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Serata dedicata al frastuono in musica, notte fonda della melodia più comunemente intesa, inno al fragore più totale che vede all’opera due band in rapida ascesa nell’ambito del panorama del Noise Rock.
Si inizia con i Japandroids, un duo formato da Brian King alla chitarra e da Dave Prowse alla batteria, e originario di Vancouver, Canada. La band ci presenta dal vivo brani tratti da Post Nothing, il loro album d’esordio, e ci sembra davvero per un momento di trovarci di fronte ai primi White Stripes. Ben presto però ci accorgiamo che si tratta di un rock and roll moderno, freddo, tagliente ed eseguito ad alta velocità! Riconosciamo elementi di garage rock e di punk primordiale, ma li troviamo mescolati ad una spiccata tendenza noise che accentua il ricorso alla sacralità del rumore e quasi rende inutile o superflua la sezione vocale. Brani come Crazy Forever, Heart Sweats e la fantastica Young Hearts Spark Fire, eseguita proprio nel finale, dimostrano la fantastica vena live del gruppo, capace di trasformare ogni loro concerto in una esplosione di energia pura, colorata e devastante! I Japandroids sembrano destinati a dettare le linee del rock and roll del futuro, che diventa un suono aspro e vitale, ma dominato in maniera quasi parossistica dall’elettricità!
Seguono gli Health, band californiana che - dopo il successo di Chrystal Castles, formidabile singolo del 2007 - è diventata un punto di riferimento assoluto nell’ambito del Noise Rock. Gli Health sembrano aver imparato a perfezione la lezione impartita da gruppi come Liars o No Age, e approdano alla codifica di un wall of sound terribile, dalla potenza disumana, che concede solo brevi pause all’interno di un mare di dissonanze e di fragore! Se alle due chitarre elettriche distorte, maltrattate con velocità supersonica, aggiungete una batteria ed un set di tamburi, capirete come il loro suono possa rivelarsi elettrico e percussivo al tempo stesso. A poco valgono i tentativi umanizzanti determinati dall’inserimento timido della voce di Jake Duzsik, chitarrista e frontman della formazione: la sezione vocale è lontana, un’eco o poco più, quasi un ricordo, di una civiltà persa e confusa. Non è certo un caso se gli Health in passato hanno aperto i concerti dei Nine Inch Nails: infatti portano adesso alle conseguenze più estreme il discorso musicale intrapreso da Trent Reznor e soci. Il gruppo ci presenta “Get Color, il nuovo album registrato a Los Angeles, un disco che è una perfetta fusione fra noise rock ed elettronica. Le note schizzate e furenti di brani come Die Slow, In Heat, Eat Flesh e We Are Water ci ricordano che la fine del mondo non è poi così lontana, ci fanno capire come l’Uomo Occidentale civilizzato (il massiccio ricorso all’elettronica) si stia lentamente ricongiungendo al suo predecessore l’Uomo delle Caverne (il ritmo primordiale delle percussioni).
Articolo del
29/05/2010 -
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