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“Per queste canzoni dovete prendervela con Neil Finn. E’ lui che ha dato il via a tutto quando mi ha coinvolto nel suo progetto “7 Worlds Collide””. Così, ironicamente (ma forse non più di tanto) Philip Selway, batterista dei Radiohead inopinatamente convertito in singer/songwriter, spiega nel corso della serata la genesi dei brani acustici che sta presentando e che faranno parte del suo primo album solista in via d’uscita nel 2010.
Neil Finn, naturalmente, è l’ex-Split Enz e leader dei Crowded House che dal 2001 coinvolge periodicamente i suoi amici musicisti per “7 Worlds Collide”, progetto a fini benefici da cui sono scaturiti diversi concerti e (finora) due CD. Sul secondo disco, “The Sun Came Out”, ha suonato anche Philip Selway, che oltre a fornire i suoi abituali contributi ritmici ha anche esordito come cantautore con i due brani “The Ties That Bind Us” e “The Witching Hour”. A “The Sun Came Out”, peraltro, hanno partecipato anche Lisa Germano e l’ottimo bassista Sebastian Steinberg (già con i Soul Coughing): da qui la loro condivisione del palco stasera con Selway per quello che in teoria si presenta come un intrigante “double-bill” a cui il pubblico ha risposto benissimo, forse più che altro per la curiosità di vedere dal vivo, e a pochi passi di distanza, il batterista di una delle più amate ed influenti band degli ultimi 15 anni.
Trattasi quindi dell’ennesimo “side-project”. Peccato però che di Dave Grohl (o, andando più a ritroso nel tempo, di Robert Wyatt o di Phil Collins) – ovvero, di batteristi in grado di affermare una propria identità artistica - non ce ne siano molti al mondo. E che di conseguenza siano più frequenti i fallimenti delle riuscite: basti pensare (a memoria) alle scadenti prove di Ringo Starr e di Carl Palmer e, per venire ai giorni nostri, anche di quel certo Adam Ficek sodale di Pete Doherty nei Babyshambles. Purtroppo anche Philip Selway pare appartenere a questa seconda più diffusa categoria. Quelle che l’impacciato (e forse anche emozionato) Phil ci propone sono canzoni dal taglio acustico, in cui si accompagna con la chitarra e, quando serve, è supportato dal violino, dalle tastiere e dalla voce della servizievole Lisa e dal basso (e talora contrabbasso) del puntuale Steinberg. In totale ne esegue otto-nove, comprese le succitate di “The Sun Came Out”, ma la sensazione che dà è (sempre e comunque) quella di essere uno studentello al saggio di fine anno. Tanto sono irrilevanti le liriche, composte da frasi fatte che neanche sul diario delle medie (“What goes up must come down” è solo uno dei tanti esempi che si potrebbero fare), quanto scolastica la struttura melodica dei brani, che, soprendentemente, più che l’amico Thom Yorke, fanno pensare a Chris Rea. E non è certo un complimento. Qualcuno, dando voce alle speranze recondite di tutti noi, gli chiede ad alta voce di suonare “Karma Police”, ma Selway, schermendosi, replica che non la sa fare. Ne conosce solo la parte ritmica “...e”, confessa, “non è un granché, credetemi...”
Detta così parrebbe la cronaca di un disastro, ma la serata è parzialmente redenta dai segmenti in cui Phil si accomoda in panca sul retropalco lasciando la scena alla splendida Lisa Germano. Italoamericana, polistrumentista, 52 anni, una lunga esperienza in affiancamento a musicisti del calibro di John Cougar Mellencamp, Simple Minds, David Bowie e gli Eels, la Germano ha anche un’apprezzata carriera da artista solista, culminata nel periodo in cui, negli anni ’90, ha inciso per l’etichetta inglese 4AD, e che prosegue ancor oggi dopo l’incontro con l’ex-Swans Michael Gira e la collaborazione con la Young God Records, con cui ha pubblicato il recente ultimo album “Magic Neighbour”. E’, il suo, un pop intimista, per voce tastiere basso e violino, di vibrante intensità e - a differenza di quanto detto per Selway – eseguito da un’artista che possiede parecchia personalità “propria”. Si potrebbe dire che, come il miglior vino, invecchiando anche Lisa Germano migliora. In particolare le corde vocali della Germano appaiono in gran forma, e lei risulta più matura come vocalist anche rispetto alla precedente esibizione - 3 anni fa - allo stesso Circolo degli Artisti. Dall’ultimo album la Germano esegue “The Prince Of Plati”, l’ipnotica “Suli-mon” e la title-track, non disdegnando di attingere dal passato per regalare recenti microcapolavori quali “The Prince Of Fairies”, “All The Pretty Lies” e l’esilarante “It’s Party Time”, con la quale raggiunge l’apice del coinvolgimento di un pubblico che, a quel punto, è completamente ai suoi piedi. E gli applausi che per Selway erano dovuti esclusivamente alla buona creanza del pubblico, per Lisa diventano delle vere e proprie sentite ovazioni.
Così alla fine si è trattato di un bel concerto solo al 50 %. Colpa del buon vecchio Neil Finn: proprio così, proprio come ha detto Phil Selway...
Articolo del
04/04/2010 -
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