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Nel 2007 come un fulmine a ciel sereno Technicolor Dreams degli ...A Toys Orchestra sconvolse la scena indie italiana. Un disco di pop-rock raffinato ed eccitante, disegnato ed eseguito ai limiti della perfezione, che raccolse i favori di tutta la critica e ancor di più del pubblico, estasiato (anche) dalle magistrali performance live del gruppo originario di Salerno. Tre anni dopo, la band, fatti armi e bagagli, si è trasferita a Bologna per registrare e dare alla luce (lo scorso 2 Aprile) l’album della definitiva consacrazione: Midnight Talks. Sin dall’uscita il nuovo disco ha diviso e ottenuto pareri fortemente contrastanti: c’è chi l’ha lodato senza remore, chi l’ha messo pure in copertina (Blow Up) e di contro chi li ha trovato un passo indietro rispetto al capolavoro di tre anni fa, chi (pur apprezzandone le doti polistrumentiste) ha storto il naso sentendo la vocina di Ilaria D’Angelis aprire il disco e chi invece l’ha adorata considerandola ormai marchio di fabbrica indelebile del gruppo campano. E così, in un panorama di contrasti, elogi e dibattiti sulla band più in voga del momento, abbiamo la fortuna di poter sentire direttamente, su questa ed altre questioni, il parere del leader degli ...A Toys Orchestra, Enzo Moretto:
Prima dell’uscita di "Midnight Talks" tutti si aspettavano molto dal nuovo disco; soprattutto il salto di qualità definitivo verso un successo molto più esteso. Hai mai percepito addosso il peso di questa responsabilità durante le registrazioni o in fase di scrittura?
Uhm, non credo. Anche perché le nuove canzoni sono nate senza che quasi ce ne accorgessimo. Nel senso che non ho scelto ponderatamente di scrivere i pezzi per il nuovo disco, ma era un po’ di tempo che buttavo giù delle bozze da cui poi abbiamo tirato fuori il nuovo lavoro. Tutto, quindi, nasce in maniera molto impulsiva e in modo da rifuggire da quelle pressioni che potevano inficiare la spontaneità, e che sarebbero anche lecite per certi versi. Nelle registrazioni poi eravamo totalmente assorbiti dalla fase creativa e dalle nuove forme di arrangiamento con cui ci stavamo rapportando, al punto da distrarci da tali pressioni. Probabilmente queste si sono fatte sentire, forse un pochino, nella fase successiva, ma quando già tutto era fatto!
Ho letto che vi siete trasferiti a Bologna, e che avete registrato "Midnight Talks" in una sorta di villetta in campagna. Di cosa avete potuto usufruire in più rispetto alle registrazioni di "Technicolor Dreams"? Cosa in meno? L'atmosfera che si respirava in quei luoghi è rintracciabile nelle nuove canzoni?
In realtà si tratta di un grosso studio superprofessionale. Il fatto è che è situato in mezzo agli Appennini a 1400 metri di altitudine, in mezzo ai boschi,ai cervi e ai cinghiali. E' una grossa baita molto caratteristica, ma all'interno ci sono tutti i comfort immaginabili. E' lì che per quasi tre mesi ci siamo rinchiusi per lavorare al disco; ed è lì che abbiamo trovato la giusta concentrazione visto il full immersion nell'isolamento quasi totale. L'atmosfera di uno studio, per me, viene ancor prima di tutte le macchine e gli strumenti che esso contiene, e se poi, come nel nostro caso, anche queste ultime sono fantastiche... allora è un paese della cuccagna!
Sei soddisfatto del risultato finale delle registrazioni? O pensi che gli ...A Toys Orchestra possano crescere ancora in futuro?
Del disco posso ritenermi molto soddisfatto. Ovviamente auspico sempre ad una nuova crescita. Non mi sento di essere "arrivato", ma sono sempre in corsa e non mi piace parlare di maturità, perché raggiunta quella resta solo da marcire. Noi, invece, abbiamo voglia di scoprire e imparare ancora moltissimo; ci sentiremo sempre degli alunni ed è questo lo slancio vitale che ci mantiene sempre musicalmente giovani.
