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Lo scorso 26 giugno l’Auditorium Parco della Musica ha riaperto i battenti della rassegna estiva Luglio suona bene 2010 partendo da Bristol (UK) grazie alla partecipazione di Tricky, uno dei personaggi musicali più significativi di questi ultimi 15 anni. Dobbiamo dire che, con una temperatura atmosferica ancora bramosa di camuffarsi in autunno, la formula proposta non poteva essere delle migliori: un’oscura miscela a base di musica elettronica, house inglese, dub, psichedelia ed hip hop. Ovvero semplicemente Trip Pop. Mr Adrian Thaws (il suo vero nome) è stato assieme ai Massive Attack ed ai Portishead uno dei maggiori artefici di questo genere musicale nato agli albori degli anni Novanta e che, complice anche una certa staticità creativa, suona ancora oggi moderno mantenendo un sapore fortemente alternative come testimoniava il look dei trendissimi fans romani (per la verità non moltissimi) accorsi ad applaudirlo.
La pioggia ha ritardato un po’ l’inizio del concerto e solo alla 22 circa, sulle note del brano Lost And Lookin’ di Sam Cooke (uno dei padri della musica Soul), la band fa il suo ingresso sul palco. L’assetto è prettamente rock: Francesca Belmont alla voce, Tristan Cassel-Delavois alla chitarra, Gareth Bowen alle tastiere, Julia Ruzicka al basso e Paul White alla batteria. Il set si apre sulle note di You Don’t Wanna, brano tratto dall’album Blowback, riproposto in una versione strumentale tiratissima e dal sapore molto dark con gli arrangiamenti di synth che emulano quelli di Sweet Dreams degli Eurythmics. A circa metà pezzo, avvolto da una nube di fumo di matrice incerta, Tricky fa il suo ingresso sul palco ed è accolto da un’autentica ovazione. Per tutta la prima canzone sta letteralmente di spalle, fumando uno spinello, ballando e scuotendo ritmicamente la caratteristica treccia nera. L’ex Knowle West Boy esordisce, poi, con una intensa versione di Past Mistake molto vicina alle atmosfere del brano precedente, con un giro di accordi che ricorda moltissimo A Night Like This dei Cure. Per chi ha imparato a conoscerlo durante tutti questi anni, sa bene che non è il classico interprete dei propri brani, ma un folletto famoso per il suo stile vocale sospeso tra cantato e parlato chiamato sprechgesang e per il suo sound cupo. Sul palco si concede lunghe pause riflessive, lasciando ampio spazio alla voce sensuale della Belmont. Un inizio live di grande impatto emotivo lascia, subito dopo, spazio a una fase di studio, con il cantante che sembra soffrire non poco una struttura poco adatta al “rock” come quella della Cavea dell’Auditorium, con il pubblico seduto e distante e non, invece, in piedi a ballare. Allora si cambia drasticamente registro con la cover del brano Ace Of Spades dei Motorhead che segna l’inizio del concerto vero e proprio. Con un colpo di geniale incoscienza, Tricky invita il pubblico a salire e ballare sul palco e, per una volta, una Cavea in delirio si trasforma nell’Hacienda di Manchester. Nonostante la preoccupazione del servizio di sicurezza nessuno ha intenzione di rovinare la serata, e tutti scendono ordinatamente alla fine del pezzo per posizionarsi in piedi sotto al palco pronti a dare inizio alla vera liturgia rock. A dispetto di chi lo considerava chiuso e scorbutico, il nostro eroe appare rilassato (e di questo, visto le canne che si sta tracannando una dopo l’altra, non abbiamo dubbi) e ben disposto verso di noi: ci abbraccia, ci stringe le mani, canta, rappa per poi tornare verso la sua band e (con una gestualità a dire il vero un po’ goffa) guidare l’esecuzione dei brani alla stregua di uno strampalato direttore d’orchestra.
Il concerto prosegue ora sui binari che tutti avevano sperato e vengono proposti i pezzi che lo hanno reso celebre in tutto il mondo come Black Steel, Overcome, Pumpkin e Girl (quest’ultima dal sapore molto rockeggiante). Non mancano i brani tratti dalla sua ultima fatica Knowle West Boy del 2008 come Veronica, Puppy Toy e Council Estate. Tricky lascia ampio spazio alla sua band (soprattutto alla lead vocalist) mentre lui gioca a fare il gimmorrison agitandosi, ballando ed assumendo pose da consumata rockstar. Sparisce, torna sul palco, avvicinandosi alla folla e regalando quello che sta fumando fino a quando, intorno al novantesimo minuto, un certo languorino sembra aver preso il sopravvento alla disperazione del ghetto. A questo punto Tricky il cacciatore si getta alla ricerca della groupie sacrificale puntando lo sguardo, mimando il gesto di voler offrire da bere e ritornando verso il manager per indicare le preferite da contattare. Le bellezze del paese dei Totti contraccambiano garbate con timidi sorrisi ma sembrano tirarsi indietro di fronte alle sue esplicite avances. D’altronde ci troviamo in un paese intriso di perbenismo John Paul style, lontani anni luce dall’era Pam De Barres, dove chi va controcorrente rischia di essere bannato per sempre dal proprio branco.
Si arriva, quindi ai bis, con l’esecuzione di You Don’t Wanna, stavolta nella versione cantata per concludere con un’ipnotica ed infinita versione di Vent il cui ossessivo giro di basso è il tappeto sonoro per le implorazioni vocali di un Tricky che, in pseudo trance sciamanica, prima tenta il tutto per tutto toccando e lasciandosi toccare, per poi terminare un intensissimo concerto in ginocchio davanti al suo pubblico, con il microfono che punta dritto al cuore, a ringraziare Dio come un giocatore della Selecao dopo circa quindici canzoni ed otto canne!
(La foto di Tricky a Roma è di Eugenio Vicedomini)
Articolo del
07/07/2010 -
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