è facile accedere con lo smartphone inquadrando un QRcode. Credo sia la prima volta che ciò accade in un libro su un autore musicale. E sicuramente è la prima volta che su un autore qualcuno si è preso la briga sia di scrivere sia un libro che di registrare un disco. Del resto, Battiato mi è stato maestro proprio nel cercare l’innovazione. E io spero di avere imparato la lezione, almeno in piccola parte.
Cosa ti ha affascinato di più della figura di Battiato e in che modo hai cercato di rileggerla e studiarla? La complessità del suo messaggio, la linearità del suo percorso, la curiosità onnivora. Tanti suoi brani possono essere fruiti attraverso una lettura multilivello: c’è un primo ed immediato livello, accessibile a tutti, e poi ci sono ulteriori livelli, per accedere ai quali occorre porsi interrogativi, mettersi in discussione, avere quella curiosità di scandagliare bene le parole e il proprio animo. “Centro di gravità permanente” può essere un godibile brano pop ballabile e suonabile nei falò estivi come invece un trattato sulla frammentazione e sulla necessità di costruire un equilibrio interiore. “La cura”, altro esempio, può essere fruita come una canzone d’amore ma è anche e soprattutto una preghiera.
C’è un percorso particolare attraverso il quale viene ricostruita la figura di Franco Battiato? La figura di Battiato l’ho ricostruita proprio tenendo conto di questa complessità e del fatto che, secondo me, il suo percorso artistico è così coerente e completo da poter essere interpretato come un sistema, in cui le singole parti possono dialogare tra loro, interagendo, costruendo quindi un percorso ultimo, di tipo soprattutto filosofico e spirituale. La via maestra è proprio quella spirituale. All’inizio in modo inconsapevole, poi sempre più consapevolmente, Battiato si è posto domande esistenziali e ha fornito risposte, o per lo meno strade da percorrere, di grande stimolo. Questo anche grazie ai suoi sodalizi, il più recente col filosofo Manlio Sgalambro e prima ancora con Giusto Pio. Figure un po’ dimenticate nei vari omaggi fatti a Battiato, soprattutto Giusto Pio, completamente ignorato quando viene trattato il periodo da metà degli anni ’70 a metà anni ’90. Ho cercato di rimediare a questo scrivendo, per queste figure, un intero capitolo intitolato “Sodalizi”.
Franco Battiato è senza dubbio un artista a trecentosessanta gradi. Studiandolo hai trovato qualche aspetto nascosto che è uscito fuori analizzando la sua figura? Più che nascosto, ho cercato di esplicitare il suo percorso artistico in modo lineare e compiuto, senza seguire la tradizionale partizione che viene fatta per fasi. Faccio un esempio. Io sono riuscito a capire L’Egitto prima delle sabbie, composizione pianistica del 1978, considerata la punta più alta della sua fase sperimentale, solo dopo avere ascoltato il Kyrie della Messa Arcaica. Nel libro spiego perché, qui posso solo anticipare che entrambi i brani hanno a che fare con il non detto e con la sospensione, e di come questi concetti Battiato li abbia saputi esprimere a livello sonoro attraverso le risonanze del pianoforte. Se veramente vogliamo capire Battiato, dobbiamo mettere in relazione tra loro tutti i suoi brani, e anche i suoi film e persino i suoi quadri. Come pittore, ad esempio, lui ha dipinto quasi sempre scene ferme, dove è l’osservatore a doverle fare muovere attraverso un suo percorso di lettura e di fruizione. E’ lo stesso osservare che c’è in “Sequenze e frequenze”, in quel verso molto evocativo che apre il brano: “la maestra in estate ci dava ripetizioni nel suo cortile, io stavo sempre seduto sopra un muretto a guardare il mare, ogni tanto passava una nave”. L’osservazione della Natura, o degli altri, o di scene particolari poi si tramute in osservazione interiore: “io chi sono?”. Non so se tutto ciò era nascosto, ma credo che il mio libro, e in parte anche il mio disco, facendo dialogare tra loro più brani, abbia aperto questo tipo di lettura sistematica. Credo sia questo il motivo del suo successo, da me totalmente imprevisto.
