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Prima italiana della Azerbaijan Night, un progetto itinerante che vede insieme il leggendario Alim Qasimov, cantore dell’Azerbaijan, ed il prestigioso Kronos Quartet, il cui violinista David Harrington è rimasto talmente affascinato dalle melodie del patrimonio Mugam da proporre allo stesso Qasimov una prima collaborazione che poi si è sempre più approfondita con il passare del tempo.
La prima parte della serata vede protagonista il Kronos Quartet che può contare - oltre al già citato Harrington - anche sulle eccellenti performance di John Sherba, violino, Hank Dutt, viola, e Jeffrey Zeigler, al violoncello. Il quartetto d’archi di San Francisco esegue Sayagi e Oasis, due composizioni scritte da Franghiz Ali Zadeh, riconosciuta come una delle principali compositrici da tutto il popolo dell’Azerbaijan, ed ispirate alle tematiche religiose a carattere mistico della tradizione. Poco dopo arriva il turno dell’Alim Qasimov Ensemble, che prevede - oltre ad Alim Qasimov, alla voce - Fargana Qasimova, la figlia di Alim, al canto, Rafael Asgarov al balaban, Rauf Islamov, alla kamancha, Javidan Nabiyev, al tar, e Zaki Valiyev, alla naghara. Sorprende e desta meraviglia assoluta la tecnica canora di Alim Qasimov, mai sentito nulla di più limpido, di più puro ed esaltante a livello vocale, un qualcosa di paragonabile soltanto alle interpretazioni di Nusrah Fateh Ali Khan. Le composizioni eseguite risalgono all’anno 1000 dopo Cristo e si riferiscono interamente al repertorio Mugam, un mosaico di suoni che racchiude elementi tipici della musica folk turca, irachena e iraniana. Dopo una breve pausa si torna in sala per assistere ad un breve documentario sulle prime fasi della collaborazione fra il Kronos Quartet e Alim Qasimov , invitato in sala di incisione a San Francisco. Poco dopo ecco finalmente insieme sullo stesso palco, il Kronos Quartet e l’Ensemble di Qasimov per quello che si rivelerà il momento clou della serata. Ascoltiamo infatti cinque composizioni azere che sono arrivate fino a noi nel tempo solo grazie ad una trasmissione orale e che conservano intatta tutta la loro bellezza primordiale. I temi musicali, tradotti dalla lingua azera, rispondono ai titoli di My Spirited Horse, I Gave My Word, Let’s Be Kind, Don’t Leave, Don’t Leave e Your Eyebrows Are Bow Like e sono un raro esempio di riuscito sincretismo musicale, se non altro per il modo in cui Harrington ed i suoi si mettono al servizio delle melodie dettate dall’Ensemble di Qasimov in una lettura rispettosa del passato ma proiettata al presente, in una sofisticata mescolanza di musica folk e impianto classico, di tradizione e di improvvisazione. Musica classica azera rivisitata ed ampliata da un quartetto d’archi di musica contemporanea, dai Kronos Quartet, niente affatto nuovi a questo genere di cose, gli unici in grado di rischiare, di scoprire nuove strade, in un panorama musicale troppo spesso appiattito e banale. Quattro strumenti azeri, antichi, tradizionali, si fondono con quattro strumenti occidentali dando vita ad un ottetto integrale, che accompagna benissimo il canto di Alim e di Fargana.
E’ stato un po’ come se Bartòk avesse incontrato Philip Glass, è stato come se il meglio della musica mistica d’Oriente si fosse confrontato con l’avanguardia della musica contemporanea dell’Occidente. Un evento raro, che mette in gioco il cuore e l’ardore della musica azera e i violini raffinati e strazianti che dimorano nella mente dei Kronos Quartet, da sempre garanzia di alta qualità musicale e perfezione stilistica.
Articolo del
16/05/2010 -
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