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La location è quella verde, estiva di Villa Ada. L’evento è la tappa romana dell’ultimo tour de Il Teatro degli Orrori all’interno del festival Roma incontra il Mondo giunto alla XVII edizione. E ad aprire la serata ci saranno i Luminal, promettente band alternative rock capitolina che unisce cantautorato punk e alienazione quotidiana. Una serata che si rivelerà furiosa, potente, ma anche poetica, culturalmente “alta” e politicamente impegnata.
Nonostante il rischio pioggia, l’affluenza all’interno del parco è stata elevata fin dalle prime ore della sera. Ad ogni modo noto che il palco è coperto in modo impeccabile per cui per i gruppi non c’è pericolo di bagnarsi o beccarsi “schicchere” indesiderate. Intorno alle 21 gran parte dei ragazzi presenti sono seduti sotto al palco e i più eccitati sono posizionati davanti alle transenne. Riconosco dei volti presenti agli altri concerti della band veneta nella capitale e riconosco anche Tommaso Mantelli, bassista del Teatro nonché frontman del suo progetto chiamato Captain Mantell, a parlare con un gruppo di ragazzi all’entrata. Mentre cerco di avvicinarmi mi chiamano due tizi abbastanza su di giri e mi fanno firmare un cartello di cartone con su scritto “Vota Capovilla”: l’idea è quella di farlo firmare a più gente possibile e poi esibirlo durante il concerto. Forse un po’ esagerata come idea, ma la dice lunga sul fascino che l’istrionico leader della band provoca verso il suo pubblico.
Intanto i Luminal hanno cominciato la loro esibizione. Luminal è il nome di un barbiturico usato contro l’epilessia per le sue proprietà ipnotiche e sedative: dal nome già ci si può fare un’idea sul dove vuole andare a parare questa band dal sound decisamente alternativo, pieno di dissonanze e riff ipnotici. Suonano per poco meno di un’ora. Linee vocali malinconiche e testi alienanti in italiano, cantautoriali, che seguono tutta la tradizione punk italiana degli anni ’80, CCCP in primis. In più Carlo Martinelli e Alessandra Perla si scambiano continuamente di ruolo dando equilibrio e raffinatezza al tutto: è la seconda volta che li vedo dal vivo e questa sicuramente è stata la conferma che la band vale veramente qualcosa.
Poi giunge il momento tanto atteso. Dopo una lunga preparazione da parte dei fonici, si spengono le luci e pian piano vediamo entrare i vari componenti: Gionata Mirai (chitarra), Nicola Manzan (chitarra), Tommaso Mantelli (basso), Francesco Valente (batteria) e, per ultimo, Pier Paolo Capovilla tra le urla e gli applausi di tutti. L’attacco di Due è spettacolare come al solito. Il riff distorto e fragoroso di chitarra viene seguito da una lunga e costante rullata di batteria, un galoppare esplosivo che quando giunge al culmine da il via al pogo sfrenato sotto al palco che non si fermerà più fino alla fine del concerto.
La scaletta rimane per lo più invariata: suonano Per nessuno, La vita è breve, È colpa mia, A sangue freddo e così via. Capovilla ha qualche difficoltà a lanciarsi sul pubblico e lo fa una sola volta, creando l’agitazione della security. La prima parte dell’esibizione è più pacata, tranquilla, tanto che mi viene da pensare che questa sera non sono in forma, ma quando sento dire da Pierpaolo “Adesso iniziamo a fare sul serio!” capisco che forse quello loro è anche un modo per risparmiare energie. Infatti la seconda parte è a dir poco infernale. Si parte con Il Terzo Mondo e Mai dire mai sulla quale Capovilla simula una fellatio con il microfono, Dio mio e Vita mia, per arrivare a E lei venne e Compagna Teresa, queste ultime tra il delirio più totale. Dentro è una lotta, un continuo cadere e rialzarsi, urlare, sfogarsi, avvicinarsi al palco e ritornare nella mischia: qualcosa di veramente stupido ma assolutamente appagante. Il tutto si conclude con L’impero delle tenebre e Die Zeit e con lo splendido violino di Nicola Manzan che crea un’atmosfera totalmente in contrasto con quella di 10 minuti prima: quasi a conferma di questo, il barbuto conosciuto anche con il nome di Bologna Violenta, conclude il suo momento guardando il pubblico con occhio complice e facendo le corna da vero metallaro.
Come tutte le volte posso ritenermi soddisfatto di una band come questa, indubbiamente “alla moda” in questo momento, ma che ancora mantiene la giusta dose di serietà e sperimentalismo. Vale la pena fare anche una critica positiva alla location. Di tutti i loro concerti a cui ho assistito, infatti, questo sicuramente è stato quello con il migliore assetto acustico: per la prima volta la voce di Capovilla si sentiva anche vicino alle transenne.
Articolo del
23/06/2010 -
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