Sarebbe un bel momento shoegaze industriale se non avessero giocato spesso con accordi maggiori e quel modo indie di rendere corali le voci, aperte, dense di aria buona. Torna il duo formato da Francesco Petrosino e Matteo Portelli ovvero SMALTO, un progetto che oggi pubblica un nuovo EP dal titolo “Singolare/Plurale” uscito per la label Tippin’ Factory. Un lavoro breve ma intenso, collettivo visto il parterre di featuring che scendono in campo al loro fianco. È un pop di nuova generazione, ricco di una imponente personalità elettronica con soluzioni davvero interessanti e per niente scontate. Si incontra la grande industria con il nostro solito cliché italiano. Lo “scontro” produce evasioni da non sottovalutare.
Io parto dalla fine in cui trovo "Betty Tossica". Perché proprio i Prozac+ come omaggio? Così, d'istinto, avrei pensato a molto più pop anni '90… Non è che ci sia stato un ragionamento così approfondito in effetti. È venuto fuori! Pensandoci bene forse dipende dal fatto che lavorando a questo disco abbiamo avuto un approccio molto istintivo alle canzoni, e quando si usa più l'istinto che la testa escono fuori le influenze più "fondative". I Prozac+ magari non sono tra i gruppi più importanti delle nostre vite, ma facevano parte del periodo in cui abbiamo cominciato entrambi a capire che musica ci piaceva.. loro avevano un suono particolare, erano in qualche modo diversi, e il loro modo di raccontare le cose è un modo in cui ci ritroviamo. Betty Tossica è diretta, immediata, ma è poetica, struggente, anche ironica; e questo è uno sguardo sul mondo che ci piace e che cerchiamo anche noi.
Ve lo chiedo perché nonostante la trasgressione digitale in campo, non c'è veleno e acidità in questo EP. Cosa ne pensate? E questo grazie alle melodie corali delle voci soprattutto… Alla fine Smalto è una creatura dolce e malinconica, a suo modo! No, in effetti non cerchiamo il veleno o l'acidità, né nei testi né nella musica, questo progetto all'inizio lo definivamo "la nostra terapia", e dall'analista in effetti ci si va per capire e per andare in profondità. Ecco, noi cerchiamo qualcosa che ha più a che fare con la profondità: musicalmente questo significa stratificare, mischiare, rendere analogico il digitale e digitale l'analogico; tutti gli elementi delle canzoni non sono praticamente mai soli, i suoni sono sempre formati da strati sovrapposti, e così anche le voci: non c'è quasi mai una voce da sola, e ogni canzone ha una voce diversa, composta e diversa.
Forse "Dimenticare" è davvero il fuori pista elettronico del lavoro. Siete usciti dagli schemi per quanto sia possibile tracciarne in appena 6 brani. Che storia ha? Eh, è una canzone che ha avuto bisogno di tempo! L'avevamo scartata dall'EP precedente, non eravamo riusciti a "sistemarla". Ma c'erano delle cose che ci piacevano molto e che continuavamo a voler sviluppare.. Ci hanno aiutato questi due musicisti, che poi l'hanno anche cantata insieme a noi, Broni (Riccardo Schiavello) e Androgynus (Gabriele Bernabò): con loro abbiamo risolto dei problemi di base, trovato una sequenza di accordi che rendesse il ritornello come lo volevamo davvero, ripulito e asciugato tantissimo tutto il testo. Una volta sbloccata è come se ci fossimo liberati; ci siamo lasciati andare sui suoni e sulla produzione, ed è venuta fuori questa parte elettronica, che è veramente un'evasione, una specie di passeggiata fuori dalla canzone e dalla storia di cui parla.
Per voi il mondo è singolare o plurale? Perché da questo disco parrebbe inevitabilmente plurale... o sbaglio? Il mondo che vorremmo è sicuramente plurale.. Ci piacerebbe vivere in una società dove plurale non significhi somma di individui soli e non comunicanti. Nelle nostre sfere cerchiamo di darci da fare su questo, dialogo, condivisione, comunicazione, scambio. Ma ci pare che purtroppo la tendenza sia decisamente opposta.
Articolo del
23/01/2025 -
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