Se c’è UN esperto di Genesis al mondo, risponde al nome di Mario Giammetti, che alla band inglese ha dedicato una vita, 14 libri e una fanzine, Dusk, rimasta l’unica cartacea al mondo. E non a caso gli toccata recentemente una sorte più unica che rara, quella cioè di vedere tradotto e pubblicato nel Regno Unito un suo volume, Genesis 1967 to 1975 - The Peter Gabriel Years, per i tipi della Kingmaker.
Da queste premesse, l’aspettativa per un volume, sia pure introduttivo, comeGenesis. Tutti gli album. Tutte le canzoni, è alta. E Giammetti non delude affatto, riuscendo a coniugare accessibilità e minuziosità. La ricetta è semplice: scheda introduttiva dell’album (sono trattati solo i dischi in studio, non i live) e trattazione di ogni singola canzone. La scheda introduttiva si sostanzia da un lato di elenco delle tracce, nomi dei compositori, note di copertina ed eventualmente altre specifiche; dall’altra della narrazione degli eventi che hanno portato alla nascita del disco (corroborata da dichiarazioni dei musicisti), di un breve giudizio critico-estetico e dei dati di vendita. Si passa quindi alle schede delle singole canzoni, così strutturate: eventuale origine del brano e traversie compositive; descrizione dei panorami sonori del pezzo; tematica del testo; periodo della sua esecuzione dal vivo. Anche qui le dichiarazioni dei musicisti rendono più corpose e complete le informazioni fornite da Giammetti. Infine, conclude la trattazione di ogni album una scheda dedicata alle outtakes, ovvero ai brani rimasti esclusi dalla scaletta dell’LP o CD, finiti sui lati B di 45 giri o singoli o riemersi in tarde ristampe o antologie.
Come si vede, una dimostrazione di geometrica potenza che non esclude autentiche sorprese per chi non sia un fan maniacale della band: come l’esperienza paranormale che coinvolse Peter Gabriel, sua moglie Jill e il produttore di NURSERY CRIME John Anthony, che non spoilero perché veramente incredibile, e diede origine al testo di Supper’s Ready. Completa il testo un ricchissimo e pregiato apparato fotografico, che va dalle foto dei Genesis in concerto, alle foto promozionali delle etichette per cui hanno inciso, copertine dei dischi, locandine e biglietti dei concerti.
Quello di Giammetti è un bello scrivere, fatta di elegante discrezione che non esclude parole che ai non napoletani suonano ricercate e di grazia piene, ma che per lui, probabilmente, sono naturali, come “artifizio”, splendida eppur comprensibilissima. E parlo di elegante discrezione non solo dal punto di vista stilistico, ma anche contenutistico, in quanto Giammetti ha il dono di esprimere un giudizio critico, necessariamente personale, senza mai calcare la mano, anche quando affronta gli album degli anni 80 che ai fan storici dei Genesis risultano solitamente indigeribili. Ovviamente a volte sorprende, come quando sembra quasi preferire un disco tardo come WE CAN’T DANCE (1991) a DUKE (1980), ma, ovviamente, tutto dipende dai sempre rispettabilissimi gusti personali e ciò non inficia mai l’altissima qualità del volume. Anche perché tutto ciò testimonia lo sforzo di obbiettività di Giammetti, che, fan soprattutto dei primissimi Genesis, riesce a trovare momenti apprezzabili, e non poco anche nella seconda vita della band. Rapporto qualità-prezzo elevatissimo: 24 € per un simile volume sono davvero pochi. Consigliatissimo.
Articolo del
11/09/2020 -
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