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Alcuni grandi eventi hanno bisogno di sedimentare prima di essere trasferiti in parole, come del buon vino che, per dare il meglio, deve riposare molto. Nonostante questa premessa cercare di descrivere un concerto di questa portata appare un’impresa impossibile correndo, allo stesso tempo, il rischio di essere mediocri e retorici.
Il grande evento si è svolto al Circolo degli Artisti che ha ospitato una della più grandi, e amate, band dell’ultimo ventennio: i Motorpsycho che si presentano in Italia per il tour di Heavy Metal Fruit. Averli visti sei volte dal vivo non fa scemare le attese, anzi aumenta le aspettative, mai deluse finora. Ma procedendo per ordine bisogna dire che il giovedì inizia alla grande con l’intervista rilasciata dalla band, ben disposta a parlare del loro ultimo “frutto”. Bent e soci, infatti, si accomodano su uno dei tavoli del giardino permettendoci di spiare il loro mondo. Poche ore dopo ci ritroviamo all’ingresso gremito, (poteva essere altrimenti?) di fans, curiosi e addetti ai lavori. Il concerto non prevede gruppi spalla e inizia con soli dieci minuti di ritardo rispetto alla tabella di marcia. Kenneth, gigante magro e mono-espressione a sinistra, Bent, occhio furbo e veloce, al centro e Snah, con capelli lunghissimi e pizzetto bicolore come un vichingo sceso dalle Highlands, a destra è la disposizione di questo formidabile trio. Bastano le poche, delicate, note di All Is Loneliness per comprendere il feeling che lega i Motorpsycho al pubblico italiano, già completamente rapito e in sintonia con la band. Pills Powers And Passionplay continua ad accarezzare i presenti come la carezza di un’amica, da cui aspettarsi solo calore, ma il muro di suono, innalzato da basso e chitarra, per la successiva The Bomb Proof Roll And Beyond riporta tutti alla dura realtà attraverso cui i nostri si sono fatti conoscere in questi venti anni. Siamo di fronte al puro magmatico sound seventies, fatto di basso da vertigine e chitarre scure e minacciose. Di colpo l’intima atmosfera sognate viene spazzata via da quello che potremmo definire un treno merci lanciato a folle velocità nella notte, che continua a sfrecciare verso l’inarrestabile giro di basso di S.T.G e Manower, sorelle indissolubilmente legate su disco e dal vivo. La prima è un mastino infernale, attaccato alle calcagna, che spicca un balzo per addentarti alla giugulare, la seconda lascia stupefatti: la sezione centrale diventa un’orgia di suoni psichedelici che vedono Snah impegnato prima sulle chitarre e poi alle tastiere, per un crescendo dinamico, votato all’equilibrio, alieno da virtuosismi, in cui i norvegesi sono maestri indiscutibili.
Intanto l’atmosfera si surriscalda, i corpi sudano, qualcuno crolla fisicamente, il coro in sala diventa un’unica voce che inneggia alla stupenda Feel, cantata a squarciagola dal pubblico che si sostituisce ad un soddisfatto Saether. Intanto so per certo che, in molti, si stanno chiedendo se, e quando, arriverà il momento di risentire le note quel brano che ti scava il midollo da dentro le ossa. I tre lo sanno e senza farsi pregare partono con l’inconfondibile arpeggio di Vortex Suffer, durante il quale in molti cedono alla vampata emozionale lasciando che le lacrime, come fossero trasposizione fisica delle note in lame, solchino il loro viso. Dopo il parossistico “about the paaaaain” urlato da Bent il silenzio che segue è cosi assordante da farci sanguinare. Starhammer batte pesante come un martello pneumatico mentre i nostri costruiscono la successiva The Other Fool sul riff di W.T.B.A., una chicca per pochi eletti dove Bent e Snah innalzano i loro strumenti in perfetta sintonia, come due spade che incoronano il giovane quanto solido Kenneth. Whole Lotta Diana è un demone senza pietà, la versione sonora di un viaggio senza fine. Gli encore sono anche meglio del resto e il terzo bis la dice lunga sulla voglia illimitata di suonare che la band ha sempre dimostrato nel nostro paese.
Due ore e venti di puro hard-rock/ metal/ progressive/ blues (fermatemi vi prego!!)? Si, e molto altro ancora! Potrei citarvi i brani uno per uno, andando a scavare sulla bellezza della sontuosa sezione ritmica, sulla fulgida eleganza del basso e dei folgoranti assoli orgasmici, concentrato di vari stili chitarristici, di Snah, ma sarebbe come afferrare dell’acqua con una mano e contarne le gocce mentre scorre via. Sono stato mediocre, prevedibile e retorico? Sicuramente, e lo rifarei passo per passo, provate voi a descrivere quella sensazione dell’anima che si proietta al di fuori del corpo rapita dall’emozione... Le quattro ovazioni al solo primo brano impongono il nostro religioso silenzio. Il concerto dell’anno senza ombra di dubbio, che nessuno provi anche solo a fiatare!!
SETLIST:
All Is Loneliness Pills Powders And Passionplay The Bomb Proof Roll And Beyond S.T.G. Manower Feel “Trapdoor” Shrug and Fistful X-3 Mad Sun Starhammer Vortex Suffer, Plan # 1 Whole Lotta Diana W.T.B.A/The Other Fool Mountain Come On In
Articolo del
09/06/2010 -
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