Venticinque anni fa ci lasciava Fabrizio De Andrè, un vero punto di riferimento per tanti di noi che amano la canzone d'autore. Il vuoto in questi anni è stato colmato dalle sue canzoni, opere immortali scritte con colleghi di uguale grandezza. Se c'è una persona che più di qualunque altra può omaggiare il suo repertorio è sicuramente il figlio Cristiano, che si è avvicinato a questa materia così importante e delicata sempre con la massima attenzione e il dovuto rispetto. Quattro dischi sono usciti dove rilegge il canzoniere di Faber e oggi finalmente è ritornato in tour, scegliendo il meglio da quei progetti.
La data marchigiana si è svolta all'Arena Gigli di Porto Recanati, che ha accolto il cantautore con grandissimo affetto.L'apertura del concerto è affidata a due canzoni genovesi "Megu Megun" e "A cimma" scritte con Ivano Fossati per il disco "Le nuvole" del 1990.Poi il saluto di Cristiano al pubblico ci fa subito capire che è in ottima forma.Racconta il suo rapporto con il padre, aneddoti interessanti e riflette sulla potenza e l'attualità di alcune canzoni.Si prosegue con una bella versione di "Ho visto nina volare", " Don Raffae'", "Smisurata preghiera".
In una data significativa come quella del due agosto, i versi dedicati alla strage di Bologna in "Se ti tagliassero a pezzetti" diventano ancora più intensi ("T'ho incrociata alla stazione che inseguivi il tuo profumo, presa in trappola da un tailleur grigio fumo, i giornali in una mano e nell'altra il tuo destino, camminavi fianco a fianco al tuo assassino") e rivestiti di un rock tagliente.
"Storia di un impiegato" per chi scrive è uno dei dischi migliori e fa piacere che vengono ripescate ben tre canzoni: la struggente "Verranno a chiederti del nostro amore", la stupenda "Canzone del padre" e l'inno politico "Nella mia ora di libertà".
Ovviamente non mancano i classici da "Bocca di rosa" a "La canzone di Marinella", senza tralasciare "Volta la carta", "Amico fragile", ma anche "Disamistade", "La collina", "Il testamento di Tito", un Medley acustico formato da "Andrea ", "La cattiva strada" e "Un giudice ".Il blues di "Quello che non ho" e la sempre magica "Fiume Sand Creek" chiudono momentaneamente lo spettacolo che è stato costruito con eleganza, sia nelle sonorità, che nei giochi di luce che illuminano il palco.
Ma c'è ancora tempo per "Creuza de ma", una versione quasi punk de "Il pescatore" e la dolcezza finale con "La canzone dell'amore perduto".Cristiano oltre ad avere una voce calda, profonda, con interessanti sfumature è un musicista sopraffino che passa dalle varie chitarre al violino, dal pianoforte al bouzouki con una naturalezza e una classe fuori dal comune. Lo accompagnano anche degli splendidi compagni di viaggio come Osvaldo Di Dio alle chitarre che mostra una pulizia sonora con dei virtuosismi sempre misurati ed efficaci, Luciano Luisi è il consueto mago delle tastiere, Davide Pezzin (basso e contrabbasso) e Ivano Zanotti (batteria e percussioni) sono una sezione ritmica solida e variegata.
Per due ore e mezza Cristiano De Andrè ci ha preso per mano e ci ha portato tra gli ultimi, tra i diseredati, ci ha cantato di ingiustizie, di guerra (con uno pensiero alla striscia di Gaza), di ribellione verso un potere sempre più corrotto e opprimente. Dall'alto Faber non può che applaudire , sorridere, accendendosi una nuova sigaretta, noi possiamo solamente dire grazie a Cristiano per le emozioni e ribadire che nonostante tutto : "È stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati".
Scaletta Megu Megun A cimma Ho visto nina volare Don Raffae' Se ti tagliassero a pezzetti Smisurata preghiera Verranno a chiederti del nostro amore La canzone del padre Nella mia ora di libertà Bocca di rosa Amico fragile La canzone di Marinella Disamistade Medley (Andrea, la cattiva strada, un giudice) Il testamento di Tito La collina Volta la carta Quello che non ho Fiume Sand Creek Creuza de ma Il pescatore La canzone dell'amore perduto
Articolo del
05/08/2024 -
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