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Sappiamo quanto John Cale, musicista, compositore e produttore gallese ex Velvet Underground, fosse legato a Christa Pàffgen in arte Nico, modella, attrice e cantante di origine tedesca, molto vicina alla Factory di Andy Warhol, anche lei con i Velvet Underground a condividere con Lou Reed e lo stesso Cale un periodo quanto mai fertile di sperimentazioni e di una impostazione musicale sempre ai limiti del conosciuto, vicina all’avanguardia. Cale ha prodotto anche i successivi album solo di Nico, l’ha consigliata, le è stato vicino fino alla fine, avvenuta nel 1988 dopo una caduta dalla bicicletta ad Ibiza, proprio quando aveva deciso di smetterla con l’alcool e passare ad una vita con meno eccessi, più sana. Resta la sua figura, bellissima, eterea, quasi impalpabile, restano i suoi album, e le sue canzoni che John Cale ha voluto riproporre una prima volta l’11 ottobre del 2008 alla Royal Festival Hall di Londra, pochi giorni prima di quello che sarebbe stato il suo settantesimo compleanno. Da allora in poi il Tributo a Nico è stato riproposto in diverse occasioni, e ricordiamo ancora il concerto di Ferrara nella primavera dell’anno scorso.
Questa sera alla Sala Santa Cecilia dell’Auditorium di Roma, John Cale, piano, tastiere e voce, si avvale della presenza sul palco di una band composta da Dustin Boyer e da Josh Schwartz alle chitarre elettriche, e da Michael Jerome, alla batteria, ed è proprio lui a dare inizio al Tributo con una bellissima nuova versione di Frozen Warnings, brano tratto da The Marble Index, il disco più bello mai realizzato da Nico. Subito dopo, accolta da grandi applausi, entra in scena Lisa Gerrard, ex Dead Can Dance, un’interprete straordinaria, che dà voce ad una nuova versione di The Falconer da Desertshore. La voce della Gerrard non ha niente di umano, un qualcosa di angelico piuttosto, di soprannaturale, che crea brividi in sala. E’ il turno poi di Laetitia Sadler, vocalist degli Stereolab, che interpreta deliziosamente My Only Child, sempre da Desertshore. Arriva anche Mark Lanegan, nuovo crooner della scena indie rock, ex vocalist degli Screaming Trees, ora con i Soulsavers e i Gutter Twins, che ci regala una versione particolarmente intensa di Roses In The Snow da The Marble Index. E’ il turno di Bianca CocoRosie, la prima delle due sorelle Casady, che esegue una intrigante versione in tedesco di Abschied, seguita dalla sempre brava Joan As Policewoman, che si è aggiunta solo recentemente al progetto, e che ci presenta una sua “rock version” di Janitor Of Lunacy, da Desertshore. E’ la volta di un indemoniato Jonathan Donahue, vocalist dei Mercury Rev, che esegue Fearfully In Danger, da Camera Obscura. Chiude la prima parte del concerto Shara Worden in arte My Brightest Diamond con una superba versione di Ari’s Song, tratta da The Marble Index.
Dopo un breve intervallo gli artisti tornano sul palco per eseguire ciascuno un altro brano: ecco Joan As Policewoman che torna con una commovente versione di My Heart Is Empty, sempre da Camera Obscura, seguita dalla figura epica e solenne di Lisa Gerrard che - grazie alla sua personalissima interpretazione di No One Is There - raggiunge l’apice della serata. Torna anche Laetitia Sadler con Afraid, e torna a cantare anche il direttore d’orchestra, John Cale, con Sixty-Forty da Drama Of Exile. Molto lenta e dalle tonalità volutamente pesanti You Forgot To Answer, il brano di Nico tratto da The End che Mark Lanegan ci ripropone in una totale adesione artistica e personale. Ecco che arriva la seconda sorella Casady, Sierra Coco Rosie, che ci offre una buona interpretazione di Win A Few tratta da Camera Obscura, seguita da Mercury Rev con Evening Of Light, tratta da The Marble Index. Finalmente compare in scena Anja Plaschg in arte Soap & Skin, la giovanissima cantante austriaca, venuta fuori dal nulla, ma che John Cale stesso ha definito l’erede di Nico. La sua versione di Tananore è davvero bella, ed è impressionante la somiglianza nei toni e nell’estensione vocale con la mai dimenticata Nico. Infine torna a cantare John Cale con una versione molto ritmata di Facing The Wind, tratta da The Marble Index al termine della quale vengono chiamati sul palco tutti gli artisti che hanno partecipato per una toccante versione collettiva di All That Is My Own , il brano che chiude Desertshore e che al tempo stesso è una sorta di testamento spirituale di Nico, un’artista che ha lasciato il segno e una legacy davvero unica e rara, in chi l’ha seguita, in quanti - come chi scrive - l’hanno ascoltata, dal vivo, su disco, scoprendo che dopo, non avevano più bisogno di niente.
(La foto di John Cale a Roma è di Francesco Donadio)
Articolo del
17/04/2010 -
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