|
Il Muro del Canto è un progetto che vede convogliare, in un unico organismo musicale, le idee e suggestioni di Daniele Coccia, già cantante dei Surgery, Alessandra Perna e Carlo Martinelli, chitarre e voci dei Luminal. Si uniscono a loro Alessandro Pieravanti, batteria dei Luminal, il bassista Ludovico Lamarra, del gruppo post rock strumentale En Plein Air e la fisarmonica di Alessandro Marinelli.
Questa felice unione ha generato un progetto che spazia tra le sonorità della musica tradizionale di stampo romanaccio e quelle più cupe del folk, con una linea di chitarre che richiama a tratti anche fasi di prog rock. La particolarità di questo gruppo sta nel recupero e utilizzo della lingua romana moderna in unione con quella che è la tradizione linguistica della vecchia Roma e dei vecchi romani. Nascono così pezzi come Luce mia, singolo che presto uscirà come promozione iniziale del futuro album in cantiere, Roma, San Lorenzo, tutti brani che si legano alla coscienza di una società, quella romana contemporanea, che, anche troppo spesso, ha perso le sue radici rionali durante la rincorsa alla modernizzazione esterofila. Succede così che, all’interno di un piccolo ambiente, ci sembra di essere tornati dentro una vecchia trattoria, quando venivano urlati stornelli e canzoni popolari, sentiamo gli odori della coda alla vaccinara, dei panni stesi in mezzo alla via, le urla dei mercati e della popolazione di Roma, che, ancora, in qualche felice luogo della città eterna, vive come all’epoca tra mercati e parolacce, urla e calessi. Vi sono suggestioni pasoliniane, scene di Mamma Roma o di Roma Città Aperta che ci ballano davanti agli occhi, ricordiamo il Gobbo del Quarticciolo e passeggiamo 40, 50, 60 anni fa, tra le strade di Testaccio e lungo il Tevere. Il fascino de Il Muro del Canto sta anche nella sua disillusione, le chitarre ritmiche ricordano le vecchie linee degli stornelli, mentre l’elettrica gioca in maniera più contemporanea, creando un contrasto che vuole sottolineare come il vecchio e il nuovo, tradizione e innovazione, possano ancora accordarsi e trovare una via di convivenza insieme, anche se, tutto questo, rimane comunque ad appannaggio di pochi, che ancora sanno ascoltare. La fisarmonica dona quel patetismo, tipico delle serenate romantiche all’ombra di Trastevere, e, percepiamo, così nei testi, come nelle percussioni 'ritualizzate', la profonda tristezza, rassegnazione e il dolore che questa band vuole trasmettere.
L’appartenenza a un gruppo sociale è importante per l’uomo nella sua comprensione e interpretazione del mondo, il ricordo delle radici e della lingua, così com’è quella dialettale romana, non lascia spazio ad equivoci: l’uomo contemporaneo si è perso sulla via della modernizzazione, ha calpestato tutto ciò che di originale, puro e genuino esisteva nella sua storia, e Il Muro del Canto vuole rimanere testimone di qualcosa che c’era, che tutt’ora sopravvive negli occhi e nelle rughe dei più vecchi, e che ci sarà se questi giovani si faranno carico di tenerlo vivo nella memoria delle generazioni future. Attendiamo con entusiasmo, quindi, l'uscita del loro primo album.
Articolo del
17/04/2010 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|