A tal proposito, il disco precedente era caratterizzato da un sound che spaziava tra riferimenti ai Beatles, omaggi all'indie rock made in UK e qualche spruzzata di elettronica. Se ce ne sono, quali pensi che siano le nuove influenze che sono poi confluite in "Midnight Talks"? Pensi che il tuo songwriting abbia subito una qualche evoluzione particolare?
Si, ovviamente. Ma mi sembra riduttivo limitare le influenze al solo campo della musica. Ci sono talmente tante cose che possono influenzare la scrittura di un disco, che la musica è solo una di queste. E' per questo che potrei risponderti banalmente che tutto quello che ascoltiamo e ci piace alla fine ci regala qualcosa che finisce per confluire nel nostro background. Ovviamente i pilastri come Beatles, Pink Floyd, Kinks, Bowie ecc.. sono gli onnipresenti che continuano a protrarre la loro lezione all'infinito per noi come per tanti altri! Grazie a Dio che li creò!
Quindi non pensi che ci sia qualcosa, in particolare, che abbia profondamente inciso sul nuovo lavoro? Si tratta solo di una progressiva crescita culturale rispetto al passato?
Ogni giorno, ogni mese, ogni anno è diverso dall'altro... quindi anche ogni disco. (sorride, ndr.)
Ho notato, ma potrebbe anche essere solo una mia sensazione, che in "Technicolor Dreams" vi fossero più brani di facile ascolto, dei potenziali singoli che avrebbero potuto tranquillamene scalare le classifiche: penso a "Powder Of Words", "Letter To Myself", "Ease Off The Bit" o "Amnesy International"...mentre in "Midnight Talks", ad esclusione di "Red Alert", si sente la mancanza di canzoni di questo tipo. Condividi questa opinione, e quindi credi che possa esser un peccato considerando che oggi siete maggiormente in vista rispetto a tre anni fa, o pensi che ci siano brani altrettanto forti? Se si, quali secondo te?
E' difficile dirlo, e questo in primis perché per noi le canzoni sono come discorsi. In questo momento avevamo da "dire" questo e di certo non ci soffermiamo a pensare se saranno o meno delle canzoni da classifica. Cerchiamo di dar loro un’importanza superiore a questi scopi effimeri: "classifica" fortunatamente non è sinonimo di qualità o bellezza, altrimenti queste non sarebbero infestate dai Marco Carta e i Valerio Scanu, bensì ci sarebbero Black Rebel Motorcycle Club, Wilco, Cat Power e compagnia bella. Poi è strano, la musica è talmente soggettiva. Ad esempio, questo tuo pensiero è completamente opposto a quello di altre persone che ci hanno intervistato e che magari ci hanno detto esattamente il contrario (sorride, ndr.). Diciamo che non ci siamo mai preoccupati di scalare le chart, piuttosto ci concentriamo sull'autenticità e quello di definire se ciò che facciamo è bello, è brutto o è commerciale è compito che spetta ad altri.
Quali canzoni del nuovo album pensi possano essere accomunate a quelle da me citate, in termini di qualità e possibilità di impatto sul pubblico? Secondo te quale è l'elemento che la gente punterà nel dire che c'è una reale differenza con "Technicolor Dreams"?
Questa è una cosa che si scopre con il tempo, man mano che fai concerti e che la gente impara a conoscere le canzoni, capisci quali sono quelle che ama di più. Noi abbiamo scelto come singolo Mystical Mistake perché ci sembrava potesse essere emblematico della direzione del lavoro nella sua totalità e che potesse essere rappresentativo per quello che è il feeling del disco, anche se poi il disco è talmente vario che è difficile trovarne un portabandiera. Al momento nei concerti stiamo notando che il pubblico ama molto Celentano, The Day of the Bluff, Frankie Pyroman oltre alla stessa Mystical Mistake.
A proposito di feeling del disco, a cosa è dovuto il netto salto visivo tra i temi onirici e fiabeschi (alla Alice nel paese delle meraviglie) di "Technicolor Dreams" a quelli più duri della cover di "Midnight Talks"?
