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Fumo e groove, è in pura sostanza quello che si vede e si sente nell'ora e mezza durante la quale il trio americano si dimostra ancora come uno dei punti di riferimento più validi nella scena rock alternativa (e non solo) mondiale, confermando che al giorno d'oggi ci sono ancora band giovani in grado di fare vero rock originale... con il cuore e gli attributi. L'atmosfera da concerto underground si tocca e si respira già dall'entrata della venue, pronta ad ospitare il ritorno nella capitale dei BRMC, più ci si avvicina al palco e più questa entra dentro; luci soffuse ritraggono le sagome ossute dei tre di San Francisco, armati dello stretto indispensabile: basso, batteria e chitarra; distorsione “on” e si parte con ”War Machine”. La voce “attufata” di Robert Levon Been è allo stesso tempo abbastanza acida da sovrastare gli accordi tipicamente noise del primo pezzo, dai ritmi piuttosto lenti ma con la cadenza quasi solenne del grande classico, nonostante sia estratto dall'ultimo lavoro ”Beat The Devil's Tattoo”. Si inizia ad accelerare con la seguente ”Mama Taught Me Better”, dalle sonorità più garage; il primo ritorno alle origini con pezzi tratti dall'omonimo album di esordio, datato 2001, è invece con la cupa ”Red Eyes And Tears”. L'alternanza dei brani in scaletta non fa mai in modo che l'atmosfera possa appiattirsi sugli stessi ritmi e suoni, ”Bad Blood” infatti ha un effetto rivitalizzante dopo il fosco pezzo precedente. La title-track dell'ultimo album è un pezzo che riprende la vena country che la band ha sperimentato con successo già in passato e che dimostra di aver fatto propria. La vagamente psichedelica ”Shade Of Blue” prepara il terreno per l'esplosione di entusiasmo, armonica e ritmi country di ”Ain't No Easy Way”, singolo di successo dell'album Howl (2005). La regola dell'alternanza si conferma fino alla rumorosamente lenta e struggente ”Aya”, seguita da ”Berlin”, singolo estratto da ”Baby 81”(2007), rock'n'roll bello tirato stile Danko Jones che avvia il movimentato finale della prima metà di concerto con ”Weapon Of Choice” ed il cavallo di battaglia ”Whatever Happened To My Rock'n'Roll”, tra il delirio generale. Dopo una breve pausa si ripresenta sul palco il solo Robert Levon Been che, dopo essersi seduto all'estremità del palco, esegue un emozionante versione acustica ”Sympathetic Noose” nel buio completo della sala. Rientrano anche gli altri compagni di band, Peter Hayes e Leah Shapiro (già batterista live dei Raveonettes) per eseguire ”River Styx”. L'ultimo sussulto country si registra con ”Shuffle Your Feet” prima delle agitatissime ”Conscience Killer” e ”Six Barrel Shotgun”, le ultime due prima dei bis finali sono ”American X”, caratterizzata da un sound incline al new wave e ”Spread Your Love”, un'altra sorta di inno per i fan della band californiana. I BRMC salutano Roma con ”Stop”, tratta dal secondo album, ”Take Them On On Your Own” (2003) e ”Shadow's Keeper” che chiude una performance che può definirsi affascinante sotto tanti aspetti, si parla sostanzialmente di revival rock vero e palpabile, al punto che si ha davvero l'idea di assistere all'esibizione di una band di altri tempi, come non se ne vedono più nel panorama mainstream seppur di nicchia, in un connubio di sound vecchi e nuovi eseguito magistralmente da quest'incredibile power trio. Lunga vita ai Black Rebel Motorcycle Club!
Articolo del
14/05/2010 -
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