Per motivi geografici e cronologici molti di noi non hanno mai potuto assistere a un’esibizione di Jimi Hendrix. Ad oggi, c’è chi gli parla attraverso strade differenti (vedi Red Ronnie) e chi consacra ogni giorno la sua breve presenza sulla terra acquistando dischi o gadget, frutti del più genuino marketing moderno. Qualunque sia il canale che ognuno di noi ha di comunicare con Jimi, sappiamo per certo che la sua vibrante eredità artistica è presente in molti musicisti che lo hanno scelto come “insegnante da remoto”, per dirla con un termine attuale.
Uno di questi è Goumar Almoctar, in arte Bombino, il più famoso degli artisti Tuareg che domenica scorsa ha riportato in vita Jimi nell'ultima serata del fantastico Romaeuropa Festival, organizzato da Fondazione Musica per Roma. Il desert bluesman nordafricano ha estasiato il pubblico con un’ora e mezza di virtuosismi e danze, elevati all’infinito dai grammy nominated Corey Wilhelm (batteria) e Youba Dia (basso).
Bombino ha condiviso alcuni brani tratti dal nuovo capitolo della sua carriera: Sahel, il settimo album in studio che prende il nome dalla sua terra d’origine, una regione che ha dovuto abbandonare due volte a causa dei numerosi conflitti. Per Bombino, Sahel non è solo un luogo sulla mappa, è la sua Heimat, un posto con il quale è profondamente legato. Mentre ci racconta le sue vicende da Imuhar (“uomo libero” in Tamasheq), si trasforma in una presenza quasi liquida entrando in contatto profondo con la vera essenza della sua arte e i ritmi tribali della sua Africa.
La sua timida voce ringrazia più volte l’Italia e ricorda la prima apparizione sui nostri palchi, avvenuta nel 2013. Un anniversario importante, quindi, reso possibile da tutte le persone che lavorano con lui costantemente e chi hanno creduto nel suo talento. Ricordiamo quanto sia difficile emergere per i musicisti che parlano una lingua diversa da quelle attualmente più influenti nel sistema geopolitico.
Come lui stesso ha affermato più volte, la missione dei musicisti, e degli artisti in generale, è quella di contribuire ai cambiamenti, raccontando storie che, nel suo caso, accadono in luoghi poco battuti dai media. Bombino non vuole trasmettere ai suoi ascoltatori solo gli eventi negativi della sua terra, vuole raccontare soprattutto il grande senso di ospitalità del popolo Tuareg. Vuole compiere la sua missione tramite la musica, un elemento che ha sempre unito tutti i popoli, anche il suo, un momento di pace in cui donne e uomini possono sentirsi finalmente liberi.
Articolo del
24/11/2023 -
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