(le foto di Roberto Signorini)
Stasera il palco di AstiMusica è tutto dedicato la scena RAP con due artisti che dall’underground stanno percorrendo la scala della notorietà.
Headliner della serata Medy, classe 2001, nome d’arte di Mehdi El-Marbouh, giovane rapper di origini marocchine che nasce e cresce San Donato, un quartiere della periferia di Bologna.
Prima di lui, Neza, il giovanissimo rapper - classe 2004- italo algerino con tanti sogni che però non avrebbe mai pensato di fare musica nella sua vita. Arriva dal cuore della Lombardia, nasce e cresce a Legnano ma fin da piccolo ascolta tantissima musica italiana, francese e araba – non solo rap - che plasmano la sua visione e il suo stile. Aspettative e Vegeta sono i singoli che il rapper ha all’attivo in collaborazione con Medy.
C’è molta attesa per gli amanti del genere in quanto il nome di Medy circola già da qualche anno nell’ambiente hip hop e dal 2022 la sua carriera ha avuto un’ascesa repentina, che potrebbe proprio quest’anno lanciarlo al grande pubblico della scena RAP.
L’attesa però è lunghissima, esagerata forse, prima che i due rapper salgano sul palco, e i tanti fan in prima fila finiscono un po’ per spazientirsi, soddisfatti a metà del lungo (e un po’monotono) Djset e di una crew di ballerini sul palco, che però appaiono disordinati e improvvisati.
Non del tutto convincenti anche le performance live di alcuni componenti della crew, si ha la sensazione che stiano li a presentare le loro canzoni ad un pubblico che non li segue, rimane in attesa degli artisti principali.
Diverso è quando sale sul palco l’emergente Baby Sil (su Spotify la trovate come Silnyya), che grazie al suo sound ruvido riesce a presentarsi con un stile già abbastanza definito. Canta il suo nuovo singolo Juicy, interagendo molto bene con il pubblico, scendendo nel parterre a fare foto con i fan che la applaudono.
Neza sale sul palco alle 22.30 e fa un set brevissimo, meno di 20 minuti, durante i quali presenta le sue tracce principali, fra cui Trafficante e Problemas.
Anche se acclamatissimo, anche se il pubblico rappa insieme a lui, Neza appare un poco acerbo e non totalmente a suo agio. Un po’ impacciato, non toglie mai gli occhiali scuri dal viso, nemmeno per salutare i fan in adorazione.
Un set troppo breve se lo si paragona alla lunga attesa, e l’auto tune al massimo non rende chiaro quanto il giovane rapper sappia giocare le sue carte dal vivo.
Scende dal palco e comincia di nuovo una lunga attesa, Medy mette piede sul palco che ormai sono le 23:15.
Medy o Medy Cartier, come il suo account Instagram che conta oltre 250 mila follower, il rapper italo - marocchino (un mix abbastanza nuovo nella scena e per questo interessante) ha un aspetto da bravo ragazzo ma ha sulle spalle un passato difficile, la microminalità, il carcere, la comunità, forse davvero troppo per un giovane artista di talento.
Passato di cui non va fiero e nemmeno ostenta per ottenere consensi o credibilità, (come molti, nella scena rap, farebbero) ma che certamente lo ha forgiato ed è servito da iniziazione per redimersi attraverso la musica.
Dopo il primo successo con Chiamare, dal 2021 iniziano i suoi primi featuring di spessore, tra cui Malasuerte, che lo proietta a collaborazioni più importanti come quelle con Anna in Ma Jolie per arrivare alla pubblicazione nel 2023 del suo primo EP, Nove chiamate e il singolo Arai che è già un successo.
La particolarità di Medy sono i testi, sempre molto curati e personali, raccontano il suo vissuto, si addentrano nelle emozioni, nel rapporto con la madre a cui tiene tantissimo, anche una sorta di rielaborazione in musica del suo passato difficile e la terribile esperienza del carcere.
Musicalmente si ispira al rap francese, come ha dichiarato in una recente intervista a Billboard:
“Il mio idolo è Maes, un artista francese che mi piace veramente tanto per come si esprime sia nei suoi testi più crudi, sia in quelli più profondi.”
Il parterre di Asti Musica lo accoglie festosamente, è pieno di screaming fan, impazziscono, lanciano i loro cellulari sul palco solo perché Medy li raccolga e registri per loro un breve video ricordo.
Medy non si scompone, sembra molto sicuro di sé, ha una buona comunicazione con il pubblico, interagisce, racconta di sé, alterna momenti di rap arrabbiato, consapevole, duro, a sessioni più emozionanti e intime, come quando fa una dedica a tutte le mamme che hanno portato i figli al concerto.
Si sposta con movimenti lenti e secchi e sul palco, raccontandosi attraverso i suoi pezzi più famosi con uno stile consapevole ma lineare e semplice, che parte dall’abbigliamento sportivo ma senza esagerazioni, al suo modo di spronare il pubblico che non sfocia mai in una forzatura.
Un rapper gentile che sa il fatto suo, oserei definirlo, maturo al punto giusto perché la sua musica sia veicolata al grande pubblico.
Un live che il pubblico adora dall’inizio alla fine, ma da un punto di vista più oggettivo, bisogna dirlo, con la speranza, un giorno, di ascoltare Medy in un vero live.
Quelli in cui i rapper sputano fuori le rime come se non ci fosse un domani, tenendosi il microfono incollato alla bocca, quelli in cui le emozioni escono lacerando il volto, quelli dove fanno da padrone solo la voce e le barre e si lascia perdere l’autotune.