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Serata da non mancare quella che vede il ritorno a Roma di Philip Glass, pluripremiato musicista e compositore, grazie alla sua opera da sempre improntata all’essenzialità e alla ricerca nell’ambito della musica contemporanea, del minimalismo, delle colonne sonore per il cinema e per spettacoli di danza. Il programma prevede una riproposta dei suoi “Capolavori” ed in pratica si trasforma in un viaggio fra le sue partiture più note dalle quali estrae parti significative.
Philip Glass questa sera è accompagnato da un ensemble di grande valore, guidato da Michel Reisman, che dirige la musica e che è con lui alle tastiere. Ci sono poi la splendida Lisa Bielawa, alle tastiere e alla voce, David Crowell, al sassofono, Jon Gibson e Andrew Sterman, ai fiati, e Mick Rossi, alle tastiere. Si comincia con Dance Piece n.9, un brano tratto da In The Upper Room, musica per balletto commissionata a Glass dalla Twyla Tharp Foundation. Seguono le Parti 1 e 2 dell’opera Music In Twelve Parts, un lavoro davvero geniale, un catalogo in musica di tutte le idee e le strutture ritmiche alle quali il Maestro ha lavorato dal 1965 in poi. Siamo davanti all’esemplificazione più pura delle idee di base del minimalismo, quelle del processo additivo (che prevede la ripetizione di una battuta di cinque note) e della struttura ciclica (alla battuta di cinque note segue una di sei note, anch’essa ripetuta più volte). Il movimento musicale viene assimilato a quello di ruote in continuo movimento, che rigenerano energia sempre nuova. Ecco che arriva The Grid, un brano tratto dalla colonna sonora di Koyaanisqatsi, il noto film del 1982 per la regia di Godfrey Reggio, una lunga , bella e terribile riflessione sul progresso visto come un boomerang, destinato quindi a provocare la fine di quella stessa civiltà Occidentale che lo ha messo in moto. Il titolo del film significa “Vita in tumulto” e le note del Philip Glass Ensemble riescono a trasformare in melodia, sia il ritmo che lo stress di una metropoli moderna. Dopo una breve pausa, l’orchestra di Glass torna sul palco ed esegue Music In Similar Motion, una composizione datata 1969 ma che ha ancora molto da dire, e la straordinaria Facades, un brano bellissimo e struggente che si riferisce alle “facciate” dei palazzi dell’area di Wall Street a New York. Il pezzo è stato inserito su Glassworks ed è anche la colonna sonora di Evidence, un cortometraggio di Geodfrey Reggio del 1995. La serata è in continuo crescendo ed arriva puntuale la prima citazione da Einstein On The Beach, l’opera scritta insieme da Philip Glass e da Bob Wilson. Il brano scelto si chiama Building ed è la dimostrazione di come i concetti di Armonia e di Essenzialità possano convivere in musica. Si prosegue con Atto III, tratta da The Photographer, la bellissima opera del 1983 interamente dedicata a Eadweard Muybridge, un fotografo dell’800, noto per i suoi splendidi ritratti di paesaggi del Far West. Sorprendono, su tutto, il canto di Lisa Bielawa, che contiene molti elementi mistici e trascendentali, e il suono devastante del sassofono di David Crowell, che si innesta a meraviglia con il tessuto armonico delle composizioni di Glass.
Richiamati a gran voce sulla scena, Philip Glass ed il suo Ensemble non si fanno certo attendere ed eseguono Bed, un altro brano tratto dalla partitura di Einstein On The Beach e chiudono fra gli applausi una serata indimenticabile.
Articolo del
24/05/2010 -
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