Come hai cercato di ricostruire attraverso le pagine del libro la figura di Franco Battiato? Ho abbandonato qualsiasi approccio biografico ed ho anche evitato di scrivere perché mi piace Battiato e come ha influito sulla mia vita. Mi sono posto, invece, come interprete. L’interpretazione consiste nell’attribuire significati. Noi facciamo costantemente opera di interpretazione, quando cechiamo di capire cosa l’altro ci dice con le parole, con i gesti, anche con i silenzi. Io ho cercato di capire cosa Battiato ci dice attraverso le sue opere. Questo senza quasi mai ricorrere neppure alla sua spiegazione delle sue stesse opere. Un’opera d’arte ha significati spesso ulteriori e nuovi, indipendenti dalla volontà stessa dell’autore. Si oggettivizza. L’interpretazione fa vivere l’opera d’arte in modo autonomo e indipendente dal suo autore. Ed è una gran fortuna perché è proprio questo che la salva dall’oblio che potrebbe seguire alla morte del suo autore. La mia intenzione è, infatti, trasmettere il messaggio di Battiato a chi già lo conosce, facendolo riflettere su aspetti ai quali magari non ci aveva pensato, ma anche a chi non lo conosce, comprese le nuove generazioni. Alle quali un messaggio come quello di Battiato, che è universale e slegato dal contesto storico, in quanto parla di noi stessi e del nostro spirito, è molto più facilmente trasmissibile di messaggi di altri autori, troppo legati forse al loro tempo, e quindi percepiti come antiquati.
Ci vuoi descrivere anche brevemente il disco e spiegarci anche in base a quale criterio hai scelto il repertorio? Il disco è nato spontaneamente, quasi come verifica di quello che andavo scrivendo. Certe mie ipotesi che sono nel libro, soprattutto quelle sulla musica ferma, le ho chiarite meglio andandole a suonare e facendole risuonare in mie ricostruzioni di brani di Battiato. Le ho fatte pensando a come avrebbe lui potuto rifarle. Tanto mi sono immerso nel suo mondo, letterario e sonoro, che tutto questo mi è venuto non solo spontaneo ma persino facile. Fatte le debite proporzioni, ovviamente. Ho anche fatto dialogare brani tra loro, ad esempio l’incipit di Shakleton con una canzone di Battiato del 1973, Da Oriente a Occidente. Nel disco ricorrono frequentemente questi inserti e queste commistioni, basti pensare alla parte finale di Il re del mondo, che confluisce nell’aria finale di Genesi, la prima opera lirica di Battiato.
Ci saranno anche degli eventi in cui presenterai questo progetto live e anche delle presentazioni del libro di cui ci vuoi parlare? Ho unito le cose, e sto facendo anche qui una cosa innovativa. Sto andando in giro per l’Italia a presentare il libro in forma di concerto. Seguo alcuni percorsi di ascolto che ho individuato nel libro, ne parlo con il pubblico, che ha molta voglia di colloquiare e di testimoniare come ha vissuto Battiato, e poi suono e canto le canzoni che fanno parte di quel percorso, accompagnandomi con il pianoforte, un sinth e alcune basi da me stesso preparate. Insomma, con un vero e proprio concerto, con tanti brani in scaletta. Non mi aspettavo un tale successo, come del resto non mi aspettavo che il libro balzasse al primo posto nella classifica Amazon delle novità più rilevanti in musica e al terzo nei bestseller. Mi stanno scrivendo in tanti, per propormi di andare nelle loro città a fare questa presentazione/concerto. Una data particolare è stata quella del 18 maggio a Milo, paese dove Battiato ha vissuto la seconda parte della sua vita: in una serie di eventi organizzati dal comune e dal Centro studi di gravità permanente che cadono proprio a due anni dalla scomparsa fisica di Battiato, io presenterò il libro e interpreterò molti suoi brani. Proprio a Milo, proprio il 18 maggio. Spero di riuscire a gestire l’inevitabile emozione che proverò
Articolo del
29/05/2023 -
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