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I Luminal, Tattica e Disciplina il loro primo album, riconoscimenti tanto della critica quanto del pubblico da subito. Un mini riassunto di questo progetto che sta prendendo sempre più piede in Italia e a cui, sempre di più, il pubblico del rock e della wave si sta affezionando. Una band che ha ancora tutta la testa sulle spalle con neuroni annessi, pensanti e suonanti, un messaggio che dovrebbe poter raggiungere sempre più persone per diventare movimento di cervelli e anime, corpi e spiriti. Alessandra Perna, unica rappresentante femminile della band, chitarra e voce, si è prestata per Extra! ad una conversazione alta che ci ha portati a comprendere meglio le istanze e il messaggio di questo splendido progetto, tutto italiano in italiano... per gli italiani che non lo meritano forse?
Parlaci dei Luminal e di ‘Tattica E Disciplina’.
I Luminal sono una presa di posizione. Un sistema per fermare qualcosa che è in perenne movimento, e lasciare una traccia. Tattica e disciplina è il metodo, ma è soprattutto qualcosa da raggiungere, un obiettivo, un modo d’essere. Incidentalmente siamo un gruppo rock-new wave in cui le idee vengono prima, rimangono dopo, e vibrano nella distorsione di un amplificatore durante.
Che messaggio volete mandare al vostro pubblico e come pensate che questo lo recepisca?
La vita si è sempre incaricata di stroncare nel dolore chi rinuncia a se stesso. State attenti a quello che fate.
Cosa deve fare l’artista oggi per rappresentare il mondo contemporaneo?
I compiti dell’artista sono stati sempre due: sublimare la bellezza della società nella quale vive, oppure diventarne la nemesi e raccontarne l’orrore. L’artista oggi non rappresenta più un sentimento comune. La bellezza non esiste più e l’orrore è un orrore terribile che non si può raccontare. L’artista dovrebbe avere il coraggio di distruggere il presente e annunciare tempi nuovi, nuove speranze e nuove emozioni.
Qual’è il vostro rapporto con la società contemporanea?
Non c’è nessuna società contemporanea. Non c’è una cultura contemporanea. Manca una visione collettiva del mondo. Ci sono delle crepe nel nostro presente che sono delle voragini. Noi non ci riconosciamo in questa società, nel mito dell’ignoranza, del lavoro alienante e alienato, in questo continuo negoziare al ribasso in tutti gli aspetti della vita.
Se potessi cambiare qualcosa del mondo com’è oggi, cosa cambieresti?
Serve uno slancio di utopia. Serve una rivoluzione totale. L’essere umano deve capire e prendere atto del suo fallimento. Altrimenti l’umanità deve essere spazzata via, tutta, in fretta.
L’arte appannaggio di pochi o l’arte per tutti?
L’arte è per pochi. L’arte è per pochissimi. L’arte è morte perenne. L’arte annulla il tuo ego. L’arte è una guerra dove devi combattere in prima linea. L’arte è avere qualcosa da dire e soprattutto sapere come e quando dirlo.
A cosa vi ispirate quando componete i vostri pezzi?
Alle nostre vite. A tutti I disastri che ci hanno permesso di andare avanti. Alla pazzia. Alla crudeltà e alla violenza. Alla solitudine. All’odio.
State lavorando al nuovo album, ci puoi anticipare le tematiche e la composizione?
Le tematiche sono sempre le stesse: l’uomo moderno ha messo in una teca di vetro concetti come dolore, pazzia, malattia, amore, persona, poesia, essere umano. Ma anche cultura, intelligenza, modernità, collettività, lavoro, stato. Sono concetti di cui ci si vergogna di parlare, parole che non hanno più significato, e se pronunciate sembrano retorica. Noi le vogliamo togliere dal museo del tempo e della storia e ridare loro importanza.
Il vostro ultimo singolo, ‘La Firma’ , esplora, come sempre, tematiche forti e attuali, puoi raccontarci com’è nato?
Il pittore e artista Marco Filippetti con cui abbiamo collaborato per l’artwork del primo disco stava preparando il catalogo delle sue nuove (e straordinarie) opere, ha pensato a noi e ci ha chiesto un brano da inserire nel catalogo. Avevamo questo pezzo che non era mai uscito e che le persone che ci seguono dall’inizio hanno continuato a richiedere negli anni. Siamo andati a cercare tra le registrazioni che avevamo e ce n’era una ottima, registrata dal vivo all’Init di Roma. Cristiano (Santini, già al mixer per Canzoni di tattica e disciplina) si è occupato di mixarlo, ed ora eccoci qua, con la nuova creatura da farvi battezzare.
Quali sono i goal che vorreste raggiungere come band ormai affermata sul mercato italiano?
Ho sempre immaginato di far un goal di testa alla finale dei mondiali. Uno a zero, novantesimo minuto.
Un augurio alla musica e all’arte oggi.
Nessun augurio. Un avvertimento. Lasciate perdere. La storia sta liquidando l’arte, quella che non è più funzionale al sistema. E’ una lotta all’ultima sangue con se stessi. Bisogna essere dei soldati, per essere degli artisti.
Grazie!
Grazie a te. E’ stato un piacere.
Articolo del
20/05/2010 -
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