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Let there be surf. E surf è stato. Il 18 aprile la Locanda Atlantide si è trasformata in un locale californiano trasportato per magia indietro fino ai favolosi Anni '60 grazie a The King Of Surf Guitar. La promozione, per venire incontro all'ignoranza del pubblico più vasto, è stata improntata più sul rendere noto che Dick Dale è il leggendario autore del brano principale della colonna sonora di Pulp Fiction (per mezzo di locandine che rappresentavano Uma Thurman nei panni di Mia Wallace, una dei protagonisti del capolavoro di Quentin Tarantino), ad ogni modo l'effetto è stato quello sperato, un locale pieno di gente, divisa tra curiosi e veri appassionati di surf e swing che potranno dire “io c'ero”.
Ci si è calati subito nell'atmosfera giusta grazie allo straordinario gruppo di apertura, i Surfadelics, formazione romana che incarna alla perfezione lo spirito ed il sound surf rock. Il look, con cravatta e cappelli trilby neri fa un po' Blues Brothers, ma bastano le note iniziali a far capire che è solo apparenza. Spadroneggiano le Fender Jaguar, strumento simbolo del surf rock, la selezione di brani strumentali originali, tratti dall'album presentato proprio la sera stessa intitolato Sugoi!! Kawaii!! Atarashii!! e alcune cover saggiamente scelte (tra queste il tema del film Il Padrino, Amore Disperato e Bella Ciao) intrattengono i presenti in attesa della Leggenda.
Dick Dale fa il suo ingresso tra l'entusiasmo generale, è la prima volta in assoluto che il chitarrista americano (ma di origini libanesi da parte di suo padre e polacche da parte di sua madre) tiene un concerto a Roma. La mitica Statocaster dorata illumina di riff e soli immensi il palco, dando vita ad un concerto vecchio stile, senza scaletta, a base di tanta improvvisazione, cover rigorosamente riarrangiate secondo lo stile surf e vecchi cavalli di battaglia del repertorio di Dale. Giudicando a freddo forse le cover sono state troppe, seppure la selezione e l'esecuzione sia stata di pregevole fattura, i fan puristi avrebbero probabilmente preferito ascoltare qualche pezzo originale in più, che ai più sarebbe tuttavia risultato sconosciuto. Il primo sussulto arriva quasi subito con Pipeline, che come altre pietre miliari ha vissuto per due volte, nel caso di questo pezzo si parla del 1987, quando Dick la registrò nuovamente con il significativo contributo di Stevie Ray Vaughan. Tra le altre cover l'apoteosi si raggiunge con House Of The Rising Sun, nella quale Dick canta e fa partecipare il pubblico, come accade anche per Louie Louie, il brano simbolo del film Animal House. Sempre in tema di grandi pellicole, non manca neppure l'accenno al tema di Peter Gunn e successivamente Fever che è sì una cover, ma figura nel carnet di Dick Dale già dai tempi dell'album Calling Up The Spirits, nel 1996. Tributo in piena regola invece per quanto riguarda un'altra icona, sponda country però, per l'immortale Ring Of Fire infatti Dick si cala nella parte presentandola con le parole “Hello I am Johnny Cash!”. C'è spazio anche per un estratto da Foxy Lady di Jimi Hendrix, che illo tempore dedicò a Dick Third Stone From The Sun, prima di addentrarsi già in clima “pulp” con Rumble di Link Wray (altra leggenda surf) traccia anch'essa contenuta nella soundtrack di Pulp Fiction.
Dick Dale però non significa solo chitarra, il suo curriculum da musicista è arricchito infatti anche da un passato che lo ha visto anche batterista e trombettista, in questa esibizione non manca nulla di tutto ciò. Dopo un assolo di batteria, Dick si è poi cimentato in una serie di “percussioni al basso” utilizzando le bacchette sulle 4 corde e sul manico dello strumento. Molto particolare anche il momento in cui Dale ha ripreso in mano la tromba, anche se il fiato è quello che è, la situazione ha preso una piega molto simpatica con un intermezzo strumentale alternato a delle imitazioni vocali di Louis Armstrong. I momenti davvero memorabili sono però stati scanditi da Surf Beat, The Wedge e l'inno surf per eccellenza, Let's Go Trippin, datata 1961 (singolo che ha anticipato l'uscita del primo fondamentale capitolo della discografia di Dale, Surfer's Choice), pezzi che riassumono ed esaltano quello che Dick Dale rappresenta nel panorama musicale.
La chiusura è ovvia, la celeberrima Misirlou “la canzone di Pulp Fiction”, accompagnata da qualche accenno di balletti alla John Travolta, un tuffo indietro nel tempo dove i più partecipi hanno provato emozioni inspiegabili, rivolti dalla parte del palco ma immaginandosi da qualche parte nella propria fantasia che nel bar alle loro spalle ci avvenissero rapine e regolamenti di conti tra gangster.
(La foto di Dick Dale alla Locanda Atlantide è di Nicholas Matteucci)
Articolo del
22/04/2010 -
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