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A 66 anni, il figlio di Concetta Barra è probabilmente il miglior ambasciatore (in Italia e all’estero) della tradizione musical-teatrale napoletana, di quel vasto patrimonio artistico partenopeo che va dai primi del Secondo Millennio agli anni Cinquanta del Novecento. L’occasione per il suo ritorno a Roma è dovuta, ufficialmente, alla presentazione del nuovo CD di canzoni inedite “N’attimo”, prodotto dalla Marocco Music e pubblicato nel giugno 2009, ma la verità è che si tratta più che altro di un pretesto per passare in rassegna il suo ormai quarantennale repertorio, per l’apprezzamento di un pubblico che fin dall’inizio appare benissimo disposto.
Si parte, come abitudine, con Jesce Sole: sì, proprio lo stesso brano (il più antico canto popolare napoletano conosciuto e che secondo gli studiosi risale al 1200) posto in apertura del secondo LP della Nuova Compagnia di Canto Popolare (1972) e con cui il quale, nei primi Anni Settanta, la NCCP usava introdurre le proprie performance. Barra appare in gran forma, ben assecondato dalla notevole banda di Maestri del Conservatorio che lo accompagna, composta da Paolo Del Vecchio (coautore di alcuni dei brani di N’attimo) alla chitarra e mandolino, Luca Urciuolo al piano e fisarmonica, Ivan Lacagnina alle percussioni, Sasà Pelosi al basso acustico e Riccardo Veno ai fiati etnici. Barra canta, spiega e ammicca, istrionico e teatralissimo come nel suo stile. Dall’ultimo CD presenta Sufrimiento dell’angolano Waldemar Bastos, adattata in napoletano dall’amico Patrizio Trampetti (anch’egli ex-NCCP), la messa in musica di Cos’è l’amore di Antonio Petito e l’omaggio a Piero Gallo, Piccerè. Nello spettacolo c’è tutto il mondo di Barra. La madre Concetta – innanzitutto – indimenticata cantante folk cresciuta nell’isola di Procida, nel cui ricordo intona Bambenella di Raffaele Viviani. E poi – anche - tanta NCCP, il collettivo in cui Barra ha passato tutto il periodo formativo negli Anni Settanta e che mostra di non aver dimenticato. Esegue Traperanella, suo vecchio cavallo di battaglia, e, ovviamente, Tammurriata nera, che come sua recente consuetudine unisce alla tenebrosa Guerra (dello stesso Barra) dandole un feeling volutamente meno gioioso (e quasi claustrofobico) dell’originale. Non mancano momenti in cui Barra dà dimostrazione della sua sempre straordinaria vocalità: in particolare, la sua tonante interpretazione di Balocchi e profumi, la celeberrima canzone (quella di “Mamma mormora la bambina...") composta da Giovanni Ermete Gaeta ai primi degli anni ’30. E poi, ancora, spazio per favole e racconti (“cunti”): quelli del Pentamerone di Giovan Battista Basile da Giugliano (non a caso, l’autore della Gatta Cenerentola, da cui l’opera di Roberto De Simone portata in scena nel ’76 dalla NCCP) i cui salaci doppi sensi danno il destro all’istrione Barra per far più volte esplodere la sala in una successione di irrefrenabili risate.
Si replica stasera (10 aprile) alle 21.00 e domani (11 aprile) con pomeridiana alle 17.00.
Articolo del
10/04/2010 -
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