Proprio al fatto che la vita è varia: un giorno si sogna e l'altro si delira! (sorride, ndr.) In questo disco si vuole parlare della doppia faccia dell'amore: quella buona e quella cattiva, che poi sono solo due metà della stessa mela. Odio e amore sono gemelli siamesi. Ho voluto analizzare gli aspetti più potenti di questo sentimento: la passione, la smania, la carnalità, la paura, la perdita, gli aspetti terreni e quelli spirituali. Non mi interessa parlare solo degli "abbracci al tramonto", del "cielo negli occhi", o dei "tvtb", sarebbe troppo facile e ci sono degli aspetti molto più sconvolgenti di questo sentimento che, nel bene e nel male, ha in ostaggio tutta l'umanità dall'alba dei tempi. E proprio per questo che la copertina è così "forte", perché serviva un messaggio potente. Nella cover c'è proprio quello di cui ti parlavo... l'amore buono e l'amore cattivo... il bacio e il morso... il languore del sentimento e la passione della carne... il bene e il male... La vita in fondo.
Sei contento di come la critica e il pubblico hanno recepito fin'ora il disco? Puoi raccontarci l'esperienza nelle redazioni del Mucchio e Blow Up (il quale vi ha anche dedicato la copertina di Aprile)?
Come potremmo non essere contenti? La soddisfazione e l'entusiasmo sono la vera moneta sonante di questo "lavoro", e per adesso siamo "ricchissimi"! Blow Up e Mucchio ci seguono e ci apprezzano da tanti anni e dimostrano sempre di prestare attenzione al nostro lavoro, cosa che ci gratifica moltissimo, tenendo anche conto che nella stampa specializzata sono tra i nomi più importanti. Quindi vedersi in copertina o nelle pagine di riviste che leggevi sin da ragazzino e nelle quali sognavi di apparire è fantastico. In ogni caso che sia un articolo, una recensione, un’intervista o una copertina e che sia un blog o un’importante testata, è sempre gratificante ricevere attenzioni. Poter suonare nella redazione del Mucchio è stato un ulteriore elemento del loro apprezzamento. E' stato molto divertente: siamo arrivati senza aver programmato nulla e abbiamo deciso sul posto il da farsi, infatti alcune di quelle canzoni non le avevamo mai suonate prima in acustico. Beatrice (Antolini, ndr.) ad esempio suona un comodino. (sorride, ndr.)
Come avete conosciuto Beatrice Antolini?
Siamo amici ed estimatori da tempo, oltre che vicini di casa. La nostra amicizia ha fatto si che alla dipartita di Fausto (l’ex tastierista ed effettista della band, ndr.) Beatrice si sia offerta di darci una mano per parte del tour. E’una cosa molto spontanea che nasce dal fatto che ci apprezziamo l'un l'altro e che condividiamo lo stesso amore per la musica.
Il Venerdì di Repubblica omaggiando il vostro pop sinfonico con 3 stellette, vi appuntava (quasi fosse un difetto) il fatto di cantare in inglese, auspicando di ascoltarvi prima possibile in italiano. Ci sono possibilità che la cosa accada? Magari finite a Sanremo...
Beh.. non credo proprio!
Ci sono progetti per espandere la vostra musica in Europa? Come sta andando la ricezione della vostra musica nel resto del vecchio continente? Avete qualche possibilità di fare da backing band a qualche gruppo più conosciuto, magari anche mainstream? O si tratta di traguardi ancora lontani dal venire?
Non saprei, al momento siamo molto concentrati sul tour italiano, ma sicuramente come fu per quello di Technicolor Dreams ce ne sarà uno estero anche per quest'ultimo. Anche perché i feedback oltre confine sono davvero molto promettenti... Staremo a vedere.
Insomma, sono passati tre anni da "Technicolor Dreams", che fu davvero molto apprezzato da tutti. Come giudichi questo periodo e quali sono le speranze per i prossimi tre anni, magari sperando che il nuovo disco arrivi prima?
Siamo abituati a guardare a ieri e a domani, non a fare voli pindarici nel tempo. Preferiamo concentrarci assolutamente su quello che accade giorno per giorno, traendo certezze ed esperienza dal passato e riponendo ambizione nel futuro. Ma parlare dei prossimi tre anni mi viene davvero troppo difficile. Questo è un ottimo periodo per noi e sembra essere ricco di prospettive, è per questo che ci dedichiamo a quello che ci accade in tempo reale!
Quindi non vi siete posti obiettivi a breve o lungo termine? Non hai ancora pensato o composto niente in prospettiva di un nuovo album?
Magari si... ma è troppo presto per parlarne!
Articolo del
30/04/2010 -
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