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Dopo un anno passato on the road, il quintetto australiano fa di nuovo tappa in Italia per il Black Ice Tour iniziato a fine 2008. Una tournèe colossale che ha visitato i quattro angoli del mondo trascinandosi dietro una fila di sold out da far imbarazzare qualsiasi altra band della storia. Dopo un susseguirsi di voci che volevano il gruppo prima a Roma e poi a Torino, la band (o meglio lo staff) ha scelto Udine.
Il concerto si apre con Maurizio Solieri che presenta il suo nuovo album. Dopo di lui salgono Le Vibrazioni e qui si scatena l’inferno: bottiglie, fischi, insulti e cori; il pensiero comune era: “Ma come si fa a far suonare Le Vibrazioni prima degli AC/DC? Non erano meglio i Litfiba a questo punto?”. Unico fatto positivo è che finalmente si pensa ad artisti italiani per le aperture dei concerti. Qui però lancio un messaggio: FATELO CON CRITERIO E FATELO CON BAND EMERGENTI. A salvare la faccia ci pensa Pino Scotto, che arrivando dal pubblico sale sul palco e rende omaggio allo scomparso Ronnie J. Dio con Rock ‘n’ Roll dei Led Zeppelin. Finalmente un po’ di movimento e il pubblico si scalda.
Finalmente il gruppo milanese se ne va e i quarantasette mila diavoletti si placano, ma appena si spengono le luci e il pubblico esplode in un boato, la locomotiva si scalda e parte il filmato introduttivo del treno, col pubblico sempre più in delirio; a un tratto botti e fumo e una locomotiva gigante spacca in due il maxi schermo per posizionarsi alle spalle del palco. E qui entra lui, lo scolaretto più famoso del mondo: Angus Young, un folletto di cinquantacinque anni che introduce il riff di Rock ‘n’ Roll Train, escono i quattro rimanenti e parte il concerto con il pubblico completamente impazzito. A seguire subito un clamoroso classico come Hell Ain’t A Bad Place To Be e subito dopo la leggendaria Back In Black, scritta per salutare il primo cantante Bon Scott, che fa parte dell’omonimo album il quale è il secondo più venduto della storia. Il quintetto è in ottima forma e dopo un brevissimo saluto si passa a Big Jack, estratta da Black Ice, seguita da Dirty Deeds Done Dirt Cheap e da Shot Down In Flames. I due “front man” sono affiatatissimi e il trio ritmico alle loro spalle pompa più che mai. Cinque secondi di pausa e Angus parte con un nuovo riff; non fa in tempo a iniziarlo che lo stadio risponde subito con i cori: è l’ora di Thunderstruck! Semplicemente fantastica con il pubblico che accende fumogeni. Ci si rilassa un attimo con The Jack, dove Angus si esibisce per il consueto spogliarello . Di nuovo buio totale, un silenzio particolare e poi i rintocchi delle campane: Hell’s Bells, con Brian Johnson che si lancia sulla corda che penzola dalla grande campana, calata sopra il palco. Il concerto è fantastico, come sempre, e siamo solo a metà strada: seguono Shoot To Trill (scelta come singolo del nuovo film Iron Man 2), War Machine, dall’ultimo album, e poi la novità della tournèe, High Voltage. Parte un’indiavolata Shook Me All Night Long con i maxi schermi che mostrano le ragazze inquadrate tra il pubblico. Seguono T.N.T., con Angus a sostegno con i suoi “Ohi, ohi”, la coinvolgente Whole Lotta Rosie, con il consueto pallone di Rosie che cavalca il gigantesco treno alle loro spalle, per chiudere poi con Let There Be Rock. Immagini che rievocano la storia del gruppo australiano vengono proiettate sui maxischermi mentre Angus si sposta da una parte all’altra del palco per poi cimentarsi in quasi sette minuti consecutivi di soli, con la band dietro che tiene un pedalone impressionante, un vero muro sonoro. Angus si porta al centro dello stadio, dove una piattaforma lo innalza verso gli dei del Rock. Ci salutano ma il pubblico lo sa benissimo che stanno per tornare, e così nel buio più totale dal pavimento del palco si aprono le porte dell’inferno da dove esce il diavolo Angus che introduce la storica Highway To Hell: semplicemente fantastica. Finisce la canzone e Angus introduce subito all’inno di chiusura di tutti i concerti: For Those About To Rock, scritta apposta per gente come quella che affolla lo Stadio Friuli che si conclude con il consueto sparo di cannoni e Brian che con la maglietta della nazionale italiana saluta Udine al grido di “Forza Italia!”.
In sostanza il concerto si è svolto come quelli precedenti, o se dobbiamo dirla tutta, come quelli degli ultimi quindici anni, variando solo un po’ la scaletta, tranne la parte finale. Nonostante ciò si ha comunque l’impressione di andare a vedere sempre uno spettacolo diverso, che nonostante qualche eccesso scenografico non risulta mai pacchiano. Sicuramente uno dei concerti più importanti dell’anno augurandosi di poterli rivedere al più presto per viaggiare ancora tutti insieme sulla famosa Highway To Hell!
SETLIST:
Rock n'roll train Hell ain't a bad place to be Back in black Big Jack Dirty deeds done dirt cheap Shot down in flames Thunderstruck Black ice The Jack Hells bells Shoot to thrill War machine High voltage You shook me all night long T.N.T. Whole lotta Rosie Let there be rock
Encore:
Highway to hell For those about to rock
Articolo del
30/05/2010 -
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