|
In occasione del venticinquesimo compleanno di Radio Rock, il Circolo degli Artisti ha organizzato un evento che comprendeva l’esibizione di uno dei gruppi alternative rock italiani ora in fase di ascesa e di “espansione” soprattutto tra i più giovani. Si tratta dei Ministri, ex power trio che è riuscito ad unire le sonorità ruvide e compatte del punk rock con testi in lingua italiana che si elevano dal livello usualmente adottato dalle punk band del sottobosco italiano. Si, perché se in Italia generi di rock alternativo utilizzati per comunicare dei messaggi politici, o di alienazione della società, ormai risultano piatti, talvolta infantili, ecco che se arriva una band che propone testi che aggiungono anche solo un minimo di poeticità, mantenendo quella potenza da rock band che arriva dritta al punto, non si può che apprezzare il tutto. L’altra faccia della medaglia è (come al solito) la commercializzazione, il passaggio ad una major, i video su Mtv ecc... Ma c’è da dire che loro sicuramente si sono mossi molto bene fin’ora, mantenendosi in equilibrio costante tra “le due voragini”.
E così, intorno alle 22, quando la sala si è riempita ormai da 20 minuti buoni, entrano sul palco i quattro di Milano, tra il fomento generale. Salutano, mentre Federico Dragogna alla chitarra, assieme ad Effepunto (il quarto componente) improvvisano con dei riff incrociati. Poi, finalmente, si aprono le danze: il primo pezzo è Berlino 3, seguito da uno dei brani che mi ha fatto più male, nel senso che ha creato un agitazione tale tra il pubblico che per poco non sembrava di fare a botte. Sto parlando di Bevo, brano furbo e ironico sulla situazione in Italia tra i giovani e l’alcool. Si prosegue con Non mi conviene puntare in alto e Il mio compagno di stanza, introdotto da Dragogna che lo dedica “a chi è disoccupato da così tanto tempo da seguirci quando lo suonavamo dal vivo agli inizi”. Davide Autelitano invece usa molto bene le sue doti di frontman e la sua voce, capace di passare da toni dolci e quindi scaldare il cuore di mille ragazzine, a toni rabbiosi, in screaming, per far salire l’adrenalina a mille ragazzini ipereccitati. Michele Esposito alla batteria è impeccabile, una macchina che lavora senza mai fermarsi né sbagliare. Propongono dei pezzi inediti, che faranno parte del loro prossimo album al quale stanno lavorando. Pezzi che non sembrano convincere più di tanto: staremo a vedere. E poi ancora Il Bel Canto, Tempi bui, La casa brucia, Diritto al tetto, La piazza e il gran finale con Abituarsi alla fine. Quest’ultimo forse, il più bello di tutta l’esibizione: lo fanno durare 20 minuti in un crescendo che tocca addirittura picchi hardcore.
A loro quindi va un buon voto, perché ci sanno fare, suonano bene e divertono. Mentre il pubblico mi ha lasciato perplesso: troppo fomento, troppi finti alternativi che hanno paura di farsi male e si scandalizzano se qualcuno prova a fare stage diving. Il rock non è questo.
Articolo del
04/06/2010 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|