Una delle principali storie dell’anno che va a concludersi è stato l’improvviso riaccendersi dell’interesse verso Bob Dylan e tutto ciò che è – in qualche modo – “dylaniano”. Dylan in fondo non se n’è mai andato; a parte quel (lontano) periodo a cavallo tra la fine dei Sixties e l’alba dei Seventies in cui scelse di ritirarsi dal mondo per condurre una vita da padre di famiglia – e in cui cantava liriche come “Marry me a wife, catch rainbow trout / Have a bunch of kids who call me "Pa” / That must be what it's all about” – in oltre quarant’anni di onoratissima carriera ha regolarmente pubblicato una media di un album all’anno, “Bootleg Series” comprese, ed è stato frequentemente “on the road” con il suo “Never Ending Tour”. Eppure Bob Dylan è un’icona degli anni Sessanta. E’ stato tra gli inventori del rock nel mitico periodo della trilogia di album “Bringing It All Back Home”, “Highway 61 Revisited” e "Blonde On Blonde”, ha modernizzato la folk-music, ha dato vita alla canzone moderna, ha creato alcune tra le liriche più grandiose di sempre, tanto da essere pubblicate su innumerevoli antologie poetiche scolastiche e non. Ha realizzato tanto, ma le sue più rimarchevoli imprese risalgono pur sempre ad oltre quarant’anni fa. E allora perché tanto interesse, oggi, 2005, per Bob Dylan?
Dylan è stato ovunque nel 2005. Ovunque si volgesse lo sguardo, c’era qualcosa che ce lo richiamava. I nuovi cantautori della cosiddetta ondata del “new folk” (o “weird folk”, come li chiama qualcuno) ne hanno costantemente citato la fondamentale influenza e coverizzato le canzoni. La lista è lunghissima: da Conor Oberst dei Bright Eyes (che molti oggi definiscono molto a torto “il nuovo Dylan”), a Devendra Banhart passando per Willy Mason e Laura Veirs, nessuno di loro ne può prescindere. Sono stati ristampati il 1° album (quello del ’62) e “The Times They Are A-Changin’” (del ’64), gli unici degli anni ’60 che mancavano all’appello dei rimasterizzati. E’ uscito lo strepitoso film/DVD documentario di Martin Scorsese “No Direction Home” (accompagnato dall’omonimo ultimo capitolo delle “Bootleg Series”) che copre il periodo ’61-’66 con l’ausilio di documenti d’archivio ed interviste inedite, e che si avvia a diventare una delle pellicole “fondamentali” della storia del rock. Sono stati pubblicati almeno tre libri basilari su Dylan: la storia di “Like A Rolling Stone”, forse la più importante canzone rock di tutti i tempi, dell'autorevole critico Greil Marcus, la “Rough Guide”, una sorta di documentato Bignami di Nigel Williamson, e la raccolta completa delle “Lyrics” dell’artista del Minnesota; inoltre la sua autobiografia “Chronicles Vol.1” – altra lettura da fare adesso e subito – è stata stampata su paperback e tradotta in italiano, Dylan stesso ha reso disponibile il "The Bob Dylan Scrapbook: 1956-1966", raccolta fotografica e di oggetti d’epoca che in Italia ha trovato casa presso Feltrinelli, ed è stato rimesso in circolazione il “Diario del Rolling Thunder Tour” del ’74 scritto dal commediografo Sam Shepard. E’ stato ripubblicato un altro film/CD, il concerto benefico per il Bangladesh organizzato nel ’71 da George Harrison a cui presero parte svariate megastar dell’epoca, ma in cui il vero momento topico è quello in cui entra in scena Dylan, con una incredibile performance in cui mette tutti al tappeto. I più importanti magazine musicali dell’universo, Mojo e Uncut, hanno dedicato a Dylan numeri monografici altamente celebrativi; oltre naturalmente al numero degli NME Originals (contenente gli articoli originali d’epoca del New Musical Express) dedicato a “Bob Dylan & The Folk Rock Boom 1964 – 1974”. C’è stato un ennesimo passaggio del “Never Ending Tour” per l’Italia, con due concerti il 10 novembre a Bologna e l’11 a Milano che – giurano i fortunati presenti – stavolta sono stati meravigliosi. E a Broadway c’è stata la prima del musical di Twyla Tharp “The Times Are A-Changing” con canzoni ovviamente di Dylan. Nel 2005 Dylan ha anche deciso di diventare – per lo stupore e, forse, anche, la delizia dei suoi ammiratori – speaker radiofonico, dato che dal marzo 2006 avrà una sua trasmissione sulle frequenze di XM Radio, un'emittente satellitare americana.
Anche quando Dylan non c’era, se n’è parlato, si è dissezionata la sua opera, se n’è coverizzata la produzione. Ma soprattutto, nel 2005 è aumentato in modo esponenziale il suo status all’interno della più vasta Storia della Musica Rock. Ricordo che quando cominciai a seguirne le vicende, si parlava dei Beatles e dei Rolling Stones come i Grandi Padri nobili del genere. “Sgt. Pepper’s” era considerato, tra gli album, il Sacro (irraggiungibile) Graal. “Satisfaction” la canzone numero uno. Poi le cose iniziarono a cambiare. Nelle polls dei critici iniziarono a comparire, come “top all- time albums”, “What’s Going On” di Marvin Gaye e “Pet Sounds” dei Beach Boys”. Qualcuno iniziò ad avanzare dubbi su “Satisfaction” e a preferirle “Anarchy In The UK” e “Smells Like Teen Spirit” in omaggio ai nuovi tempi post-punk. Dylan era sempre lì in agguato, in terza-quarta posizione con i suoi album/singoli, ma mai più su. Oggi pare che nessuno abbia più dubbi. Dylan è stato il più grande di tutti, con i Beatles ed Elvis parecchie spanne più sotto e gli Stones assai calati nella comune percezione; “Like A Rolling Stone” è il miglior singolo di tutti i tempi – anche perché inventò la canzone moderna come la concepiamo oggi – ed è un vero peccato che “Blonde On Blonde” sia stato pubblicato in versione doppio album senza editing di alcun tipo, altrimenti anche per il titolo di best rock album di tutti i tempi non ci sarebbe più contesa.
Il 24 maggio 2006 Super Bob compirà 65 anni. Auguri e ancora lunga vita all’ultimo gigante culturale – e non solo musicale - dei nostri tempi. Auspico che il 2006 possa portare un nuovo album di materiale inedito, ma se ciò non dovesse accadere, so già – per certo, fin d’ora – che l’unico grande Bob Dylan troverà comunque il modo di far sentire la sua immanente, indispensabile presenza. E comunque, prima o poi una versione integral-definitiva dei “Basement Tapes” bisognerà pur pubblicarla. O no?
Articolo del
29/12/2005 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|