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Festeggiano 20 anni e tornano in Italia, dopo la loro recente reunion, The Cranberries, al comando sempre Dolores O'Riordan e la sua inesauribile energia.
Siamo a Roma all'Ippodromo delle Capannelle, il pubblico riempie par terre e spalti, in una calda serata romana. I Cranberries salgono sul palco puntuali e, all'entrata sulla scena di Dolores, il pubblico impazzisce totalmente con urla e poster con foto e scritte dedicate a una delle figure più interessanti della musica degli anni '90. Il set della band inizia con Analyse da Wake Up & Smell The Coffee, ma è una delle poche dei loro ultimi lavori che porteranno sul palco stasera. Infatti dopo Animal Instinct parte Linger uno degli storici pezzi che ha consacrato la band dal loro primo album Everybody Else Is Doing It, So Why Can't We? e riportata anche in No Need To Argue in una versione live molto simile a quella che abbiamo potuto ascoltare stasera. Linger insieme ad altre canzoni, tratte dai loro primi tre album, costituisce uno dei capolavori di punta di tutta la loro carriera. Dolores, nel suo vestitino di paillette dorate e le ali swarowsky dietro la schiena, continua il suo set con altri pezzi tratti da Bury The Hatchet come Just My Imagination e Desperate Andy con un inframmezzo della bellissima When You're Gone. È chiaro che i Cranberries hanno compreso che i loro primi tre album sono quelli che il pubblico continua ad amare di più rispetto alle loro ultime produzioni e, quindi, sulla scia dei grandi successi arrivano I Can't Be With You, la commovente e antica Ode To My Family e la liberatoria Free To Decide. Momenti della giovinezza della O'Riordan e della band, quando c'era ancora l'IRA che in Irlanda combatteva per la libertà dal controllo inglese, quando ancora si sentiva parlare di bombe e attentati nel Nord di quest'isola che è stata dilaniata per anni da lotte intestine e che, tutt'oggi, nonostante i risultati raggiunti, ancora non gode di una stabilità concreta. Non ci stupisce, quindi, subito dopo Salvation, che la set list prosegua con due bellissimi pezzi quali Ridicolous Thoughts e la storica e idolatrata Zombie, che va a chiudere il concerto vero e proprio tra l'eccitazione generale.
La O'Riordan dimostra come sempre una grande capacità di dialogo con il pubblico, racconta se stessa, la sua band con il batterista con “mezzo cuore irlandese e mezzo cuore italiano”, fa i complimenti agli italiani perchè sanno cantare bene, “come Bocelli!” dice lei, ed effettivamente tutta la folla accorsa stasera non sta assolutamente risparmiando l'ugola su tutti questi pezzi che risalgono, per molti di noi, alla pre-adolescenza, quando ancora giocavamo nel parchetto sotto casa e pochi sapevano che cosa volesse dire la violenza o la prevaricazione o la guerra e i Cranberries erano un'icona di queste realtà in un'isola del mondo molto lontana, magica e sconosciuta ai più. Dolores riesce, come sempre, ad ipnotizzare tutti con la sua voce, le sue urla e i suoi trilli, con quelle note al limite dello stonato nasale, che stonato non è mai; impressiona che dopo tutti questi anni le sia rimasto ancora così tanto da dare al pubblico, con i suoi movimenti rettiliani, scattosi, che sono rimasti impressi nella memoria di molti in quegli anni '90, quando saliva sui palchi molto più carica di trucco nero intorno agli occhi, mille orecchini e la sua figura efebica, che continua a rimanere tale. Un piccolo folletto irlandese impazzito che saltella e canta e, finalmente libera dai riflussi giovanili, che però ci piacevano tanto, si diverte nel farlo e non ha più rabbia dentro di sé.
I Cranberries ci concedono ancora 5 encore di cui la nota di merito va alla scelta della splendida Empty che entra subito dopo la triste Shattered; molti, è chiaro, che non ricordano benissimo Empty, ma credo che sia veramente uno dei pezzi più intimi che i Cranberries hanno portato al loro pubblico e che va a chiudere un momento di raccoglimento per tutti. Dolores fa anche la sua cover di The Journey in chiusura, una delle tre cover di stasera del suo progetto solista, che sono state Ordinary Day in apertura e Switch Off The Moment a metà set. Dopo quest'ultimo momento ci si chiedeva come potesse chiudere, sicuramente con qualcosa tratto da No Need To Argue, che ha quasi riproposto integralmente stasera, oppure da Everybody Else Is Doing It, So Why Can't We?, ci si chiede se sceglierà qualcosa di originale; sicuramente qualcosa di allegro perché, alla fine del concerto, ci si rende conto che Dolores, a parte un paio di momenti di raccoglimento, ha scelto un set piuttosto solare, che desse energia e speranza al suo pubblico, e, infatti, ha voluto proprio chiudere con la speranza espressa in uno dei suoi pezzi più inflazionati Dreams. E con questo augurio i Cranberries salutano il pubblico romano e il concerto finisce.
Tirando le somme di questa serata è chiaro che i Cranberries continuano a vivere e vivranno anche in futuro delle loro prime produzioni che hanno riproposto lungo tutto il concerto, a parte qualche piccolo sguardo a quelle più recenti, che consta di tre canzoni della band e i tre pezzi della O'Riordan. Quindi possiamo dire a pieno titolo che i Cranberries sono quello che erano e che, se qualcosa bisogna aspettarsi dal loro prossimo album, è forse una visione in retrospettiva alle composizioni del passato, o almeno ce lo auguriamo, se proprio una reunion ci deve essere almeno che porti buoni frutti nel futuro rispetto all'esperienza del passato.
Articolo del
08/07/2010 -
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