(foto di Noemi Baldi)
“Riuniamo qui su questo palco due musicisti che negli scorsi giorni, sugli articoli di presentazione a questo concerto pubblicati dai giornali, sono stati definiti due poeti del jazz”.
E’ Luciano Linzi, direttore della Casa Del Jazz di Roma, ad aprire con queste parole la serata dello scorso 18 luglio 2022.
Sul palco due leggende internazionali del jazz: Enrico Rava (tromba, flicorno) e Fred Hersch (piano). Nonostante le longeve carriere di Rava ed Hersch abbiano a distanza intessuto un legame di stima reciproco per lungo tempo, il momento del loro incontro fisico è avvenuto solo l’anno scorso in occasione di una collaborazione discografica, dal titolo di “The Song Is You”, che vedrà la luce in formato fisico il prossimo 9 settembre per la prestigiosa etichetta discografica ECM Records.
In duo entrambi avevano già suonato qualche mese fa all’Auditorium Parco Della Musica per uno splendido concerto, ma volendo riproporli nel cartellone estivo di Villa Osio, “Summertime 2022”, si è ben pensato di accompagnarli agli altri musicisti eccezionali che compongono il trio di Fred Hersch, ovvero Drew Gress (contrabbasso) e Joey Baron (batteria). Il concerto inizia proprio con quest’ultima formazione per poi vedere il subentro di Rava, preceduto da alcune parole di Hersch, ove emergono emozionanti fraseggi di un sodalizio artistico e d’amicizia assai profondo. “Bene, adesso dovremmo scoprire cosa suonare, perché è bello trovarsi così ma poi, cosa si suona?” dice scherzosamente Enrico non appena preso posto sullo sgabello riservatogli al centro del palco.
Che sia in quartetto, o come sarà poco dopo in un meraviglioso discorso piano e tromba, c’è solo che da rimanere ad occhi chiusi ed ascoltare, mentre si alterna una scaletta composta da brani di Hersch e Rava, così come da alcuni dei loro favoriti (in particolare è d’obbligo citare “Retrato em Branco e Preto” di Tom Jobim, 1981, pezzo tra i preferiti da Enrico). E’ difficile esprimere con efficacia ciò che questa musica, suonata da chi ha passato la vita lasciando note e poesia in giro per il mondo, riesce a creare nella mente dell’ascoltatore attraverso poche battute sul pentagramma.
Un potere catartico che va oltre il mero piacere e diviene preziosa memoria di ciò che il jazz è stato e di ciò che ne rimarrà.
Articolo del
20/07/2022 -
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